Economia: vivere con i tassi a zero

Il numero uno di Allianz Oliver Bäte è stato categorico: se i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi, i Bund, rimarranno negativi il primo gruppo assicurativo del Paese non ne acquisterà più. Pochi giorni dopo tocca al presidente della Baviera Markus Soeder annunciare in un’intervista alla Bild di aver chiesto a Berlino d’introdurre in Germania una legge che vieti alle banche di trasferire sui clienti il costo dei tassi negativi, una «tassa» già applicata in Svizzera ai conti correnti più ricchi.

Dichiarazioni, quelle del capitano d’azienda e del politico bavarese, che rispecchiano interessi opposti, ma legate a doppio filo all’agosto più pazzo di sempre per i tassi d’interesse, crollati letteralmente sotto zero. Una violenta virata ribassista che in poche settimane ha cambiato la vita finanziaria di risparmiatori, aziende, governi. E per lungo tempo.

La svolta durante questa estate rovente per il clima, ma «gelata» per i rendimenti. Fino a un paio di mesi fa il Bund tedesco decennale era ancora in territorio positivo, mentre il 28 agosto il suo rendimento era crollato al -0,71 per cento. Poche ore ed entravano in area negativa anche le obbligazioni a 10 anni di Spagna e Portogallo che qualche settimana prima pagavano oltre l’1 per cento. Una reazione a catena arrivata pure negli Stati Uniti, dove i bond trentennali sono scivolati al loro minimo storico (1,91 per cento), rendimento inferiore a quello a tre mesi (1,99 per cento) e con un’inversione della curva che di solito preannuncia una recessione. Ma i numeri riportati dall’agenzia americana Bloomberg fotografano meglio questo terremoto: la massa di bond a tasso negativo nel mondo, infatti, è salita dai circa 8.300 miliardi di dollari di fine 2018 agli attuali 17 mila. In altri termini, un terzo di tutte le emissioni obbligazionarie oggi in circolazione sono finite sotto zero, con il debitore che riceve un interesse dal creditore e non viceversa, come accade in un mondo normale. 

Ma questo, probabilmente, non è più un mondo normale. Il 30 agosto il gruppo tedesco Siemens ha lanciato un’emissione obbligazionaria da 3,5 miliardi di euro: la tranche con scadenza biennale rendeva (si fa per dire) il -0,315 per cento, il tasso negativo più alto di sempre per un corporate bond. Eppure i titoli sono andati a ruba tra gli investitori istituzionali. Pazzi? Non proprio, piuttosto alle prese con un titolo di Stato tedesco di pari scadenza che «rende» il -0,9 per cento e sconta già un nuovo Qe, cioè un ulteriore piano di riacquisto di obbligazioni da parte della Banca centrale europea guidata fino a ottobre da Mario Draghi per poi passare nelle mani di Christine Lagarde. «Il calo dei tassi non è ancora finito, ma si accentuerà ancora di più nei prossimi mesi» conferma Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim. «Il trend primario resterà ribassista, con qualche temporaneo rialzo. La situazione in Germania potrà cambiare solo quando ricomincerà a spendere e a fare deficit. A quel punto il Paese tornerà sul mercato con nuove emissioni di Bund e si attenuerà l’effetto scarsità attuale, che ha portato le obbligazioni tedesche così sotto zero». L’idea è che, in vista dell’aggravarsi della recessione mondiale, i titoli tedeschi siano un bene rifugio per cui gli investitori sono disposti persino a pagare pur di averli portafoglio. 

Ma a chi giova tutto questo? «I benefici sono soprattutto per il Tesoro dei diversi Stati che raccolgono risorse a prezzi irrisori e per questo stanno allungando la scadenza delle loro emissioni, come richiesto anche dagli investitori istituzionali» continua Cesarano. È il caso di Svezia e Stati Uniti, che progettano obbligazioni a 50 e persino a 100 anni, seguendo l’esempio dell’Austria e del suo bond secolare che ora rende lo 0,7 per cento. Una miseria, se si tiene conto che il nostro Btp a 10 anni - pur essendo al suo minimo storico - ha ancora una cedola dello 0,8 per cento, unica eccezione positiva in Europa insieme con la Grecia.

La nuova moda, quindi, sono i bond Matusalem. «Il mondo sta attraversando una drammatica transizione demografica» hanno scritto Carlos Carvalho, Andrea Ferrero e Fernanda Nechio in una recente ricerca per la Federal Reserve Bank di San Francisco. «Nella maggior parte delle economie avanzate, la longevità effettiva e prevista sta aumentando costantemente. Un aumento dell’aspettativa di vita allunga il periodo di pensionamento delle persone, generando ulteriori incentivi per risparmiare piuttosto che spendere per tutto il ciclo di vita... e un aumento dell’aspettativa di vita esercita una pressione al ribasso sui tassi».

Quindi meglio abituarsi a vivere con i tassi sotto zero. Magari anche per i mutui. La terza banca danese, Jyske Bank, ha appena anticipato di voler offrire ai propri clienti prestiti decennali a un tasso fisso negativo dello 0,5 per cento. Così come Nordea Bank che ha annunciato un mutuo ventennale a tasso zero e uno trentennale negativo. Questo significa distruggere i bilanci bancari (Goldman Sachs stima che nuovi tagli al costo del denaro si tradurrebbero in un -30 per cento di utili per gli istituti tedeschi e in un -10 per quelli italiani), ma anche che le banche preferiscono mettere a bilancio una piccola perdita piuttosto che bloccare i prestiti in attesa di una recessione globale che si fa sempre più concreta. «I tassi negativi possono essere il riflesso di una scelta di politica monetaria e di una valutazione dei mercati sulle prospettive economiche» sottolinea Michele Morra, portfolio manager di Moneyfarm. «Il punto non sono tanto i tassi negativi ma il contesto di tassi bassi, che è destinato probabilmente a durare, con la peculiarità che in Europa non siamo passati attraverso una fase di rialzo. E questa situazione anomala è destinata ad avere conseguenze sul mercato dei capitali, sul mercato del lavoro».

Ma allora come uscire da questa trappola, dove le banche centrali continuano a immettere moneta ma l’economia non riparte? Una soluzione la propone BlackRock, la più grande società d’investimento al mondo, rispolverando una provocazione del premio Nobel Milton Friedman, il cosiddetto helicopter money: meglio distribuire i soldi ai cittadini invece che affidarsi al Quantitative easing, finora fallimentare nel portare l’inflazione dell’Eurozona su livelli sufficienti e spingere l’economia. Insomma, meglio buttare i soldi da un elicottero che metterli nelle mani di Fed e Bce. n

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