Economia
April 19 2022
Il nome di Elon Musk non può che essere declinato a suon di aggettivi. Visionario, folle, illuminato, eclettico, poliedrico; ma anche furbo, doppiogiochista, egoista e auto-riferito. E’ vero tutto e il contrario di tutto: Elon Musk è il più grande bluff della storia dell’umanità o è un genio assoluto che sta rivoluzionando il futuro dell’uomo sul pianeta? Riuscirà (anche) ad appendere Twitter nella bacheca dei suoi successi o la bolla intorno a lui esploderà prima del previsto?
La risposta la darà la storia mentre, al momento, sviscerare la personalità di questo cinquantenne dal capitale personale di 273 miliardi di dollari (per intenderci: il Pil della Nuova Zelanda è di “soli” 200 miliardi) è tanto complesso quanto tutto sommato inutile quando a parlare ci pensano i numeri della sua vita.
E’ la data di nascita di Elon Musk, figlio di una modella e nutrizionista – Maye Eldeman – e dell’ingegnere elettronico Errol Musk. Il giovane Elon è un bambino schivo e bullizzato. A 10 anni – autodidatta – programma il suo primo computer, a 12 viene buttato giù dalle scale da un compagno di classe che lo accusa di essere un secchione, gli rompono naso e occhiali. Finisce in ospedale; si iscrive a diversi corsi di difesa personale, arti marziali e tecniche d’attacco e mette a fuoco, per la prima volta, che nulla per lui è impossibile. A 16 anni è un ragazzone alto 180 cm, con muscoli di ferro e cervello che non si ferma mai.
Sono le lauree di Elon Musk. Il futuro patron di Tesla Motors, SpaceX, Neuralink, SolarCity, The Boring Company, nonché cofondatore di PayPal e OpenAI, e fautore del sistema di trasporto veloce Hyperloop si è laureato prima in Fisica all’Università della Pensylvania e poi in Economia alla Wharton School of Business, una delle più importanti e prestigiose al mondo.
Elon in seguito aveva iniziato un dottorato in Fisica applicata e Scienza dei materiali alla Stanford University, che però ha abbandonato per fare l’imprenditore. Secondo lui dominando le fonti di energia rinnovabili e inserendosi nel mercato delle spedizioni dell’uomo nello spazio avrebbe conquistato il mondo. Alla fine (almeno fino a questo momento) non si è sbagliato di tanto.
E’ la cifra frutto della prima vendita di una sua “creatura”. Si tratta di Zip2, un’azienda di fornitura di contenuti online fondata col fratello nel 1995. I Musk l’hanno venduta ad AltaVista di Compaq portando a casa anche una stock option di 34 milioni di dollari. Il capitale è stato subito reinvestito nuova società: X.com. L’impresa forniva servizi finanziari e pagamenti online attraverso la mail, questa società sarebbe diventata successivamente PayPal.
E’ la cifra alla quale, nel 2002, Musk decide di vendere il servizio X.Com ad eBay che poi lo trasformerà in PayPal.
Sono le società connesse una all’altra che, insieme, puntano a rivoluzionare il futuro della mobilità sostenibile e dei viaggi nello spazio.
Si tratta di Tesla (auto elettriche), SpaceX (razzi spaziali) e SolarCity (che rifornisce di pannelli solari mezzo mondo) fondate quasi in contemporanea a inizio degli anni 2000.
E’ la cifra che sborsa, di tasca sua, per inseguire il suo più grande sogno, ovvero quello di trovare un modo ecosostenibile per mandare uomini e mezzi nello spazio in vista di una futura colonizzazione planetaria quando il pianeta non sarà più abitabile. Nasce così, dal sogno di un ragazzone dall’intelligenza ipertrofica, Space X, la società che – creando la tecnologia idonea a realizzare razzi riutilizzabili – promette di portare l’uomo in giro nello spazio. Il suo primo razzo si chiama Falcon 1, in onore alla saga di Star Wars. Di Falcon in Falcon Musk è riuscito a ottenere la fiducia della Nasa e la sua è stata la prima impresa privata che ha fatto arrivare sano e salvo un equipaggio umano sulla Stazione Spaziale Internazionale che oggi rifornisce di persone e merci
Il costo della prima vettura Testa, la Roadster, prodotta dall’azienda comprata da Musk nel 2003 quando ha accettato la sfida di rivoluzionare il mercato delle auto puntando sulla mobilità elettrica come alternativa ai combustibili fossili. L’azienda viene comprata per sette milioni di dollari. Testa ora vale 400 miliardi di dollari circa di capitalizzazione in borsa: più di tutte e sei le maggiori case automobilistiche del mondo messe insieme. Come questo sia possibile a fronte del numero (tutto sommato irrisorio) di auto vendute è presto detto. Musk vende aria. Pulita.
E’ il denaro entrato nelle casse di Tesla lo scorso anno grazie alla vendita di crediti “green”. Il grosso del business (al momento) di Testa è proprio quello della cessione di crediti “green” alle case automobilistiche (e non solo) che superano le soglie imposte dalle differenti autorità in materia. Invece che investire in efficienza energetica e nuove tecnologie le case automobilistiche tradizionali preferiscono compensare le emissioni comprando “aria pulita” e Musk incassa.
Nell’anno della pandemia il valore delle azioni di Tesla è cresciuto del 900%, una cifra monster che “puzza” di bolla finanziaria lontano chilometri, eppure il titolo regge.
Anche in questo caso c’è dietro la testa dell’economista unita a quella dell’imprenditore. Fin dal 2012 Musk ha stipulato un piano di opzioni decennale che prevedevano 5,2 milioni di opzioni da esercitare a un prezzo di soli 31,7 dollari. Quelle stock option le ha vendute man mano che salivano i prezzi di Borsa fino all’assurda cifra di oltre 1.000 dollari per azione. Nel 2018 ha attivato un altro piano di stock options per oltre 20 milioni di opzioni che - esercitate ai prezzi del picco del titolo - valgono incassi personali per oltre 20 miliardi di dollari.
Giocando con le sue doti di economista e imprenditore (e con le coronarie dei mercati) a volte decide di vendere all’improvviso interi pacchetti di azioni. L’ultima volta lo ha fatto con un tweet in cui chiedeva ai follower l’assenso a vendere pacchetti di azioni Tesla, in spregio all’iniziativa di Biden che vuole tassare le plusvalenze azionarie dei grandi padroni della corporate America. Lo scorso dicembre ha venduto 1 milione di pezzi Tesla per un incasso di 1 miliardo. Musk secondo i dati della Sec avrebbe piazzato sul mercato nell’arco del 2021, oltre 15 milioni di azioni (per un controvalore tra i 10 e i 15 miliardi), pari a circa il 10% della sua quota. In pratica funziona così: lui incassa; il titolo accusa il colpo, scende in Borsa e provoca perdite ai piccoli azionisti. A questo punto lui esercita subito dopo le sue opzioni e ricompra a prezzi più bassi reintegrando la sua quota al 17%. E ci guadagna il doppio.
Ovvero il 30% in più della manovra finanziaria italiana che vale 32 miliardi. Per questa cifra Musk vorrebbe comprarsi un “giochino” nuovo, ovvero Twitter. Il denaro è stato messo sul tavolo del principe saudita Al Waleed bin Talal Al Saud, presidente della Kingdom Holding Company, uno degli azionisti di maggioranza (insieme allo stesso Musk che detiene il 9% delle quote di Twitter) del social dell’uccellino azzurro. Il saudita ha fatto un salto sulla sedia ritenendo assolutamente inadeguata l’offerta di Musk. Temendo la scalata ostile il board di Twitter starebbe valutando – così scrive il Wall Street Journal - la cosiddetta Poison Pill, ovvero la “pillola avvelenata”. Si tratta di una serie di strumenti che hanno l'obiettivo di resistere a tentativi di scalata e quindi impedire a Musk di raggiungere la quota di maggioranza. Musk – come di consueto – non pare intenzionato a cedere con tanta facilità e ritiene che Twitter possa avere infiniti potenziali per niente sfruttati. Riuscirà il visionario progettatore del futuro dell’uomo a spuntarla anche questa volta?