Il fotovoltaico galleggiante Enel: sei ragioni per sceglierlo e incrementarlo

Acqua e sole perfettamente in coppia: un matrimonio energetico di cui si vedono gli effetti (più che positivi) in Piemonte, a Venaus, nella centrale idroelettrica con impianto fotovoltaico galleggiante - o flottante che dir si voglia - del Gruppo Enel. Azienda che ha avviato, nell’Innovation Lab di Catania, dei test per questa tecnologia, destinati ad analizzare i parametri del flottante, dai numeri legati alla produzione (a Venaus, per esempio, si tratta di 1 MW) e dell’eventuale impatto ambientale.

Una tecnologia in continua crescita

Prima di tutto il contesto. Nel 2023 si sono installati, nel mondo, ben 440 GW di fotovoltaico, l’anno precedente erano 260: questo dà la misura di quanto una tecnologia ormai affermata sia in continua crescita. Il fotovoltaico galleggiante, sebbene si possa considerare agli inizi e presenti costi relativamente elevati (non sono per ora possibili economie di scala), è molto promettente: sia per le prospettive di produttività, sia per l’indotto e il territorio. Nel settore si attende, nel giro di pochi anni, una forte evoluzione tecnologica, legata soprattutto alle strutture dei galleggianti, che dipendono dai materiali. Attualmente il più utilizzato - polietilene ad alta densità - non ha prezzi proibitivi, ma i costi di realizzazione e i risvolti applicativi restano elevati. Enel, sempre in prima linea nelle innovazioni, ha studiato e testato diverse configurazioni di PVF e con diverse tipologie di materiale, valutandone i vantaggi anche in termini di posizionamento in siti differenti. Vediamo nel dettaglio.

Vantaggi del flottante: tutti i punti a favore

  1. Gli impianti FPV permettono di occupare aree che non avrebbero altra destinazione d’uso, dunque con impatto sul paesaggio vicino allo zero.
  2. Gli impianti FPV sono molto compatti, la loro costruzione e lo smantellamento sono rapidi. Non esistono strutture fisse, l'ormeggio può essere totalmente reversibile, a differenza delle fondazioni necessarie per alcuni impianti.
  3. La copertura parziale dei bacini riduce l’evaporazione dell'acqua. Nei climi aridi è un vantaggio più rilevante: si risparmia oltre l’80% dell’evaporazione della superficie coperta, di riflesso significa anche risparmiare più di 20.000 m3 all’anno per ettaro (molto utile se il bacino è utilizzato per scopi irrigui). In collaborazione con l’università di Catania, Enel ha sviluppato uno strumento di calcolo della riduzione per i bacini idro. Ad Anapo, in Sicilia, è stata valutata una riduzione di circa il 20/30% dell’evaporazione, con risparmio annuo intorno ai 100mila m3 di acqua, utilizzabili per usi umani e irrigui.
  4. Maggiore producibilità/pulizia dei moduli, con guadagno energetico fino al 25%. La presenza di acqua sotto i moduli permette una naturale ventilazione che ne abbatte la temperatura, permettendo un aumento di produzione anche superiore al 5%. L’acqua, facilmente prelevabile, può essere usata per la pulizia dei moduli e per un ulteriore raffreddamento artificiale.
  5. Gli impianti FPV possono integrarsi vantaggiosamente anche con altre tecnologie RES. I principali vantaggi derivano dall'abbinamento del solare con l’idroelettrico, perché le naturali possibilità di accumulo consentono di proporre sul mercato una produzione di energia elettrica integrata accurata e prevedibile. La presenza di una connessione elettrica consente di risparmiare sui costi d’investimento.
  6. Il modello tutela l’ambiente e può avere potenziali benefici come il contenimento del problema della fioritura delle alghe, particolarmente grave nei paesi industrializzati. La copertura parziale dei bacini può risolvere il problema. Un altro beneficio può essere l’itticoltura: i bacini favoriscono l’allevamento dei pesci. In generale, non nelle sperimentazioni effettuate da Enel e in quelle di altre utility e importanti centri di ricerca, non si rilevano negativi effetti ambientali.


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