Tecnologia
March 20 2014
Gli utenti Apple si dividono in due grandi categorie: da un lato ci sono i fan del marchio, coloro che seguono in maniera scrupolosa – quasi devota – tutti gli annunci provenienti da Cupertino; dall’altro ci sono quelli che si sono avvicinati da poco al mondo della Mela, acquistando magari un iPhone o un iPad. Va da sè che sia proprio quest’ultima frangia di utenti per così dire più “occasionale” quella sulla quale Apple sta rivolgendo le sue maggiori attenzioni. Per una ragione evidente: rispetto agli utenti di lungo corso, sempre e comunque aggiornati su tutte le tendenze della casa, i consumatori dell’ultima ora spesso hanno una visione più limitata del mondo Apple. Magari si limitano a scorrazzare all’interno del recinto di iOS e delle applicazioni dell'App Store, ignorando che al di là del celebratissimo Universo dei dispositivi mobili, il marchio della Mela morsicata è famoso nel mondo anche per tante altre cose. I Mac ad esempio, da 30 anni alternativa al PC e simbolo vero del thinkdifferent-pensiero brevettato da Steve Jobs.
DA iOS a MAVERICKS IL PASSO E' BREVE
Per Tim Cook e soci l’obiettivo, perciò, è quasi obbligato: convincere tutti quegli utenti (e sono tanti) che oggi si ritrovano con un iPhone o un iPad fra le mani a mettere il naso fuori da iOS per avvicinarsi al mondo Mac e fare così quel definitivo e salto verso l’esperienza Apple a 360 gradi. Già, ma come? Al di là delle classiche leve di marketing, l’impressione è che Apple voglia ingolosire questa frangia di consumatori partendo proprio da tutte quelle piccole e grandi funzionalità di iOS che hanno decretato il successo dei suoi device tascabili. Per capire meglio di cosa stiamo parlando è sufficiente dare un’occhiata a Mavericks, l’ultima versione del sistema operativo per Macintosh, aggiornato lo scorso autunno con alcune novità che ammiccano proprio agli iPhone lovers e, più in generale, a tutti coloro che hanno maturato una certa dimestichezza con iOS. Pur essendo un sistema operativo profondamente differente da quello che equipaggia i gadget portatili di Apple, Mavericks porta infatti in dote tutta una serie di funzionalità pensate per creare un’esperienza senza soluzione di continuità fra computer, tablet e smartphone. “Amerai il tuo Mac come ami il tuo iPhone o il tuo iPad”, si legge sulla pagina di presentazione della piattaforma, come a sottolineare il desiderio di Apple di dare agli utenti tutte quelle comodità che già conoscono e apprezzano e delle quali sono ormai strettamente dipendenti.
TUTTO PASSA DALLA NUVOLA
Chiave di volta di quello che potremmo definire il grande ecosistema Apple è ovviamente il cloud, o meglio iCloud, il servizio che consente di sincronizzare tutto ciò che avviene sui singoli dispositivi Apple. iCloud, per dirla in parole povere, è ciò che consente a un Mac di sapere ciò che facciamo su un iPhone, e viceversa. Crei un documento sul computer e te lo ritrovi sul telefono, scatti una foto sull'iPhone e te la rivedi sul Mac. E così via. Cambia solo qualche dettaglio grafico (iOS 7 è certamente più minimale di Mavericks) ma non la sostanza. Non si tratta, è bene precisarlo di una mera copia dei contenuti, ma di un approccio – come direbbero quelli che parlano bene – decisamente più “olistico”. Inserendo un indirizzo sul calendario di un Mac, ad esempio, avrò non solo la certezza di ritrovare la stessa informazione replicata sul mio iPhone o sul mio iPad ma anche la possibilità di inviare a questi le indicazioni stradali. Mavericks integra infatti al suo interno le mappe di Apple (sì, proprio le chiacchierate cartine digitali che dal 2012 hanno fatto capolino su iPhone e iPad): è sufficiente digitare un indirizzo sul Calendario per avere in prima battuta la pianta con tutti i dettagli dell’itinerario e la possibilità di inviare le indicazioni a un iPhone o un iPad per averle a portata di mano una volta usciti di casa (o dall’ufficio).
MESSAGGISTICA ISTANTANEA, SUL PC COME SUL TELEFONO
Che i Mac stiano diventando sempre di più il prolungamento da scrivania dei dispositivi motorizzati iOS lo si capisce anche da tutte quelle piccole e grandi risorse di estrazione “telefonica” introdotte negli ultimi anni sui sistemi operativi “fissi” della Mela. Il messaggio è chiaro: dopo aver dato agli smartphone tutte quelle funzionalità tipiche del mondo PC, Apple pensa sia arrivato il momento di guardare anche in senso inverso, regalando ai computer parte di quelle risorse che fino a ieri erano dominio esclusivo dei telefonini intelligenti. Emblematico il caso di iMessage, il client di messaggistica istantanea che permette ai possessori di un iPhone o di un iPad di inviare e ricevere messaggi passando da una normale connessione Ip anziché dalla rete degli operatori telefonici. Questa funzione, come ben sanno i possessori di un Mac, è stata integrata dal 2012 all'interno di Mac OS. Accendendo un Macintosh, in pratica, puoi ritrovarti a chattare con i tuoi amici proprio come faresti con un normale telefonino. Quasi un modo per rassicurarti casomai temessi di perdere tutti quei benefit che sfrutti quotidianamente su iOS. Il limite di questo modello sta ovviamente nella natura chiusa dell'ecosistema creato da Apple: se utilizzi iMessage, ad esempio, devi sapere che potrai comunicare solo e soltanto con altri utenti dotati di dispositivi firmati dalla Mela. Un peccato originale che Apple per il momento non ha nessuna intenzione di “lavare”, conscia com'è che le community forti si costruiscono in molti casi attraverso funzionalità esclusive.
iBOOK, iPHOTO, iMOVIE: LA MULTIMEDIALITÀ SEGUE L’UTENTE
Ma passiamo ai contenuti più consumati dagli utenti in mobilità: libri, foto e video. Anche qui è è evidente la volontà di Apple di costruire un ecosistema software che permetta l’utilizzo (e l’editing) dei file multimediali da computer grazie anche a tutte quelle opzioni smart che oggi utilizziamo sui nostri dispositivi portatili. Su Mavericks, ad esempio, troviamo una versione di iBooks che assomiglia in tutto e per tutto a quella presente su iOS e che permette fra le altre cose di effettuare acquisti su iBooks Store. L’obiettivo non è tanto quello di dare agli utenti un’altra piattaforma di lettura (leggere un libro sul monitor di un computer, diciamocelo francamente, non è il massimo della vita) quanto piuttosto offrire tutta una serie di funzionalità lato desktop che possono rivelarsi utili. Uno studente, ad esempio, può sfogliare da Mac la pagina di un libro digitale segnandoci sopra note e sottolineature.
Quanto detto per i libri vale ovviamente anche per le foto e i video. La continuità fra dispositivi mobili e fissi non sta solo nella possibilità di sincronizzare i file multimediali in una cartella condivisa (funzionalità peraltro estesa anche al mondo PC) ma soprattutto di editarli. Sia iOS che Mavericks dispongono di tre software pensati per modificare in modo piuttosto semplice foto, video e tracce musicali: iPhoto, iMovie e GarageBand. Anche in questo caso, giusto precisarlo, le versioni dei singoli software non sono identiche, ma si basano su una serie di funzioni replicate da ambo i lati in modo abbastanza fedele: una foto scattata su un iPhone, ad esempio, può essere tagliata, girata ed “effettata” su iPhoto per iOS o per Mavericks più o meno con le stesse dinamiche e gli stessi comandi.
IL WEB HA UNA SOLA FACCIA
La continuità è garantita anche per ciò che riguarda la navigazione sul Web, che nel linguaggio della Mela si legge Safari. Negli ultimi mesi il browser di Cupertino è stato oggetto di tutta una serie di modifiche pensate per uniformare l'esperienza d'uso su tutti dispositivi, mobili o fissi che siano: al di là del look – ora decisamente più omogeneo – va sottolineata la presenza di alcune funzioni studiate in modo quasi chirurgico per alleviare le sofferenze di chi passa da un telefono a un tablet a un computer della Mela con la stessa facilità con cui cambia canale del televisore. Aprendo un nuovo tab da Mac, ad esempio, scopriamo una barra laterale con tre differenti opzioni: preferiti, elenco lettura e link condivisi. I preferiti sono chiaramente i bookmarks, sincronizzati ca va sans dire, con tutti i dispositivi iOS dell'utente. Sull'elenco lettura è possibile invece salvare tutti quelle pagine Web da leggere offline su qualsiasi dispositivo, funzione molto utile quando si trova un articolo interessante ma non si ha il tempo o la voglia di leggerlo subito. Infine ci sono i link condivisi, un modo per avere i collegamenti postati dai nostri amici “social” su Linkedin e Twitter sottoforma di feed scorrevo un po' come avviene sugli schermi touch degli smart-gadget.
Il tutto è condito da una risorsa denominata Keychain (il "portachiavi" di iCloud), una sorta di cassetta di sicurezza nella quale salvare tutti i principali dati confidenziali (password, login, numeri di carta di credito) e sincronizzarli su tutti i dispositivi Apple. Se ad esempio ti loggi su eBay o qualsiasi altro sito Web da un MacBook Air puoi stare certo che il tuo iPhone o il tuo iPad si ricorderà di quelle credenziali. In questa funzione c'è forse la summa di tutti gli sforzi che sta compiendo Apple sul fronte dell'esperienza multi-device. E che conferma una volta di più come l'oggetto fisico, in fondo, stia perdendo la sua dipendenza dagli aspetti "fisionomici". Quel che conta è avere fra le mani uno strumento di accesso a un mondo – il Web – che corrisponde sempre di più al nostro Io digitale. Che poi questo sia un telefono, un computer o una tavoletta diventa quasi secondario.