Tecnologia
April 05 2022
Non bastavano i molteplici impegni legati alle società che ha fondato o contribuito a lanciare e finanziare, così Elon Musk ha deciso di prendersi anche una fetta di Twitter. Come certificato dai documenti pubblicati dalla Securities and Exchange Commission (SEC), l’organo che vigila sul mercato azionario statunitense, l'imprenditore sudafricano ha acquisito più di 73 milioni di azioni per una quota pari al 9,2% della società che gestisce il sito di microblogging. L'operazione si aggira sui 2,9 miliardi di dollari, tanti in valore assoluto, pochi considerato il patrimonio da quasi 300 miliardi di dollari dell'uomo più facoltoso del mondo.
Con questa mossa, Musk diventa il maggior azionista di Twitter, superando il fondo Vanguard e Morgan Stanley, titolari di una quota del capitale sociale pari, nell’ordine, a 8,79% e 8,76%. Che Musk abbia scelto Twitter non sorprende, poiché da anni è la piattaforma che utilizza per pubblicare qualsiasi tipo di messaggio, con il suo modo di fare a metà strada tra provocazioni e boutade che entusiasma i suoi 80,4 milioni di follower. Dopo aver concluso l'affare il 10 febbraio scorso, colpiscono fino a un certo punto le recenti critiche rivolte proprio a Twitter. Nei giorni scorsi, Musk aveva pubblicato alcuni tweet chiedendo ai suoi seguaci se il social media rispettasse la libertà d'espressione (tenendo a mente che dal 2018 lo stesso Musk deve rispettare un accordo con la SEC, che prima della pubblicazione deve approvare i suoi tweet su Tesla) e paventando l'ipotesi di creare una nuova piattaforma alternativa a Twitter.
Una provocazione, ovviamente, ripetuta poche ore dopo esser diventato l'azione di maggioranza di Twitter, con un sondaggio sull'eventuale aggiunta di un pulsante per modificare i tweet già inviati. Quella che è una delle prime richieste degli utenti ha ricevuto oltre il 70% di pareri favorevoli negli oltre 3 milioni di voti arrivati nelle prime 12 ore. Mentre sia Jack Dorsey che Parag Agrawal, fondatore ed ex Ceo di Twitter il primo e attuale amministratore delegato della piattaforma il secondo, hanno confermato di aver scambiato idee con Musk per il futuro sviluppo del social media.
L'ASCESA DI ELON MUSK
Nato a Pretoria, in Sudafrica, da madre canadese e con una nonna britannica e un nonno statunitense, Musk conta su una laurea in Fisica, conseguita all'Università della Pennsylvania e una seconda laurea in Economia presso la Wharton School of Business, uno degli atenei più rinomati al mondo. Dopo aver creato con il fratello Kimbal l'azienda di software Zip2, che sviluppava guide cittadine digitali, con la vendita della società a Compaq acquisì 22 milioni di dollari. Da lì l'escalation dell'ingegnere dei trasporti (come lui stesso ama definirsi) è stata prodigiosa, partendo con la nascita di X.com, diventata poi PayPal. Quest'ultima attirò l'interesse di eBay, che investì 1,5 miliardi di dollari per acquistarla, regalando a Musk la prima grande ribalta internazionale e 165 milioni di dollari, equivalenti alla sua quota aziendale.
Nel 2002 arriva SpaceX, l'azienda dedicata al trasporto spaziale con cui ha realizzato uno dei suoi più grandi desideri che ha accompagnato la sua adolescenza. E con cui mira a centrare una delle più alte ambizioni della storia umana: sbarcare su Marte (e nella sua mente colonizzarlo per avere un'alternativa alla Terra, pianeta in crisi tra inquinamento, cambiamento climatico e sovraffollamento). Tra alti e bassi prevedibili per chi opera in un settore così complicato e costoso, Musk è riuscito nel tempo a imporsi sviluppando razzi riutilizzabili, il veicolo di lancio Starship e trovando una collaborazione miliardaria con la Nasa per supportare gli astronauti e la Stazione Spaziale Internazionale.
Dopo due anni Musk si getta a capofitto nell'industria automobilistica, puntando tutto sull'elettrico. Così fonda Tesla, che oltre alle vetture si occupa anche di produrre batterie, aprendo diverse fabbriche anche fuori dagli Stati Uniti. Dopo lo stabilimento di Shanghai, cruciale per lanciare il business sui mercati asiatici in grande crescita, a fine marzo è stata inaugurata la gigafactory di Berlino, che ha segnato lo sbarco in Europa e il guanto di sfida al gruppo Volkswagen. Il successo di Tesla ha ispirato Solar City, compagnia dedita ai pannelli fotovoltaici guidata da Lyndon Rive, cugino di Musk, fino al 2016. Da quel momento, la società è stata acquisita da Tesla per 2,6 miliardi di dollari, focalizzando l'azione sull'installazione di sistemi di energia solare nel mercato statunitense.
La mente e l'immaginazione di Musk sono alla base anche di Hyperloop, il futuristico sistema di trasporto ad alta velocità, concepito come alternativa ad aerei, treni e navi. Al centro del progetto su cui hanno investito diverse società (su tutte la Virgin) ma non Elon Musk, c'è una capsula che viaggia all'interno di tubi a bassa pressione, per ridurre il livello di resistenza all'aria e permettere in tal modo di raggiungere velocità molto sostenute. Così rapide da abbattere le distanze e unire, per esempio, San Francisco e Los Angeles in poco più di 30 minuti. I buoni propositi si sono tuttavia scontrati con la realtà, cioè con costi enormi che hanno dapprima rallentato lo sviluppo e poi cambiato le carte in tavola, riservando la soluzione al trasporto delle merci.
Tantissima carne al fuoco ma ancora non basta, perché dopo la fondazione di OpenAI (2015), l'anno successivo scocca il momento di Neuralink, compagnia finalizzata alla creazione di interfacce neurali per creare un collegamento tra il cervello umano e l'intelligenza artificiale. Inquietante nel mirare all'incontro tra chip e mente, entusiasmante per individuare soluzioni efficaci per far interagire pazienti con disabilità (come l'australiana Synchron che ha utilizzato un elaboratore per leggere il pensiero), questo è un altro settore che necessita di costanti e corposi investimenti per supportare la ricerca e sperimentare accorgimenti che vanno testati a lungo prima di arrivare sul mercato.
L'ultima azienda degna di nota fondata da Musk è The Boring Company, la società dei tunnel sotterranei ideata per alleggerire il traffico automobilistico delle grandi metropoli. Solito schema pure in questo caso, con tante attenzioni e manifestazioni di interesse placate, in parte, dalle risorse economiche necessarie per il via ai lavori. Un tentativo significativo è la rete di tunnel da 46 km e 51 stazioni pianificata a Las Vegas, che segue il progetto pilota avviato per collegare il Convention Center cittadino con lo stadio di football, l'area dei casinò sulla Strip e l'aeroporto internazionale della città. A sostenere i costi dell'opera saranno l'azienda e le varie parti in causa toccate dal percorso.