Economia
May 11 2018
“Chiederò l’uscita dell’Italia dall’euro l’indomani mattina”. Il leader della Lega, Matteo Salvini, negli anni passati rispondeva così a chi gli chiedeva cosa sarebbe accaduto se fosse diventato presidente del consiglio. Cosa bisogna aspettarsi adesso che il leader della Lega sta per andare al governo anche se non diventerà premier? Davvero farà una richiesta del genere?
Prima e dopo le elezioni del 4 marzo, Salvini ha assicurato più volte che no, dall’euro l’Italia non uscirà. Non è il momento e nonci sono le condizioni, benché a suo dire la moneta unica sia ancora responsabile delle sofferenze dell’economia nazionale. Lo pensa pure Alberto Bagnai, senatore della Lega ed economista, autore nel 2012 di un saggio dal titolo assai eloquente: Il Tramonto dell’Euro. Anche lui, nelle esternazioni con la stampa,ora dice che l’uscita dall’Euro non è tra le priorità messe in agenda dalla Lega.
Eppure, il nuovo governo che sta per nascere ha l’appoggio delle due forze politiche italiane più euroscettiche. L’alleato di Salvini sarà infatti il Movimento 5 Stelle di Luigi di Maio che negli anni scorsi, nel pieno della crisi dell’Eurozona, proponeva invece di indire un referendum per decidere se restare o meno nell’Unione Monetaria.
Tre anni fa l’M5S ha girato pure uno spot con protagonista la senatrice grillina Paola Taverna che propagandava il ritorno ai tempi dellavecchia e meravigliosa liretta, quando bastava un biglietto da 10mila per tagliarsi i capelli dal barbiere o era sufficiente una banconota da mille con sopra l’effigie di Maria Montessori per bere un caffè al bar e avere pure qualche spicciolo di resto.
Qualche mese prima delle elezioni, però, anche Di Maio e compagni hanno cambiato idea: per loro il referendum sull’euro ora è diventato una sorta di extrema ratio, l'ultima spiaggia da esplorare nel caso in cui le autorità di Bruxelles si impuntassero nell’austerità di bilancio e impedissero al nostro Paese di fare gli investimenti necessari per tornare a crescere.
Lega e 5Stelle, insomma, hanno ammorbidito notevolmente le loro posizioni. Nei programmi che hanno presentato per le elezioni del 4 marzo, c’è solo la proposta di rivedere i Trattati Ue, non soltanto quelli che regolano la moneta unica. Per capire se e come questa richiesta verrà davvero avanzata e accolta, occorre però aspettare la formazione del nuovo governo. Questione di settimane.