ANSA/Paolo Giandotti - Ufficio stampa Presidenza della Repubblica
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Elezioni anticipate: perché Mattarella si oppone

Sono inconcepibili elezioni anticipate senza una nuova legge elettorale. È il duro messaggio che il capo dello Stato fa pervenire al presidente del Consiglio attraverso vie informali. Niente comunicati o dichiarazioni ma una ricostruzione affidata ad un quotidiano online per togliere al concetto tutti i crismi della ufficialità. Una uscita che mette momentaneamente la sordina al continuo balletto di indiscrezioni sulle mosse di Matteo Renzi in vista della delicata direzione Pd di oggi.

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La frenata sul voto anticipato

Già ieri, nel primo pomeriggio (quando si era già accesa la polemica sulla convocazione della Consulta per l'Italicum solo per il 24 gennaio) sono cominciate a circolare voci di una possibile frenata del premier sul voto anticipato. Solo dimissioni, previste sempre oggi subito dopo il via libera alla legge di Stabilità da parte del Senato con il voto di fiducia, ma niente riferimenti a date o scadenze elettorali.

Le due leggi

La notizia arriva però in tarda serata ed ha come protagonista l'inquilino del Colle, concentratissimo sulla crisi al buio che si sta aprendo, tanto da annullare tutti gli impegni fuori Roma. "È inconcepibile indire elezioni prima che le leggi elettorali di Camera e Senato vengano rese tra loro omogenee", spiega Mattarella rimarcando come "il risultato del referendum abbia confermato un Parlamento con due camere, regolate da due leggi elettorali profondamente differenti, l'una del tutto proporzionale, l'altra fortemente maggioritaria con forti rischi di effetti incompatibili rispetto all'esigenza di governabilita'".

Transizione ordinata

Da qui l'esigenza, per il Colle, di una nuova legge elettorale e dunque di un governo che assicuri una transizione ordinata, nel rispetto della sovranità del Parlamento come "soluzione obbligata prima che di buon senso". "Ovvie ragioni di correttezza istituzionale richiedono prima di andare a nuove elezioni -approfondisce il capo dello Stato - di attendere le conclusioni di quel giudizio il cui esito non è ovviamente prevedibile".

Quale governo assicuri questo percorso è, innanzitutto, nelle mani di Renzi. E affidato alla volontà del Parlamento, perché sin dall'inizio di questa crisi il capo dello Stato si è posto come arbitro e garante, osserva il quotidiano on line. La risposta - sempre informale - da Palazzo Chigi non si è fatta attendere. Matteo Renzi indicherà oggi un bivio: o un governo di responsabilità nazionale con la più ampia partecipazione delle forze politiche per affrontare le scadenze del paese, o elezioni.

Le divisioni delle opposizioni

Tutto questo, mentre le opposizioni, dalla Lega a Forza Italia - già fortemente innervosite per il forte ritardo della convocazione della Consulta, annunciano battaglia al Senato contro la fiducia alla manovra. Il ritardo della Consulta comporterà - attaccano leghisti e azzurri - una tempistica lunga per avere legge elettorale funzionante, rispetto all'ipotesi di voto anticipato a febbraio. A questi due partiti del centrodestra si uniscono poi i 5 stelle per bocciare qualsiasi possibilità di governi di unità nazionale. Ipotesi che può aver forse solleticato le fantasie di Silvio Berlusconi, dopo l'esperienza del Nazareno, il quale però si trova di fronte alla realtà di un partito diviso e preoccupato di non dare ulteriori spazi alla Lega di Salvini a destra. (ANSA).

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