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March 16 2018
La campagna elettorale in Russia è arrivata al termine: domenica 18 marzo la Federazione russa sceglie il suo nuovo presidente anche se in realtà nuovo non sarà, perché per Vladimir Putin si annuncia il quarto mandato. Per nessuno dei candidati in corsa per la guida del Paese, infatti, ci si attende un risultato tale da impensierire l'ex agente del KGB ed ex premier, nonché leader indiscusso del Cremlino da 18 anni.
L'esito del voto, seppure dato per scontato, peserà però sugli assetti mondiali e avrà influenze sulle crisi al momento più delicate, a partire da quelle siriana e nordcoreana.
I cittadini russi sono chiamati alle urne domenica 18 marzo per il primo turno delle presidenziali. Il sistema di voto è analogo a quello francese. Nel caso nessun candidato ottenesse la maggioranza assoluta, gli elettori torneranno al voto per il ballottaggio l'8 aprile. Su base proporzionale sarà invece definita la nuova composizione del parlamento russo, la Duma.
Alle ultime elezioni, nel 2012, Vladimir Putin ha vinto al primo turno con il 63,6% di preferenze, che hanno permesso alla sua formazione, il Partito Nazionalista Russia Unita, di ottenere 140 deputati sui 225 totali della Duma.
Per poter partecipare alle elezioni, i partiti devono far parte di quelli attualmente presenti nella Duma. Quelli che non lo fossero possono presentarsi al voto solo raccogliendo almeno 105.000 firme. Per gli indipendentisti le firme necessarie sono 315.000.
Con il principale oppositore fuori gioco, per Putin la strada si presenta in discesa. Alexey Nalvany, infatti, è stato giudicato incandidabile con un voto unanime da parte della Commissione elettorale russa, a causa di due condanne giudiziarie, una delle quali a febbraio 2017 per distrazione di fondi.
L'avvocato e blogger 42enne, che guida dal 2011 una fondazione anti-corruzione, ritiene però che i procedimenti contro di lui siano meramente politici. A dicembre 2016 aveva presentato la propria candidatura raccogliendo 700 mila firme, quando ne erano sufficienti poco più di 100.000.
Sulla sua esclusione si è pronunciata anche la Commissione europea, secondo cui esistono "seri dubbi sul pluralismo politico in Russia". Nel 2016 la Corte europea dei diritti umani aveva ritenuto iniquo il processo che nel 2013 lo ha portato alla condanna a 5 anni di carcere per appropriazione indebita. Una sentenza prima sospesa, poi revocata dalla corte suprema russa, con l'ordine di "riesaminare il caso".
L'oppositore, che ha subito un'altra condanna in un processo per motivi finanziari (tre anni e mezzo con la condizionale per il cosiddetto Yves Rocher Affaire, insieme al fratello), conta un vasto seguito soprattutto tra i più giovani e istruiti.
Tra marzo e giugno scorsi ha organizzato (ed è stato arrestato, scontando complessivamente 60 giorni in cella) sit-in e proteste contro il governo Medvedev, accusato di corruzione, e contro lo stesso Putin.
Il suo invito a boicottare il voto del 18 marzo, proclamando uno "sciopero degli elettori", potrebbe influire sull'affluenza alle urne delle giovani generazioni.
Senza il maggior oppositore di Putin, Alexey Navalny, sono 8 i principali candidati alle presidenziali.
Putin (65 anni), pur militando nel Partito Nazionalista Russia Unita, si presenta come indipendente. A sostenerlo ci sono però formazioni che gravitano nel Fronte Popolare Russo, che raggruppa circa 1.500 piccole formazioni conservatrici.
Tra le altre formazioni in campo c'è il Partito Liberale con Vladimir Zhirinovsk, un ultranazionalista 71enne, che parla cinque lingue (oltre al russo anche l'inglese, il francese, il tedesco e il turco). Già candidato nel 1991, ora ci riprova ed è considerato il "Donald Trump di Russia": tra i suoi obiettivi c'è quello di far tornare grande la Russia, di rafforzare la sicurezza militare, contrastare la corruzione e i movimenti separatisti. Alle ultime elezioni il suo partito ha ottenuto il 13,5%.
In corsa per le presidenziali c'è anche il Partito Comunista, che un tempo contava su un ampio bacino di voti, ma che si è progressivamente indebolito: nel 1996 si avvicinò al successo (andato poi a Boris Yeltsin), salvo poi perdere consensi nel corso dei decenni. Guidato a lungo Gennaij Zyuganov si presenta al voto con il 58enne Pavel Grudinin, scelto per ringiovanire il partito in occasione del Congresso del 23 dicembre 2017. Laureato in Ingegneria meccanica, è stato CEO della Lenin State Far, un'importante azienda agricola russa.
Sergey Baburin, 59enne professore di Diritto, si presenta con Unione russa dei popoli, un movimento conservatore nazionalista. Il candidato del Partito della Crescita, nonché suo fondatore, è invece Boris Titov, 58 anni, un passato da uomo d'affari, ex commissario presidenziale per i diritti degli imprenditori; è sostenuto soprattutto dalla classe media e ha un programma improntato a un maggiore liberismo economico.
Sempre tra i candidati più noti c'è Grigory Yavlinsky, 65enne leader del partito liberale sociale Yabloko.
Tra gli outsider e novità di questa tornata elettorale anche una donna, la presentatrice TV Ksenia Sobchak: è la figlia dell'ex sindaco di San Pietroburgo nonché uomo con cui Putin ha mosso i primi passi in politica. Dopo aver ufficializzato la sua candidatura la giornalista 36enne sostiene una lista civica di orientamento liberale, spiegando di correre "contro tutti".
Infine, Maxim Suraykin, 39 anni, è il candidato del partito Comunisti di Russia, che rappresenta l'ala conservatrice stalinista, che vorrebbe restaurare l'URSS.
Non ce l'ha fatta a ottenere una candidatura il leader del Partito monarchico,Anton Bakov. Attivitsta dei diritti umani e uomo d'affari, è famoso per aver restaurato l'Impero dei Romanov, detto anche Trono imperiale o Impero russo, una micro nazione nata nel 2011 per volontà dello stesso Bakov, che idealmente rappresenta la prosecuzione della dinastia degli Zar di Russia. A guidarla è il principe Nicholas III.
Fino al 2012 le presidenziali russe si svolgevano ogni 4 anni: da quella data, invece, il mandato è stato portato a 6 anni. Putin ha già trionfato in tre elezioni consecutive: nel 2000, nel 2004 e nel 2008. In quell'anno aveva però lasciato il mandato a Dmitry Medvedev, diventando premier, salvo poi tornare presidente nel 2012 (mentre Medvedev ricopre attualmente proprio il ruolo di capo del governo).
I più recenti sondaggi davano ancora per certa la vittoria di Putin, seppure con un calo di consensi: 57% rispetto al 70% registrato a gennaio. I consensi sarebbero diminuiti soprattutto nelle grandi città, rimanendo invece a livelli molto elevati nelle province.
La data delle presidenziali, inizialmente programmate per l'11 marzo, è ricaduta sul giorno del quarto anniversario dell'annessione della Crimea alla Russia. Sabato, vigilia del voto e giornata di silenzio elettorale, la TV di Stato trasmetterà un documentario sull'operazione militare, al centro delle contestazioni della comunità internazionale, che però viene presentata da Mosca come un successo in termini militari e politici.
Lo stesso Vladimir Putin l'ha più volte celebrata come segno della rinnovata grandezza della Russia, spiegando che la disgregazione dell'ex Unione sovietica rappresenta un errore del passato.
Negli ultimi giorni di campagna elettorale Putin non ha mancato di rivolgersi, oltre che al popolo russo, anche a Washington e al Pentagono, ad esempio in occasione del discorso alla nazione. Non a caso ha scelto gli ultimi 10 giorni prima del voto per presentare il Samrat, il nuovo potente missile balistico intercontinentale, in grado di rispondere alle possibili minacce Usa.
Non sono poi mancate accuse esplicite di interferenza nel voto russo, in occasione di un'intervista del capo del Cremlino alla NBC: "Interferite costantemente nella nostra vita pubblica", ha dichiarato Putin. Secondo un funzionario russo ci sarebbero prove di tentativi di influenza americana sull'esito della consultazione elettorale. Per il vice ministro degli Esteri, Ryabkov, le stesse sanzioni statunitensi contro la Russia avrebbero lo scopo di condizionare l'opinione pubblica e dunque il voto.
A sorvegliare sulle presidenziali ci saranno comunque osservatori internazionali dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione (Ocse), che stima di impiegarne circa 500 in Russia.
La Russia conta su una popolazione complessiva di 142 milioni di abitanti. Gli aventi diritto al voto sono quasi 109 milioni, ai quali si aggiungono 1.875.000 russi residenti all'estero. Importante sarà il dato relativo all'affluenza al voto, che i sondaggi stimano nel 58%. Sono 94.500 i seggi all'interno della Federazione russa, 369 quelli dislocati in 145 Paesi esteri.