Così Enzo Biagi commentò su Panorama la discesa in politica di Silvio Berlusconi

Da Panorama del 13 febbraio 1994

Ho seguito, anche per interesse personale, l'entrata ufficiale in politica di Silvio Berlusconi, e i dibattiti e i discorsi che la scelta del "Cavaliere di Arcore", o "Cavaliere nero", è questione di gusti, ha provocato. Si è parlato più dei suoi debiti che dei suoi programmi, più del suo passato che delle ricette che propone per il futuro, più della sua antica amicizia per Bettino Craxi che delle attuali propensioni per Umberto Bossi. Ma era fatale, come l'ironia sulle rughe sfumate dal cameraman; anche Mino Martinazzoli deve accettare che le caricature esasperino i suoi nei.

In una estenuante trasmissione televisiva è stato affrontato, con argomenti di varia umanità, anche il tema "attributi". Come li avrà Silvio Berlusconi? Sono un elemento indispensabile per far politica in Italia? Come li avrà avuti Cavour? Non so perché, riesco a pensare a quelli di Bismarck, ma nel nostro modesto panorama il leader che citava di più quegli accessori era Bettino Craxi. Diceva di lui il compagno Paris Dell'Unto: "Non condivido quasi nulla di quello che dice, ma devo dire che ha otto palle". Cade dunque la leggenda dell' intrepido condottiero Colleoni che ne aveva soltanto tre. Del resto, è lo stesso Bettino Craxi che dava testimonianza di queste eccezionali doti; dichiarava ai cronisti: "Devo confessare che sto proprio per rompermi i coglioni". Con una troupe del telegiornale cambiava vocaboli ma era altrettanto esplicito: "Mi girano le balle". In questi giorni, suppongo, deve essere un turbinio.

Silvio Berlusconi dovrà dunque, per essere un vero capo, preoccuparsi anche di queste attrezzature; evidentemente la testa non basta. E poi della concorrenza; ormai sono tutti "liberaldemocratici". Non essendo un politologo, credevo che bastasse essere democratici, cioè rispettosi di tutti, programmi e uomini, disposti a governare o a fare l'opposizione: invece no. Più aggettivi si sprecano e più contenti si è. Dunque: c'è una sinistra, c'è una destra. Ma c'è anche un centro. Difficile da definire, perché ogni provvedimento favorisce o una parte o l'altra, la Fiat o i lavoratori: come dice l'antica favoletta del padre, del figlio e dell'asino. Chi li accontenta tutti e tre?

Ma le mie sono soltanto divagazioni di un ostinato cardiopatico. Quello che voglio chiarire è che non mi angoscia il fatto che Berlusconi, editore anche di Panorama, voglia entrare a Montecitorio, o magari a Palazzo Chigi. Per me, faceva meglio a restare ad Arcore; tutti quelli che volevano salvare l'Italia, da Mazzini a Garibaldi, hanno sempre avuto grossi dispiaceri. Auguri. Ma penso che se lui ha cambiato mestiere, non c'è però alcuna ragione che io adegui il mio alla nuova situazione. I lettori lo avvertirebbero subito, e io perderei l'unico vero patrimonio: la credibilità.

Ero un giovane cronista quando c'era il duce: non ho combinato nulla di eroico, ma suppongo di avere salvato la decenza. I nostri atti e i nostri scritti ci seguono. Sono certo che anche molti miei colleghi, che non vogliono essere liberi per decreto, per contratto, o per beghe sindacali, la pensano come me. Credo anche che Silvio Berlusconi non chiederà: è anche suo interesse, e in ogni caso sa già chi è disposto a dare. Ha nominato al suo posto Fedele Confalonieri: è una persona per bene, intelligente, che io stimo, di cui sono amico. Mi piacerebbe continuare a lavorare per questo settimanale: mi trovo bene, nessuno mi ha mai chiesto quei favori che non si possono fare.

Si può sbagliare: ma sempre a titolo gratuito, e perché non si sa o perché non si capisce. E' personale questa "dichiarazione d' intenti" ma mi sembra opportuna e corretta, prima di ricominciare, con gioia, il mio dialogo settimanale. Ci aspettano giorni che saranno difficili per tutti, e poi dovremo andare alle elezioni. Credete che ci sia molta gente che sa già chi deve votare? Il girotondo dei candidati e delle opinioni è appena cominciato.

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