Collezioni
October 04 2022
Gianfranco Ferrè aveva una volta affermato: «Ogni città ha la sua eleganza. Anche Milano: ha l’eleganza della sobrietà, della discrezione, della solidità».
Una dichiarazione che sembra aver trovato fedele riscontro durante la Settimana della moda appena trascorsa. E percorrendo a ritroso le sette giornate dedicate alle collezioni per la prossima primavera estate, non possiamo che riavvolgere il «fil d’or» di questa edizione partendo da Giorgio Armani.
I suoi capi, disegnati con amore «per belle donne vestite bene», diventano dimostrazione della coerenza di Armani che nasce da un sentire estetico profondamente personale e da un’urgenza espressiva che predilige la semplificazione che emoziona, la purezza che eleva, la continuità che rassicura, la decostruzione che plasma.
Le silhouette dei suoi abiti sono liquide, allagate, evanescenti come miraggi desertici. Spolverini leggeri, giacche fluide, pantaloni sarouel e gonne impalpabili si mescolano e sovrappongono in un moto spontaneo che toglie peso al guardaroba e abbraccia la figura femminile in una soave spiritualità. I colori vanno dai neutri dorati come il sabbia fino al viola e il blu inchiostro. Motivi mandala catturano il senso di un’interiorità leggera, come le canne di bambù che percorrono la passerella. Una visione pensata per rasserenare con una sognante concretezza.
Allo stesso modo, la sua seconda linea Emporio Armani riprende i temi della leggerezza e della linearità in un viaggio dove giacche, caban e spolverini sono protagonisti, ritrovando nuovi volumi ispirati a un ipotetico e non precisato Oriente.
Un senso di dolce nostalgia permea la collezione che unisce sapientemente il nuovo e il vecchio. Il blazer finisce così sulla gonna a pareo, mentre le camicie diventano soprabiti. Tutto fluttua, muovendosi leggero interno al corpo, disegnando una nuova silhouette da abbinare, come detta lo stile Armani, a scarpe ultra piatte.
«Nella moda come nella nostra vita quotidiana, la bellezza è sempre legata a un luogo e a un’identità: idee e gesti che possiamo comprendere e con cui possiamo entrare in contatto a livello personale. Quando ho scoperto l'universo Bally, è stato chiaro fin da subito che la mia energia e il mio punto di vista sarebbero stati il catalizzatore di una rinascita».
Rhuigi Villaseñor, nuovo direttore creativo di Bally introduce così la sua nuova collezione, un’esplorazione cosmpolita del lusso europeo attraverso una lente decisamente americana. L'artigianato svizzero della pelle, che costituisce il fulcro dei 171 anni di storia di BALLY, è applicato in parti uguali al prêt-à-porter e agli accessori donna e uomo con un innato senso di raffinatezza e umorismo.
Per la prossima primavera estate, Trussardi sceglie invece di esplorare il suo legame con la natura. I nuovi direttori creativi della Maison, Benjamin A. Huseby e Serhat Işık guardano al legame, a volte conflittuale a volte complementare, tra realismo e magia traendo ispirazione dall’opera di Silvia Federici, Calibano e la strega, nella quale parlando del periodo in cui si svolse la «caccia alle streghe» la studiosa spiega come «il mondo doveva essere “disincantato” per poter essere dominato».
Ed è con la moda che Trussardi vuole riportare la magia nelle nostre vite, quella stessa «luce» dopo tanta oscurità cui accenna Giorgio Armani nella sua collezione. Ecco allora che tra i riflessi degli specchi appannati della sala dorata e barocca di Palazzo Clerici sfila la donna Trussardi, in abiti tagliati direttamente da panni di jersey fluido e luccicante, impreziositi da scollature annodate e orli a cascata, mentre vestiti di raso lunghi fino al pavimento sono avvolti intorno al collo e drappeggiati con ruches, spacchi e volant.
Nella collezione trova spazio anche il denim, parte del dna della Maison, questa volta trattato con finiture couture come cut-out e costruzioni scultoree di perline e cristalli.
Ed è proprio nel corso della Settimana della moda di Milano che si è scritto l’incipit di un nuovo capitolo nella storia di Ferragamo. Il brand ha infatti debuttato un nuovo logo, un’interpretazione modernista di un carattere tipografico classico, che rimanda alle incisioni nella pietra che ispiravano gli artisti rinascimentali, a cura del graphic designer Peter Saville.
Moderno ed essenziale, il nuovo Ferragamo è una proiezione verso il futuro venata da un soffuso spirito di classicità. I capi, presentati su una passerella di un rosso intenso, sono giovani e vivaci. Sotto la direzione creativa di Maximillian Davis, la Maison acquista una nuova sensualità data dai drappeggi degli abiti, tinti in un effetto degradé e impreziositi da minuscoli cristalli realizzati con materiali riciclati.
La passerella vede anche il ritorno della classica borsa Wanda, nata nel 1988, e oggi reinterpretata in un’elegante pochette.
«La bellezza è ricerca di equilibrio». Così si apre la nota rilasciata da Ermanno Scervino in merito alla sua ultima collezione. Un viaggio nell’intimità femminile, capace di proiettare luce e determinazione.
La passerella si anima con trench in satin e abiti pantalone in cotone dalle inflessioni urbane, arricchiti da paillettes cangianti che conferiscono un aspetto liquido, mentre le decorazioni floreali naïf adornano miniabiti in trasparenza ispirati alla lingerie e costellati di piccoli cristalli.
La maglieria in cotone è massima espressione della continua ricerca ed abilità di Ermanno Scervino nella manipolazione dei materiali, un processo nel quale il fatto a mano e la tecnologia collidono per un dialogo artigianale in equilibrio tra presente e futuro.
Sceglie invece di sperimentare con i classici, Ports 1961. La collezione prende gli elementi convenzionali di un repertorio collettivo condiviso per farli a pezzi e a strati, sovrapponendo per aggiungere movimento, allungamento, fluidità.
Il classico completo, la tshirt, l’abito, la sottoveste, i pantaloni, la maglia da cricket, ma anche le righe, i gessati e i quadretti dell’abbigliamento tradizionale diventano la base per esperimenti di decostruzione. I blazer sartoriali sono smaterializzati da secondi strati; i pantaloni sono aperti verticalmente, le fodere e i sotto costantemente in vista. Materie di diverso peso si mescolano nello stesso capo creando ulteriore movimento. Top e abiti si liquefanno in orli a fazzoletto. Così il direttore artistico Karl Templer si divide tra convenzione e ribellione, trasformando il brand in una «versione non familiare di oggetti familiari».
La collezione primavera estate 2023 firmata Missoni segna un vero e proprio passaggio di testimone per lo storico brand italiano. Dopo la notizia della vendita del41,2% dell’azienda a una società di private equity, avvenuta quattro anni fa e l’”addio” di Angela Missoni lo scorso anno, la Maison ha scelto Filippo Grazioli come guida creativa per le collezioni uomo e donna.
Dopo una presentazione durante l’ultima settimana della moda maschile, lo stilista ha fatto così il suo debutto in passerella negli spazi dell’Università Bocconi di Milano. E il suo «alfabeto di colori» porta il linguaggio Missoni nel presente.
È la luce il filo dorato che accompagna la collezione, «il contenitore mobile di tutti i colori» dove i classici pattern - fiammato, zig zag, righe, patchwork, rachel - vengono declinati in nuovi pesi e tecniche, a creare un repertorio di disegni e di superfici.
Minigonne e abiti dalle tinte forti (fucsia, turchese e giallo) si maschiano con l’immancabile bianco e nero. Tra gli applausi della famiglia Missoni, in prima fila ad assistere al debutto di Grazioli. Perché la famiglia è per sempre.
Walter Chiapponi, direttore creativo di Tod’s, punta a una collezione fatta di pezzi essenziali e di capi iconici, ognuno personalizzato nella costruzione e nelle proporzioni per rispondere alle esigenze della contemporaneità.
Anche qui troviamo capi monocromi, questa volta dal sapore minimalista che si attualizza nella scelta di tutte le tonalità naturali che ricordano i colori della terra italiana in estate. Dai rosa pallidi ai cipria più intensi, dai beige polverosi ai caldi bruciati, con accenti solari di rosso e di giallo.
Cattura l’occhio la nuova ballerina Bubble, con la suola di gommini giganti in colore a contrasto. Mentre per lui, l’icona storica del brand - il W.G. - si veste di morbido camoscio, in toni inaspettati e delicati.
«Be your own Boss» (Sii il capo di te stesso, ndr). Una frase che, negli ultimi mesi, abbiamo visto su cartelloni, in televisione e su riviste patinate.
Partendo dalla decostruzione dell’idea di power pressing, con riferimenti allo sportwear, BOSS continua la sua rivoluzione di stile, questa volta ispirandosi al mondo del motociclismo. La sua collezione «see now, buy now» presenta una varietà di silhouette da adattare a ogni personalità, come raccontano gli ambassador del marchio, da Naomi Campbell all’attore coreano Lee Minho.
«Il nostro archivio è il cuore pulsante di BOSS e dell'eredità del marchio», ha dichiarato Marco Falcioni, Senior Vice President Creative Direction di HUGO BOSS. «Ci siamo ispirati ad alcune immagini iconiche delle campagne BOSS degli anni Novanta per esplorare i nostri abiti nei decenni passati e per chiederci: come possiamo catturare l'atmosfera di potere di questi capi per una nuova generazione? Questa stagione siamo stati attratti dall'idea di soft power. Un abbigliamento che non sia uno scudo inflessibile attorno a chi lo indossa, ma piuttosto un'espressione di individualità e libertà».
Un sogno di una notte di mezza estate. Si potrebbe definire così la nuova collezione Max Mara disegnata da Ian Griffiths che per la prossima primavera estate sceglie di portarci in Riviera.
Zelda Fitzgerald, Renée Perle ed Eileen Grey sono tra le muse dello stilista. I capi sono studiati per essere indossati, ma soprattutto vissuti, ecco allora che in passerella sfilano una serie di total look in lino greggio, un filato non tinto che sembra iuta, talvolta lavorati con orli a frange. Mentre le silhouette strutturate dei classici cappotti assumono la delicata allure delle vestaglie da mare sbiadite dal sole.
È il vento a dare forma alla primavera estate 2023 firmata Calcaterra. Così, come il vento muove mari e scolpisce montagne, la collezione genera nuovi modi di costruire la forma che, privata della sua struttura originale, cade letteralmente sul corpo, evidenziandone una sensualità androgina e al tempo stesso estremamente femminile.
Il sautage in filigrana di rafia del total look giacca-pantalone rende alla vista uno scenografico effetto vetrata nel disegno floreale dagli echi geometrici, mentre maxi aperture circolari si allargano su gonne, giacche e abiti, dove il ricamo si intarsia sui profili, enfatizzandone la tridimensionalità con paillettes tonde tono su tono.
Entra anche il colore, come un soffio di vento inaspettato, e si stempera su un grain de poudre con un giallo citrine dalla straordinaria forza luminosa. Una forma nuova di poesia, che solo il vento può disegnare.
«C’era una volta un visionario immaginifico che organizza una poliedrica spedizione all’interno della Sardegna più inesplorata e preistorica per riportare agli antichi fasti un Teatro dell’Opera ormai sommerso dalle acque di un lago».
Inizia così il racconto onirico di Antonio Marras, fatto di personaggi di ogni carattere e personalità, accomunati dalla passione per l’avventura e la natura. I colori sabbia e tortora si affiancano a rose variopinte, pizzi chiari, tulli color verde acqua e damaschi bianco latte, in un incontro di anime.