Economia
June 03 2015
"Dopo una lunga recessione, l'economia italiana ha cominciato la sua graduale ripresa". Lo scrive l'Ocse, che mantiene la stima di crescita del Pil a +0,6% per il 2015, e ritocca al rialzo di 0,2 punti rispetto a marzo quella per il 2016, a +1,5%. "Le esportazioni continueranno a supportare la crescita, ma la ripresa si amplierà ai consumi privati. L'investimento privato stagnante sarà compensato da un aumento della spesa pubblica in infrastrutture", dice ancora l'Ocse nel suo Economic Outlook, sottolineando che "la rosa di fattori che supportano la crescita dell'Italia è la più propizia da diversi anni".
In termini di cifre, nel 2014 "il calo della crescita economica ha considerevolmente rallentato", e questo "trend positivo" è stato confermato dai dati sul primo trimestre 2015, che rilevano un aumento del Pil dello 0,3% "l'incremento trimestrale maggiore degli ultimi quattro anni". L'Italia resta però "vulnerabile" a un possibile nuovo "terremoto finanziario nell'area euro", e "una crescita economica inferiore alle attese nei principali partner commerciali potrebbe rallentare l'export". La crescita potrebbe invece essere superiore alle stime se "il rimbalzo degli investimenti fosse più forte del previsto, specialmente se i prezzi delle proprietà residenziali invertissero il loro corso e il sistema bancario si rafforzasse".
Le cifre in Italia
Il ritorno alla crescita in Italia "porterà a un calo del tasso di disoccupazione, che rimarrà però ancora elevato" ribadisce l'Ocse, prevedendo un tasso stabile al 12,7% nel 2015, e in calo al 12,1% nel 2016. Per l'Ocse inoltre "il Jobs act ha il potenziale per migliorare drasticamente il mercato del lavoro".
Il quantitative easing operato dalla Bce "è già stato drammaticamente efficace per l'eurozona, primariamente attraverso il deprezzamento dell'euro ma anche per la disponibilità di credito", ma "si potrebbe fare di più per sbloccare i canale del credito", per esempio con azioni mirate per le Pmi o con strategie a livello di supervisione. Così il capo economista dell'Ocse, Catherine Mann: "la politica fiscale deve continuare a mirare a un consolidamento graduale ma costante, in modo da non strangolare la crescita economica incipiente, ma rispettando appieno le regole Ue e riducendo l'elevato rapporto debito-Pil". Secondo le stime Ocse, infatti il debito italiano salirà al 133,2% del Pil nel 2015, ma tornerà poi nel 2016 al 132%, lo stesso livello del 2014.
Il rapporto deficit-Pil continuerà invece a scendere, al 2,6% nel 2015 e al 2% nel 2016: "I rimborsi sulle pensioni legati alla recente decisione della Corte costituzionale sulla riforma del 2011 non avranno impatto sul deficit di bilancio previsto, perchè i rimborsi saranno progressivi" spiega l'Ocse.
L'inflazione in Italia resterà "moderata" nei prossimi anni, a causa di un "ampio e persistente slack economico", ovvero di un ampio bacino di risorse umane e in capitale non utilizzate. La stima è dello 0,2% nel 2015, stabile rispetto al 2014, e dell'1,3% nel 2016.
La bad bank
In Italia, "il settore bancario è ancora fragile e non è in buona posizione per sostenere appieno l'investimento privato", e "un'ampia parte di aziende ha condizioni analoghe di accesso al credito nonostante i tassi d'interesse in calo". In questo contesto "gli investimenti sarebbero rafforzati migliorando il regime di insolvenza" con l'uso di tribunali specializzati e accordi extragiudiziali sui debito, e creando una società specializzata di asset management per acquisire i prestiti problematici".
Nel mondo
La crescita globale "si rafforzerà gradualmente e si avvicinerà al suo ritmo medio passato verso la fine del 2016", ma "le prospettive non sono soddisfacenti: nonostante i venti favorevoli e le azioni politiche, l'investimento reale è stato tiepido e la crescita della produttività deludente" scrive Mann, nell'introduzione all'Economic Outlook. "Prevediamo che la crescita sia più condivisa tra le regioni del mondo, con squilibri esterni in generale inferiori a quelli pre-crisi - spiega - I mercati del lavoro stanno gradualmente guarendo nelle economie avanzate. I rischi di deflazione sono arretrati. Ma all'economia globale diamo solo la sufficienza minima, B-. Il punto di partenza è di cattivo auspicio: il primo trimestre 2015 ha visto la crescita globale più debole dall'inizio della crisi", con in particolare un "calo particolarmente acuto" negli Usa. Questo passaggio a vuoto è "il risultato di fattori temporanei", ma le prospettive non sono soddisfacenti, anche se l'anno prossimo dovrebbe veder arrivare la ripresa.