Economia
September 25 2017
“Dipende tutto da quanto male andrà”. Così Wolfgang Bauer, tedesco doc e gestore di fondi della casa d'investimenti britannica M&G, aveva descritto alla vigilia del voto i possibili scenari del dopo elezioni in Germania. Ora che il responso delle urne è arrivato, si può dire che per la cancelliera Angela Merkel non è andata molto bene. La leader della Cdu ha vinto le elezioni con il 33% circa dei voti, è vero. Ma ha perso quasi 8 punti percentuali e 65 seggi rispetto a 4 anni fa.
Il dato più importante che emerge da queste elezioni, però, è che il calo della Merkel è la diretta conseguenza dell'affermazione dell'AFD, il partito dell'ultradestra nazionalista e antieuropeista. Dunque, un interrogativo nasce spontaneo: cosa c'è da aspettarsi adesso per la politica economica tedesca, che ha sempre ripercussioni sull'intera Eurozona? La risposta dipende anche da quale compagine di governo uscirà dalle urne. Se l'Spd si ritira dalla grande coalizione, come dichiara di voler fare, si andrà probabilmente a un'alleanza Giamaica, tra i democristiani della Merkel, i liberali e i verdi.
Aldilà della possibile composizione di governo, Bauer paventa il rischio che l'affermazione della destra costringa la cancelliera a “riorientare la sua agenda verso politiche più conservatrici”. “I mercati si aspettavano che queste elezioni permettessero una cooperazione tra la Merkel e il presidente francese Macron nel fornire ulteriore sostegno all'euro con conseguenti vantaggi per i mercati azionari europei, , dice Paul Hatfield, capo degli investimenti di Alcentra, società di gestione del gruppo BNY Mellon Im, che aggiunge:"ma l'affermazione dell'Afd adesso potrebbe condizionare la cancelliera”.
La vittoria della destra, insomma, potrebbe far nascere una nuova Merkel molto meno europeista di prima, assai poco disposta a chiudere un occhio di fronte alle richieste di sforamento dei deficit di bilancio dei paesi del sud, Italia compresa. Resta da capire, invece, cosa accadrà nella corsa alla guida della Banca Centrale Europea, visto che il mandato dell’attuale presidente Mario Draghi scadrà nel 2019.
La Germania ha un candidato forte, Jens Weidmann, attuale presidente della Bundesbank, la banca centrale tedesca. Tuttavia, secondo Bauer, una Merkel indebolita politicamente come oggi potrebbe avere molte meno carte da giocare con i partner dell’Eurozona per affermare il suo candidato.
Un altro punto interrogativo per il dopo elezioni riguarda la Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Come si comporterà la Germania nei negoziati? “Il Regno Unito è il terzo mercato di esportazione per le imprese tedesche”, dice ancora Bauer, “da pragmatica quale è, mi aspetto che la Merkel punti a una soluzione di buon senso, per consentire alle imprese del suo paese di continuare a vendere beni e servizi in Gran Bretagna anche dopo la Brexit, con il minimo di barriere tariffarie e normative”.
Infine, un’ultima incognita riguarda i mercati finanziari, che per il momento non hanno reagito con grandi scossoni all’esito elettorale tedesco. Tuttavia, gli analisti non nascondono qualche preoccupazione nel medio e lungo termine. “Da stasera la Germania è diventata meno prevedibile e i mercati dovrebbero tenerne conto”, ha commentato subito dopo il responso delle urne Elliot Hentov, analista di State Street Global Advisors.
Di fronte al rischio di instabilità politica in Europa, Christophe Bernard, responsabile strategie di investimento della casa di gestione svizzera Vontobel Am, ritiene possibile un nuovo allargamento degli spread, cioè i differenziali di rendimento tra i titoli di stato della Germania (Bund) e quelli dei paesi periferici (come i Btp Italiani).
Paola Toschi, market strategist di J.P. Morgan Asset Management, pensa invece che l’impatto della consultazione elettorale sarà limitato nel breve periodo. Più importante sarà vedere il lungo processo di formazione del governo e sapere se al ministero dell’Economia verrà confermato Wolfgang Schauble, “figura molto popolare in Germania per il suo approccio fermo nei confronti delle richieste europee”. Il tempo dirà insomma se le elezioni di ieri sono state davvero un nuovo terremoto per tutto il Vecchio Continente.