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June 18 2017
Come previsto, in Francia Emmanuel Macron e il suo partito En Marche hanno fatto l'en plein: alle elezioni legislative di domenica 18 giugno e dopo aver conquistato l'Eliseo, ha ottenuto la maggioranza assoluta anche all'Assemblée nationale (il parlamento francese) con oltre 350 seggi. Ma accusa anche il grande astensionismo, mai così forte: il 56%, tanto che Jean-Luc Melenchon, leader del partito di sinistra francese, ha parlato di "maggioranza senza legittimità".
Stremati gli altri partiti. Restano in piedi i repubblicani con oltre 100 deputati. I socialisti sono decimati con soli 50 seggi mentre Marine Le Pen e il suo Front National con 8 seggi restano ben lontani dai 15 deputati necessari per formare un gruppo parlamentare cosa che riesce invece ai radicali di sinistra di Jean-Luc Melenchon, che avranno una trentina di rappresentanti.
Un'assemblea tutta nuova, un'ondata di esordienti, una "quasi-parità" uomo-donna - 246 su 577 - e tanti personaggi che hanno dato l'addio. La media di età, dopo il primo turno, è scesa da 55 anni a 48. Ecco come si presenta l'organo legislativo francese.
Passano tutti i 6 ministri del governo in carica, Richard Ferrand (Coesione territori), Bruno Le Marie (Economia), Christophe Castaner (Rapporti con il Parlamento), Marielle De Sarnez (Affari europei), Mounir Mahjoubi (Digitalizzazione) e, unica a tremare fino all'ultimo, Annick Girardin, ministra dell'Oltremare.
Certo l'affluenza è stata molto bassa: a votare è andato un francese su due. Nonostante il suo "En Marche" ottenga, con gli alleati centristi, circa 360 seggi, un'ottantina in piu' rispetto a quanti ne bastano per avere mani libere, Emmanuel Macron non si mostra alle telecamere, e preferisce mandare il suo primo ministro Edouard Philippe a dire che è stata una "vittoria chiara che ci rende felici". Tutto qui, ed il suo quartier generale si svuota subito dopo.
Ma c'è di più: dai ranghi di En Marche! ci si auspicava una vittoria ampia (la maggioranza assoluta scatta a 286) ma non schiacciante, cosi' da evitare al neonato movimento - che presenta un esercito di debuttanti - di avere fra i propri seggi troppi politici completamente privi di esperienza.
Come ha subito sottolineato - in pieno stile Macron - il portavoce del governo e ministro dei rapporti con il Parlamento, Christophe Castaner, "oggi non è una vera vittoria. La vera vittoria sarà tra 5 anni, quando le cose saranno davvero cambiate per la Francia". Il primo ministro, Edouard Philippe, ha osservato che "i francesi hanno preferito la speranza alla rabbia".
È il Psf (partito socialista francese) a pagare il prezzo più alto: ha perso l'80 percento dei seggi. Il segretario, Jean-Christophe Cambadelis, ammette: "La sconfitta è bruciante e senza appello. La sinistra deve cambiare radicalmente nella forma e nella sostanza ed aprire una nuova fase per combattere il nazionalismo ed il neoliberismo". Risultato: lui se ne va. "Il partito sarà gestito da una segreteria collettiva, io mi assumo le mie responsabilità", spiega.
Ma anche il Front National ha poco di che gioire: un mese e mezzo fa Marine Le Pen metteva paura a Macron al ballottaggio per le presidenziali, oggi è eletta per la prima volta all'Assemblea Nazionale ma con soli otto deputati. Per capire: i socialisti - usciti distrutti - di seggi ne hanno una cinquantina.
La rabbia c'è. Il suo ex rivale Macron "ha fatto precipitare il Paese nell'indifferenza", accusa, riferendosi alla scarsa affluenza. E poi aggiunge: "Questo processo è profondamente antidemocratico. Noi al ballottaggio delle presidenziali abbiamo raccolto 6 milioni di elettori, ed oggi abbiamo così pochi deputati. È vitale per la democrazia che si introduca il metodo proporzionale".
Parole opposte e quindi simili a quelle di Jean-Luc Melenchon, che di seggi ne ottiene una ventina e ha poco di cui lamentarsi. Per lui pero' il dato politico centrale e' "l'astensione schiacciante", un vero e proprio "sciopero del nostro popolo". Quindi si dovra' tenere un "referendum per dire si' o no a se una minoranza possa detenere tutto questo potere". Una proposta che sa di utopia.
Nel frattempo i Repubblicani di Fillon guardano il quadro e lasciano trapelare una certa dose di soddisfazione: portano a casa 115 seggi. L'effetto assorbimento da parte di En Marche non c'è stato.