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March 05 2018
L'Italia come previsto, all'indomani dal voto, si è svegliata a 5 Stelle. Quello che non era previsto però è che in questo quadro di instabilità politica a dominare fossero pesantemente i due movimenti di protesta che abitano nel nostro arco costituzionale.
La Lega Nord nata all'indomani di Tangentopoli e il Movimento 5 Stelle che fin dai primi “Vaffa day” si è sempre opposto ai malcostumi della casta. Seppure inconcludenti sul piano politico, i grillini anche dove hanno governato non hanno dimostrato grandi capacità eppure la loro inesperienza continua a rimanere una garanzia per gli elettori che gli hanno regalato un 30% di consensi alle urne.
Quello che più colpisce è la desertificazione della sinistra e del Pd. Renzi in 14 mesi ha perso il 20% dei consensi e un pezzo di partito confluito in LeU che da solo supera di poco il 4%. Al dato nazionale si somma anche la sconfitta all'uninominale di alcuni big sui territori come Dario Franceschini, Deborah Serracchiani, Teresa Bellanova, Marco Minniti. Uomini chiave del governo Gentiloni e da sempre elogiati come esempi di buon governo da Matteo Renzi.
Sull'immediato ci si aspetta una resa dei conti interna al partito, ma sul lungo periodo, una volta deposte le armi di guerra, sarà il caso di analizzare le ragioni di uno schema che non funziona più e di un leader che ha logorato il suo consenso.
Meglio non va al centrodestra dove Forza Italia, Fratelli d'Italia e Noi con l'Italia di Raffaele Fitto rimangono oscurati dalla forza trainante di Matteo Salvini e dalla sua retorica antieuropeista, anche se i candidati Bagnai e Borghi, gli economisti antieuro, non sono stati eletti nei collegi uninominali dove si scontravano con Pier Carlo Padoan, Ministro dell'economia uscente, e Matteo Renzi.
Da oggi si aprono le stagioni delle manovre e dei calcoli. Addizioni che oggi potrebbero dare vita a maggioranze alternative a quelle che avremmo prefigurato fino a qualche giorno fa. Il centrodestra pur essendo numericamente la prima coalizione non ha i numeri sufficienti per formare un governo, mentre l'alleanza della Lega Nord con i 5 stelle di Di Maio supererebbe il 50 per cento.
Come previsto, ci siamo svegliati nell'instabilità, ma con un'Italia che da nord a sud ha premiato i movimenti antisistema che dovranno sedere ad un tavolo per non sciupare l'occasione di formare un esecutivo, il primo a livello europeo con queste caratteristiche.