Ennio Morricone: La musica, il mio percorso naturale

Dieci è un numero tondo: scandisce tempi e progetti di vita. Quelli che ha addosso anche Ennio Morricone, romano atipico che rifugge da qualsiasi etichetta. E che marchiano più che mai questo suo autunno. Bisogna rimettere indietro le lancette al 28 settembre 2002 per tracciare un file rouge con il presente. Allora diede inizio a una nuova fase artistica, dirigendo il primo concerto all’Arena di Verona davanti a 4 mila persone. Riassaporarono con la memoria i capolavori di un cinema italiano che non torna più. Quel cerchio adesso si chiude con la tournée “Ten 2002-2012”.  

Otto appuntamenti dal vivo iniziati l'8 settembre a Udine e che fanno tappa questa sera all'Arena di Verona, l'8 novembre a Milano, giorno in cui il Maestro compie 84 anni, poi a Torino, Firenze, Roma… "Oggi posso dire che il mio percorso si è sviluppato e si è concluso, ma solo fino alla prossima fase", racconta a Panorama.it con una semplicità disarmante.

Ha sempre saputo che avrebbe fatto il direttore d’orchestra?

È stato un percorso naturale: c’è la musicalità innata che è stata sviluppata con lo studio e poi l’esperienza per trasformare la passione in una professione dignitosa. Col tempo si acquisisce uno stile che porta una conclusione momentanea.

Ha detto recentemente che la musica gli ha allungato la vita. È stato duro diventare quello che lei è oggi?

Non è stato mai un sogno fare il direttore d’orchestra; ho sempre diretto la mia orchestra e da dieci anni a questa parte è diventato il mio mestiere.

A Verona suonerà per la prima volta due composizioni inedite, tratte dalla Bibbia: La Creazione e La Torre di Babele. Anche per lei ci sono ancora prime volte… sarà emozionato...

Sicuramente, perché la prima assoluta di esecuzione pubblica lo è sempre. Sono pezzi che mi piacciono molto, sono interessanti. Suonare in un concerto all’Arena è per cuore, mente, intensità del pubblico un luogo speciale. Sono però anche tanti altri i concerti che mi hanno lasciato qualcosa come quello nella sala dell’Assemblea Generale dell’ONU a New York, nella Royal Albert Hall di Londra e il Teatro del Popolo sulla Piazza Tienanmen di Pechino, ossia laddove ogni volta suonare davanti al pubblico diventa un esercizio perfetto per mettersi alla prova.

E delle sue colonne sonore qual è quella del cuore?

Non ho una colonna sonora preferita; sono più che altro affezionato a film che sono stati sfortunati ma bellissimi dove la musica come il film che accompagnava non ha avuto nessun seguace.

Lei oggi ha ancora qualche sogno da realizzare?

No, quelli li lascio a chi dorme di notte.

Ma pensando all’Italia, se dovesse scegliere tra le oltre 400 colonne sonore che ha composto quale dedicherebbe al premier Mario Monti?

Vittoriosi, è il finale della suite degli Intoccabili di Brian De Palma. È anche un auspicio.

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