Economia
December 05 2022
Andremo in recessione; ci saranno milioni di nuovi poveri; sarà l’inverno più duro di sempre; l’inflazione è alle stelle. A sentire una buona parte degli economisti e dei politici siamo ad un passo, se non già dentro, una delle più grandi catastrofi storico-economiche del nostro paese.
Dichiarazioni che, sia chiaro, hanno un loro fondo di verità, soprattutto per quanto riguarda il caro energia e l’inflazione (le due cose sono ovviamente molto legate l’una con l’altra); ma per fortuna l’economia è fatta di numeri che non mentono mai e che forse vanno studiati o quantomeno ricordati quando si analizza la situazione economica complessiva del nostro paese.
Il nostro paese chiuderà l’anno con una crescita del +3,8%. Non si tratta di una cosa da poco e soprattutto non si tratta della cifra pronosticata ad esempio dal Fondo Monetario Internazionale. In effetti ad inizio 2020 la cifra prevista era proprio quella poi però è arrivata l’invasione della Russia in Ucraina che ha stravolto non solo le previsioni degli economisti ma anche il mercato globale.
Di colpo sono venuti a mancare per le imprese dei mercati importanti; di colpo è venuto a mancare per noi il principale fornitore di gas; di colpo le materie prime sono diventate improbabili e le analisi degli economisti di gennaio a febbraio sono state buttate nel cestino della carta e sostituite con altre cifre, molto più basse. La sforbiciata sulla crescita dell’Italia è stata di quelle pesanti: dal +3,8% si passava al +2.3%. Una cifra a cui si adattava con le sue stime persino il Governo Draghi.
Che ormai la parola prudenza sia vocabolo imprescindibile in ogni dichiarazione pubblica di questo o quell’economista è cosa nota: persino il titolare dell’Economia, Giorgetti, non perde occasione per ricordare come la Manovra 2023 del Governo Meloni sia «prudente»; però sarebbe ora non diciamo di riportare ottimismo ma quantomeno di raccontare le cose come stanno. L’economia dell’Italia corre e corre più di quella cinese (cosa che non accadeva da qualche lustro) e corre più di quella delle altre grandi d’Europa con ad esempio un +0,5 nel terzo trimestre superiore al dato di Germani, Francia e Spagna (che però si permettono di dare giudizi ante e post sulla Manovra Economica in via di approvazione).
Si tratta ora di capire il perché di questo risultato: inutile dire che in cima a tutto ci sono gli ottimi risultati dell’export. Il mondo pare aver ormai assorbito in parte il rallentamento della guerra in Ucraina e anche le borse, che tre mesi fa avevano toccato i minimi degli ultimi anni, stanno pian piano ritornando ai livelli (forse un po’ eccessivi al rialzo) dell’inizio 2020. Così sono ripartiti gli ordini al punto che il dato sulle tempistiche dei vari libri d’ordine è attorno ai sei mesi; insomma, il lavoro non manca, anzi.
C’è poi un altro fattore che non dobbiamo dimenticare: l’estate 2022 si è chiusa con risultati che il mondo del turismo italiano non ha forse mai visto. Se il 2021 infatti si era caratterizzato con il solo flusso di clienti italiani quest’estate c’è stata una vera e propria invasione da fuori paese, in particolare dagli Stati Uniti. Quantificare il fatturato complessivo tra diretto e indotto (ristorazione, cultura, commercio) è impossibile. Ma l’impatto è stato evidentemente di quelli potenti.
Ci sono poi anche ragioni meno nobili. Molte imprese hanno ricevuto aiuti dallo Stato contro il caro-bollette che però avevano già fatto pagare ai clienti sotto forma di aumento dei prezzi; insomma è un po’ come se ci avessero guadagnato e non è il caso che i depositi siano cresciuti in maniera importante.
Si tratta quindi adesso di cercare di sfruttare al meglio tutto questo partendo però dal fatto che si, ci sono preoccupazioni e problemi, ma non è tutto così buio, negativo, drammatico come a qualcuno fa comodo raccontarci tutti i giorni.