Tutti gli effetti della chiusura del traforo del Monte Bianco

Il traffico in tilt sta dimostrando in queste ore che la chiusura del traforo del Monte Bianco, pianificata per più di tre mesi all’anno da ora (il 4 settembre) al 2040, sarà sicuramente un danno, per l’economia del Nord-Ovest. Lo stop a rate per ammodernare il tunnel costerà 11 miliardi di euro a Valle D’Aosta, Piemonte e Liguria, quindi all’Italia.

La frana caduta in Savoia qualche giorno fa ha provocato il blocco dei mezzi pesanti al traforo stradale del Fréjus, spostando tutto il traffico sul tunnel del Monte Bianco. Ore di attesa per attraversare il traforo e chilometri e chilometri di coda sull’autostrada della Valle d’Aosta e la statale 26 nella zona di Courmayeur. E pensare che il 90% del traffico del Monte Bianco durante i lavori in partenza lunedì prossimo dovrebbe essere dirottato proprio sul Frejus. Le autorità sono al tavolo. Al momento (mercoledì 30 agosto mattina ndr) non c’è alcuna variazione alla programmazione degli interventi. “Proprio in queste ore è evidente quanto il collegamento transalpino sia vitale per la nostra regione, per tutto il Paese e per l'Europa. Dopo aver risolto questa emergenza, non è più rinviabile un serio ragionamento politico-istituzionale sul futuro di questa infrastruttura” ha detto il presidente della Regione Valle d'Aosta, Renzo Testolin.

Quindi se tutto sarà confermato lunedì prossimo, alle 17, inizierà il primo blocco del tunnel del Monte Bianco, che resterà chiuso fino al 18 dicembre.

Il tunnel del Monte Bianco dal 1965 è il collegamento economico tra Francia e Italia. Oggi assorbe il 3,5% del traffico leggero alla frontiera e il 5,4 di quello pesante (dati 2021). Chiuso tra il 1999 e il 2002 per il grande incendio che provocò 39 morti, è stato pianificato un lavoro di ammodernamento che prevede tre mesi di stop ogni anno dal settembre 2023 al 2040. 18 anni di lavori per una spesa di circa 50 milioni di euro per il 2023-2024.

Ma se ci sono dubbi sulla data di inizio della chiusura del traforo, sicuro è invece l’impatto economico sul Nord-Ovest. La stima del Centro Studi di Confindustria è che tre mesi di chiusura peseranno un -0,54% all’anno sul PIL della Valle d’Aosta e un 0,3% l’anno sul Pil del Nord-Ovest (esclusa la Valle d’Aosta). Si devono completare 11,6 chilometri, 600 metri l’anno. Si stima in 72 mesi di blocco una contrazione economica del 9,8% e del 5,4% sul Nord-Ovest. Quasi 11 miliardi in 18 anni per le regioni dell’area coinvolta. Una penalizzazione per tutta l’Italia. I settori che ne dovrebbero risentire maggiormente sono la logistica e il turismo, con la Val d’Aosta che teme di essere di nuovo vista come un “cul de sac” e quindi abbandonata dai visitatori. “Anche solo l'ipotesi di un avvio della prossima stagione turistica invernale con il Tunnel del Monte Bianco chiuso sarebbe un vero e proprio disastro", ha dichiarato Luigi Fosson, presidente degli albergatori valdostani.

L’alternativa al blocco del traffico si chiama seconda canna. Un secondo tunnel parallelo a quello di oggi dove camion e macchine passerebbero durante i lavori al traforo “vecchio”. Il progetto c’è e anche i soldi (poco più di 1 miliardo). Servirebbero tra i 5 e gli 8 anni circa per realizzarlo. Ma la Francia non vuole. Gli enti locali francesi sono contrari per l’impatto ecologico che avrebbe il raddoppio del tunnel. Roma contro Parigi. In mezzo le regioni del Nord-Ovest.

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