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August 25 2023
Da mesi su questo sito raccontiamo che la vera emergenza del nostro paese sono i giovani: l’educazione giovanile. Abbiamo chiesto conto a docenti, sociologi, professionisti delle forze dell’ordine che proprio di ragazzi si occupano, abbiamo chiesto ad avvocati scrittori. Il quadro che tutti hanno tracciato è quello di una situazione davvero complicata, ai limite del compromesso.
Questa settimana i ragazzi si sono conquistati le prime pagine dei giornali con raccapriccianti episodi di violenza sessuale. Prima il caso di Palermo, con un stupro «collettivo» (definizione della nostra criminologa che spiega bene come definirlo un branco sia una semplificazione errata) da parte di 7 adolescenti, tra cui un minorenne. Oggi un’altra terribile e purtroppo simile storia da Caivano, con due 13enni trascinate in un capannone e violentate da 6 giovani.
Storie che dovrebbero bastare da sole per raccontare un livello di gravità della situazione, ma non è così. Perché il peggio lo si scopre leggendo i messaggi delle chat di questi ragazzi. C’è il minorenne di Palermo che si vanta del gesto: «Le cose belle si fanno con gli amici, tante mi vogliono». C’è la madre di uno degli altri 7 presunti stupratori che utilizza il classico: «Quella è una poco di buono…». In più ci sono i video e le condivisioni social di ogni schifoso gesto.
Uno dei nodi è proprio qui; in questo nuovo mondo parallelo che però è diventato IL mondo dei nostri ragazzi, il principale luogo di ritrovo, di conoscenza, di svago. Sui social ci si conosce, si dialoga (il tutto senza parlare, sia chiaro), si vive 24h su 24. Un mondo che noi adulti, che saremmo gli educatori di questa generazione di nativi digitali, conosciamo a fatica e questo complica terribilmente il nostro compito soprattutto perché annulla il concetto de «ai miei tempi» non più applicabile.
Logica vorrebbe che qualsiasi progetto di ricostruzione educativa dovrebbe cominciare dall’unico luogo di comunità viva e reale dei ragazzi: la scuola.
La cronaca, al proposito, ci ha raccontato una storia da non sottovalutare. Il Tar ha cancellato la bocciatura di una studentessa delle medie con 6 materie insufficienti: «Bocciare non è la regola» ha scritto il giudice introducendo quindi a livello legale la promozione obbligatoria, per tutti. Ecco, dal punto di vista educativo (non legale e ne procedurale), semplicemente educativo, questa è una buona decisione? Fa il bene dei nostri ragazzi? Che messaggio gli stiamo lanciando?
Educare non è semplice soprattutto perché ogni giovane è fatto alla sua maniera e ha bisogno di un percorso e di stimoli diversi dall’altro. Il tutto nel complesso compito di trovare la giusta proporzione tra bastone e carota. Qualcosa però che valga per tutti va fatto; l’Italia ha grandi esperti in tema di educazione. Abbiamo scuole e università di eccellenza, abbiamo cultura e tradizione. È venuto il tempo di mettere in campo tutto questo per cominciare a raddrizzare una situazione apparentemente fuori controllo. Partendo dalla comprensione di una semplice parola: rispetto. Per le donne, per il proprio corpo (sesso, droga, alcol), per gli adulti, per la scuola e la fatica, per il denaro, per la vita.
Cominciare con un segnale forte, con pene severe e pesanti per questi stupratori senza pietà potrebbe non essere una cattiva idea.