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November 25 2016
La lunga mano della Russia dietro la campagna denigratoria sui social che tanto ha danneggiato HillaryClinton nella sua battaglia perduta contro Donald Trump: l'accusa è pubblicata oggi in prima pagina dal Washington Post. Mentre il fronte democratico cerca di convincere Hillary Clinton a chiedere il riconteggio in tre Stati e la candidata verde Jill Stein ha già abbondantemente raccolto la cifra per farlo, spunta un'altra ombra sulle presidenziali Usa dell'8 novembre. Un gruppo di ricercatori indipendenti che ha studiato attentamente l'alluvione di false notizie circolate durante la campagna e che alla fine hanno agevolato la vittoria di Trump, hanno dimostrato che la propaganda russa ha messo in piedi e ha diffuso una serie di articoli fuorvianti con l'obiettivo di danneggiare la Clinton e aiutare il candidato repubblicano.
Strumenti sofisticati
I russi hanno utilizzato una serie di sofisticati strumenti per spingere Donald Trump e affossare Hillary Clinton. Attraverso varie piattaforme, punta il dito il giornale americano, hanno attaccato la democrazia americana in un momento in cui era particolarmente vulnerabile. Trolls hanno rilanciato e amplificato le posizioni dei siti di estrema destra che ritraevano la Clinton come un'imbrogliona al soldo della finanza internazionale e intenta a nascondere i suoi gravi problemi di salute. Lo sforzo propagandiscono ha anche cercato di amplificare la presenza di tensioni internazionali e paventare il rischio di imminenti ostilità con Mosca. Sono due i team di ricercatori indipendenti che sostengono di aver trovato le prove che i russi hanno sfruttato le piattaforme tecnologiche americane. Ovviamente i ricercatori non hanno fornito prove decisive del fatto che la campagna russa sia stata decisiva per le elezione di Trump, ma la campagna rientra in una strategia che alla fine è risultata molto efficace, avendo raggiunto l'obiettivo di inculcare in molti la sfiducia verso la democrazia americana e nei suoi leader
Clima da Guerra fredda
Vogliono minare la fiducia verso il governo americano e i suoi interessi", ha detto Clint Vatts, del Foreign Policy Research Institute, che insieme a altri due ricercatori studia la propaganda russa dal 2004. "Era il loro modello di riferimento durante la Guerra fredda, il problema è che prima dell'epoca dei social media era tutto più difficile da realizzare. Tutto è elencato in "Trolling for Trump: how russian is trying to destroy our democracy", raporto apparso su un blog dedicato alla sicurezza nazionale intitolato War on the Rocks. L'altro gruppo che si è occuipato dei fake si chiama PropOrNot e pubblicherà oggi i risultati delle sue ricerche, una parte dei quali sono stati anticipati anch'essi dal Washington Post. Il gruppo ha individuato più di 200 siti web che hanno rilanciato la propaganda russa durante le elezioni, attraendo almeno 15 milioni di americani su Facebook. Le storie propagate dalla disinformazone russa sono state rilanciate più di 213 milioni di volte. Alcuni di coloro che hanno fatto da cassa di risonanza erano parte integrante della propaganda, ma altri erano "utili idioti", collaboratori inconsapevoli.
Alcune di queste storie sono state originate da media ormai conosciuti a livello internazionale come Sputnik o Russia Today, che si presentano con lo stile e il tono di organi di informazioni indipendeti, ma a volte pubblicano storie fuorvianti o amplificano storie che già circolavano in rete, identificandole come trendy topics e a volte sono addirittura finiti sui mainstream della stampa americana. La velocità e il coordinamentro di questi sforzi hanno consentito a queste notizie di competere con quelle tradizionali in fatto di audience. Uno dei primi e più allarmanti tweet, quando la Clinton fu colta da un malore l'11 settembre durante la cerimonia di commemorazione Ground Zero, arrivò dai trolls russi.(AGI)