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Tecnologia
Il laboratorio dell'auto del futuro? È in Silicon Valley

Non è una novità che le auto siano computer su ruote e che viaggino spedite verso un’intelligenza artificiale di bordo. In grado di guidare o parcheggiare in autonomia, o anche di comprendere al volo le esigenze (e i capricci) di chi siede al volante. Ecco perché i grandi produttori continuano ad aprire costole dei loro centri di ricerca e sviluppo dove nasce la magia dell’hi-tech: in Silicon Valley, nei dintorni della nebbia di San Francisco, a due passi da colossi come Google e affini. Dove è più facile cementare alleanze o, più semplicemente, trovare e reclutare personale con il background giusto senza sobbarcarsi i costi di trasferirli chissà dove. O gli incentivi per convincerli a farlo. 

Come Bmw, Nissan, Audi, Toyota, Mercedes-Benz e altre, ecco ora Ford aggiungersi all’appello. L’Ovale Blu ha appena inaugurato un laboratorio a Palo Alto, patria già di Facebook, dando l’impressione di non volersi limitare a una presenza formale, a colmare una mancanza, ma di mettere la freccia e tentare uno scatto in avanti. Negli uffici lavoreranno ben 125 persone, truppa ben nutrita e agguerrita, ben più di molte altre.

A guidarle sarà Dragos Maciuca, nome belligerante, non proprio l’ultimo arrivato: studi in ingegneria meccanica nella vicina Berkeley, esperienze nell’elettronica di consumo e nell’aerospazio oltre che, ovvio, nell’automotive. Soprattutto, un dettaglio che spunta dal curriculum: fa le valigie da Cupertino, dalla Apple, lasciata per approdare sotto l’ala di Ford. Di solito si sgomita per unirsi alla corte di Tim Cook, qui c’è l’intrigo della sfida, del viaggio in controtendenza.  

Dichiarazioni d’intenti entusiastiche e frasi di circostanza a parte, l’Ovale ha svelato di cosa dovrà occuparsi questo laboratorio di futuro. Di auto a guida autonoma, innanzitutto. Priorità condivisa da molti rivali come, da ultimo, il Ces di Las Vegas ha mostrato e dimostrato. Ford ha il suo prototipo in cantiere: la Fusion Hybrid. Il focus è sulle traiettorie, sugli algoritmi che dovranno prevedere i movimenti della macchina affinché siano ottimali per se stessa e per il contesto in cui andrà a muoversi. Credibile e vero, molto si simula in un ambiente di realtà virtuale basato su motori grafici analoghi a quelli dei videogame (foto sotto). Niente di clamoroso: chi mai ha fatto una partita a Forza Horizon, Gran Turismo ed epigoni, sa che livelli di fedeltà possano raggiungere. Passo successivo, com’è ovvio, i test su strada.

Ford

Ancora più futuristico e suggestivo è il capitolo della mobilità remota: telecamere di bordo e streaming video ad altissima velocità garantita da connessioni in 4G, daranno modo ai ricercatori di Palo Alto di guidare a distanza alcuni veicoli elettrici nel campus del Georgia Institute of Technology. Ad Atlanta, quasi sulla costa opposta degli Stati Uniti. Se Google Maps non si sbaglia, parliamo di 2.500 miglia, circa 4 mila chilometri più a est.

Non è il sogno di trasferire su quattro ruote la consuetudine dei droni, ma un progetto sensato, da applicare a car sharing e affini. Immaginate di noleggiare un’auto e di non trovare parcheggio in città o di non voler perdere tempo a cercarne uno. Lasciatela dove volete scendere. Al resto penserà un operatore per voi, manovrando un joystick o mouse e tastiera da un ufficio di Milano mentre magari siete a Roma o viceversa.

Ford

Senza volare troppo lontano o troppo avanti, nel centro di ricerca di Ford in Silicon Valley si procederà a riempire di senso alcune partnership. Come quella con Nest, l’azienda dei termostati intelligenti comprata ormai un anno fa da Google per ben 3,2 miliardi di dollari. Scambiando informazioni con la vettura, potrà attivare modalità di risparmio energetico in automatico quando ci stiamo allontanando dalla nostra abitazione o accendere il riscaldamento se stiamo guidando verso casa. Ancora, potremo ricevere notifiche sul cruscotto se (speriamo non accada mai) c’è fuoco in una stanza, un elettrodomestico ha fatto i capricci allagandola o un malintenzionato si aggira nei dintorni dell’ingresso. 

Carica di prospettiva è l’alleanza con l’università Carnegie Mellon di Pittsburgh, in Pennsylvania. Una squadra di ricercatori lavorerà a tecnologie per il riconoscimento del linguaggio vocale sempre più affidabili, per uscire dal recinto di un numero ristretto di comandi e dialogare con la vettura in modo naturale. Così, un giorno, se ci annoieremo a bordo dell’auto mentre si guida da sola, potremo farci quattro chiacchiere.

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