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March 06 2015
L'ultimo capitolo della saga che da tre giorni sta monipolizzando l'attenzione dei commentatori politici americani racconta di una Hillary Clinton che, promettendo di rendere pubblici tutti i messaggi di posta elettronica scambiati in questi anni, cerca di uscire dalla bufera senza troppi danni per la sua immagine.
Lo stesso capitolo, però, racconta anche di vasti settori del partito democratico che iniziano a sentirsi nervosi per lo scoppio dell'Emailgate, di finanziatori della prossima campagna elettorale, fino a ieri entusiasti di dare una mano a Hillary nella scalata alla Casa Bianca, ora imbarazzati, dubbiosi di aver puntato sul cavallo sbagliato.
L'account privato e le regole del governo
Sarà questo scandalo a impedire alla ex senatrice e First Lady di diventare il primo presidente donna nella storia degli Usa? Qualcuno ora lo ipotizza. Per amor di polemica, come fanno i repubblicani. O per ragioni mediatiche, visto che da quando è scoppiato, nelle redazioni di cronaca politica non si parla d'altro.
Cosa è accaduto di tanto grave? Si è scoperto che Hillary Clinton quando era Segretario di Stato (durante il primo mandato di Barack Obama) usava quasi esclusivamente un account di posta elettronica personale e non quello del governo. Non solo. Per farlo, utilizzava un server registrato all’indirizzo della sua casa di Chappaqua, nei pressi di New York.
Nell'usare questo indirizzo - hdr22@clintonemail.com - Hillary Clinton ha violato le regole di sicurezza del governo per almeno sei anni, come hanno calcolato alcuni giornali, i quattro in cui era a capo della diplomazia Usa, e i seguenti due.
Ma, qui, in ballo, non c'è solo la sicurezza, ma anche e forse soprattutto la trasparenza. Per le loro comunicazioni di lavoro, tutti i membri del gabinetto e i funzionari dei ministeri devono usare l'account governativo perché quei messaggi elettronici sono considerati dei documenti ufficiali e quindi possono essere messi a disposizione non solo delle commissioni parlamentari, ma anche dei giornalisti.
Nasconde qualche cosa?
E'evidente che i messaggi scritti da Hillary Clinton con il suo account e attraverso un misterioso server non sono ora catalogati e disponibili per chi li richiedesse. In linea di principio, chi li volesse consultare dovrebbe chiederli a lei e non al governo. E se lei si rifiutasse di renderli pubblici, l'unica via possibile sarebbe quella legale, con un bella battaglia davanti a un giudice.
Lo scandalo è proprio qui, in questa domanda: perché Hillary Clinton ha voluto usare un canale personale e riservato per le sue comunicazioni durante i suoi anni al Dipartimento di Stato? Perché si è sentita superiore anche alle regole governative? O perché - conscia del futuro destino di quelle mail - ha agito in modo preventivo per evitare che qualcuno potesse in futuro leggerle e usarle contro di lei?
I più maliziosi pensano alla seconda opzione. Si tratterebbe di un calcolo. Già da ministro degli esteri, Hillary Clinton pensava alla Casa Bianca. E per evitare che qualche ombra del suo lavoro al dipartimento di stato potesse offuscare la sua corsa alla presidenza ha preso tutte le precauzioni necessarie, tra cui quella di tenere riservate le sue mail.
In quei quattro anni, l'ex First lady ha dovuto affrontare diversi dossier delicati. Uno tra tutti potrebbe essere in grado di crearle qualche imbarazzo di troppo: l'assalto da parte dei jihadisti al consolato americano di Bengasi nel 2012, durante il quale vennero uccisi l'ambasciatore Stevens e altri tre funzionari americani. Secondo alcune versioni, il Dipartimento di Stato sarebbe stato informato della minaccia di un attentato, ma non si sarebbe attivato per sventarla
Da tempo, i repubblicani puntano a questo scandalo per minare la candidatura della Clinton alla presidenza, ma non hanno mai trovato la smoking gun. Potrebbe essere tra i messaggi di posta elettronica dell'ex segretario di stato? Non lo sappiamo.
55-000 mail
Per ora sappiamo solo che l'Emailgate potrebbe essere più di una tempesta primaverile. Se le polemiche andassero avanti, qualcuno ipotizza addirittura un ritiro della Clinton dalla corsa alla Casa Bianca (senza mai aver ufficializzato la sua candidatura).
Sono 55.000 le mail in questione. Lo scorso anno, il dipartimento di stato le ha chieste, ma lo staff della Clinton si è riservato di decidere quale consegnare. Un altro segnale di poca trasparenza. Tutti questi misteri attorno alla sua posta elettronica non piacciano agli americani, soprattutto da quando si è scoperto che la loro privacy è violata dal programma di sorveglianza della National Security Agency.
Hillary Clinton dovrà essere convincente nello spiegare il perché ha usato un account privato durante i suoi anni al governo. Se non ci riuscisse, per lei sarebbe un grosso problema.