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February 16 2016
A questo punto all'appello manca solo il nome del candidato sindaco grillino. Per il resto lo scenario è ormai quasi definito. Resta infatti solo da conoscere il nome del vincitore delle primarie di centrosinistra e, principale incognita, se scenderà di nuovo in campo l'ex Ignazio Marino o se per la sinistra anti-Pd resterà il solo Stefano Fassina.
Completo, invece, il quadro del centrodestra: con Alfio Marchini si è schierato il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega puntano invece sull'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso mentre Francesco Storace correrà per conto suo.
Elezioni per il sindaco di Roma: i partiti nel caos
Voto on line per i 5 Stelle
Ieri i circa 9.500 iscritti romani al Movimento 5 Stelle hanno cominciato a visionare i video di presentazione dei 209 aspiranti alla carica di primo cittadino della Capitale. L'inizio delle votazioni è fissato, al momento, a venerdì prossimo. E nel giorno in cui il nome di Beppe Grillo scompare dal logo, nei filmati della durata di 2 minuti per ciascuno che accompagnano l'autocandidatura, rimane invece in bella vista. Svista, problema tecnico o scelta precisa per rimarcare che chiunque sarà eletto a giugno, soprattutto i futuri consiglieri, sarà tenuto a seguire le direttive impartite dall'alto pena una multa da 150mila euro?
Tra i candidati c'è un po' di tutto: agenti di polizia, vigili urbani, ex militari, programmatori informatici, impiegati, docenti universitari, avvocati, sindacalisti, casalinghe e insegnanti di balli caraibici. Pure una pensionata di 70 anni “nonna e single per scelta”. Età media 47 anni, nessuna militanza precedente in altri partiti e tanta voglia di mettersi in mostra. Ma, secondo tutti i pronostici e salvo sorprese, alla fine la partita dovrebbero giocarsela i due ex consiglieri Marcello De Vito e Virginia Raggi.
Il primo, già candidato sindaco del Movimento nel 2013, ha come sponsor Roberta Lombardi, “madrina” di queste comunarie e protagonista del video in cui, la prima deputata pentastellata a ricoprire il ruolo di capogruppo alla Camera, lancia un appello agli iscritti a partecipare al voto che è un diritto ma anche soprattutto un dovere. L'altra, avvocato di professione (come De Vito), è invece la preferita di Casaleggio e quindi, sul territorio, di Alessandro di Battista, l'unico a trovarsi nelle condizioni di poter davvero puntare al Campidoglio se non fosse che le regole del Movimento impediscono di candidarsi a chi già svolge un altro incarico nelle istituzioni.
Centrodestra con Bertolaso
Una sua vecchia conoscenza è infatti anche l'ex capo della Protezione civile Bertolaso che proprio con Rutelli fu protagonista del memorabile Giubileo del 2000, un successo organizzativo riconosciuto a livello planetario. Un successo che però non sembra rivelarsi sufficiente, al candidato del centrodestra, per allontanare da sé le critiche che in questi giorni gli stanno piovendo addosso da più parti.
Il suo nome, indicato da Silvio Berlusconi (che Bertolaso ha dichiarato di non aver mai votato essendo sempre rimasto lui “un vecchio democristiano”) dopo giorni di trattative infuocate soprattutto con Giorgia Meloni (che i democristiani non li ha mai potuti soffrire), è un boccone abbastanza indigesto da digerire per una buona parte del centrodestra capitolino.
A cominciare proprio dalla leader di Fratelli d'Italia e dallo stesso Salvini soprattutto dopo la battuta di ieri sulle ruspe che Bertolaso non intenderebbe usare contro i rom. Così, se il centrosinistra gli rinfaccia le inchieste in cui l'ex capo della Protezione civile è ancora coinvolto, quelli della sua parte la considerano una candidatura debole. Per Gianni Alemanno “è stato scelto a tavolino e con lui il rischio è quello di non andare nemmeno al ballottaggio”, Marchini lo definisce “una foglia di fico per i partiti” come lo fu Marino per il centrosinistra nel 2013. E affondi arrivano anche da Ncd, sponsor politico dell'ingegnere ex calce e martello.
Corsa a due nel Pd per Giachetti e Morassut
I sondaggi, ad oggi, danno 5Stelle e Pd sostanzialmente appaiati, con i dem un punto in avanti. L'esito non è scontato anche perché, nemmeno nel centrosinistra, la battaglia vera e propria è ancora partita. Sulla carta il predestinato a correre per la fascia di sindaco dovrebbe essere Roberto Giachetti. Ma la corsa del vicepresidente della Camera, catapultato da Matteo Renzi sul ring romano, stenta a decollare.
I toni mantenuti finora nei confronti del suo principale competitor, Roberto Morassut - l'ex assessore all'urbanistica di Walter Veltroni indicato come il candidato della minoranza Pd – sono improntati al reciproco fair play. Tanto che, qualche giorno fa, il presidente dei dem e commissario romano Matteo Orfini ha cercato di suonare la sveglia invitando i candidati alle primarie del 6 marzo a mettere un po' di pepe nella competizione. Anche perché il risultato non è affatto così scontato come potrebbe apparire.
Il ruolo di Rutelli
Il risultato delle primarie comunque non è scontato per niente. Da una parte perché Roma è una città ancora non completamente convertita al renzismo e dove nomi come quelli di Massimo D'Alema e Goffredo Bettini conservano un peso non indifferente. Dall'altra perché nemmeno tra tutti i renziani, della prima o dell'ultima ora, c'è piena soddisfazione. Senza contare il ruolo che sta via via assumendo l'ex sindaco Francesco Rutelli.
Teoricamente Giachetti dovrebbe essere il suo candidato naturale, avendolo avuto all'epoca come proprio capo segreteria. Eppure l'impressione è che egli voglia ancora tenersi le mani libere. Sabato prossimo è in programma un nuovo appuntamento della sua associazione “La prossima Roma”. Lui ha invitato tutti, compresi Guido Bertolaso e Alfio Marchini. Ma è possibile che a disertare l'incontro possa essere proprio Giachetti. D'altra parte Rutelli l'avevo detto che in corsa, in ogni schieramento, ci sono quasi tutti “suoi uomini”. Chi sceglierà alla fine?
Alla sinistra del Pd l'incognita Marino
Alla sinistra del Pd, in chiave anti renziana, prosegue ininterrotto il dialogo tra l'ex viceministro del governo Letta, Stefano Fassina, e l'ex sindaco Ignazio Marino.
Quest'ultimo ha annunciato che qualora Marino decidesse di partecipare, ci saranno le primarie per scegliere chi dei due sarà il candidato di entrambi. Al momento l'unico a essere ufficialmente sceso in campo, e il primo a farlo, è Stefano Fassina. Un nome sul quale, tuttavia, la base di Sel-Sinistra italiana (il partito al quale ha aderito) si è divisa. C'è infatti una parte che ancora non ha digerito la fuga in avanti dell'ex dem e che ancora spera nella possibilità di riallacciare il dialogo con il Pd.
Un dialogo che né Fassina, né tantomeno Marino sembrano intenzionati a riprendere. Al punto che, in un eventuale ballottaggio tra il vincitore delle primarie del centrosinistra e il M5S, non è detto che l'ago della bilancia non finisca per pendere dalla parte dei grillini il cui elettorato da tempo Fassina accarezza.