Donatella Finocchiaro a Venezia, 9 settembre 2020 (Foto: La Biennale di Venezia /Asac/Giorgio Zucchiatti)
Lifestyle
September 10 2020
Emma Dante arriva alla Mostra del cinema di Venezia con Le sorelle Macaluso e porta con sé tutti i colori allegri dell'infanzia e dell'estate siciliana, spazzati via dagli eventi e dal tempo. Riporta indietro occhi e cuori gonfi e gli applausi finora più calorosi riservati ai film in gara per il Leone d'oro (alla prima proiezione per la stampa in Sala Grande).
Quarto e ultimo italiano in concorso, Le sorelle Macaluso è un film che agita le emozioni, sempre accese, ora in sorrisi divertiti, ora in contemplazione delle palpitanti e accurate scelte artistiche, fino alle lacrime calde.
A Palermo, in una casa decadente dagli arredi un po' barocchi, un po' circensi, vivono cinque sorelle chiassose e vivaci, che hanno tra i 9 e i 18 anni. Maria (Eleonora De Luca), la maggiore, sogna di fare la ballerina e alleva colombi in una gremita colombaia al piano superiore. Pinuccia (Anita Pomario), la più sciantosa, litiga sempre con Lia (Susanna Piraino). Katia (Alissa Maria Orlando) è la penultima, Antonella (Viola Pusateri) è la piccolina, che guarda Lia con ammirazione mentre si mette il rossetto e porta il becchime ai piccioni dentro al piatto del servizio buono.
Con trasporto allegro ed estasiato corriamo dietro alle loro chiacchiere, ai litigi, alle passeggiate lungo un canale, passando per il parco dei dinosauri, fino alla spiaggia di Mondello, all'antico stabilimento balneare Charleston. Ma poi la vita depone la sua ascia.
Il film è suddiviso in tre capitoli, ognuno dei quali corrisponde a un'età delle protagoniste. Dopo l'infanzia, ecco l'età adulta (e cambiano le attrici: Simona Malato, Donatella Finocchiaro, Serena Barone, Laura Giordani), quindi la vecchiaia (Ileana Rigano, Maria Rosaria Alati, Rosalba Bologna).
Le sorelle Macaluso è tratto dall'omonima pièce teatrale della regista teatrale siciliana, che proprio a Venezia nel 2013 aveva portato il suo film d'esordio Via Castellana Bandiera, che aveva fatto vincere la Coppa Volpi a Elena Cotta. Emma Dante spiega: «Sono felicissima di essere a Venezia, anche per il momento storico che stiamo vivendo, sembra quasi un miracolo che siamo qui e ricominciamo a sognare, perché il cinema e il teatro servono a questo, a recuperare i sogni. Le sorelle Macaluso deriva da una mia pièce, che ha girato il mondo: lì però la famiglia è più allargata, le sorelle sono sette, ci sono i genitori e il figlio di una sorella. Ma non c'è la casa, bensì un palcoscenico vuoto. Mi sono affezionata a queste sorelle, così volevo dar loro una casa, e il cinema è una casa. Da qui l'idea di far diventare l'opera teatrale un film e una storia più visionaria».
Nella prima parte del film, dedicata all'infanzia, la più dirompente e luminosa, risuonano anche tre canzoni: «Non sono di accompagnamento, hanno una loro funzione narrativa, aiutano l'emozione dello spettatore». La prima è Inverno di Franco Battiato, che commenta una lunga sequenza, magnetica, mentre volano i piccioni e le sorelle escono di casa. Tra gli schizzi di mare e i giochi in riva, ecco Sognare, Sognare di Gerardina Trovato. E poi, sussurrata, Meravigliosa creatura di Gianna Nannini, che sembra una sorta di preambolo per il suo ritorno più urlato, sul finale del film, a voce ed emozioni piene.
Tra le citazioni letterarie ritroviamo parole di Oriana Fallaci, Anna Maria Ortese e I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij.
Attraverso le sorelle siciliane, dopo la spensieratezza, passiamo per il disincanto, una delle tappe obbligatorie della vita. Sui loro corpi che maturano o invecchiano, in maniera diversa, leggiamo le cicatrici dei dolori e dei sogni mai realizzati. «Ho cercato di rendere protagonista il tempo» dice Emma Dante, «che è come un grande chirurgo plastico che decide come modellare i corpi attraverso i traumi della vita».
È una bella scoperta rintracciare, di capitolo in capitolo, Maria, Pinuccia, Lia, Katia… Anche se le attrici sono diverse per ogni età (12 attrici, per 5 sorelle), è facile ed emozionante riconoscerle, in un dettaglio passato che ritorna, in oggetti che utilizzati alla stessa maniera. In Lacci, film d'apertura del festival, abbiamo assistito all'esito opposto: Laura Morante e Silvio Orlando, gli attori che rappresentano Alba Rohrwacher e Luigi Lo Cascio da vecchi, tradiscono i loro personaggi. E invece Pinuccia, Lia e le altre sono sempre riconoscibili, anche e soprattutto nei cambiamenti fisici inferti dai dolori.
Per costruire questa sintonia tra attrici, c'è stata una preparazione mirata. Donatella Finocchiaro, bella e raggiante al Lido, racconta: «Abbiamo avuto un lungo lavoro di preparazione: per due settimane, in momenti diversi, siamo state chiuse nella casa. Abbiamo provato tutte insieme, ognuna nella sua fase, perché dovevamo avere una somiglianza emotiva, non solo fisica». E poi scherza: «Mi ero portata anche tuta e scarpe da ginnastica, perché si dice che Emma faccia fare ai suoi attori un duro lavoro fisico. Invece è stato un lavoro emotivo, molto forte, fatto anche sulla gestualità, a ogni età».