Economia
October 25 2013
Euro fortissimo e dollaro debolissimo. E' lo scenario che oggi caratterizza i mercati valutari, dove il cambio tra la moneta unica europea e la divisa americana ha superato la soglia di 1,38, il livello massimo dall'autunno del 2011. Non è una bella notizia per molte imprese italiane, che vorrebbero invece avere una valuta più a buon mercato, capace di sostenere le esportazioni. Tuttavia, l'impennata dell'euro presenta anche qualche piccolo aspetto positivo. Ecco, in sintesi, quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questo exploit della moneta unica.
IL SUPER EURO SUI MERCATI VALUTARI
EXPORT
L'apprezzamento dell'euro sul dollaro è innanzitutto un dato negativo per le aziende che esportano prodotti negli Stati Uniti e che adesso, avendo una valuta più forte, perdono ovviamente un po' di competitività. Nel 2012, i prodotti made in Italy venduti in America hanno raggiunto il valore complessivo di 26 miliardi di euro circa (oltre l'1,5% del pil) e hanno registrato, rispetto al 2009, una crescita di oltre il 50%, che ora rischia però di interrompersi. Problemi in vista anche per i rapporti commerciali dell'Italia con i paesi che hanno una valuta o un'economia legata al dollaro, come per esempio la Cina. L'export italiano verso Pechino vale ogni anno 9 miliardi di euro, più dello 0,5% del nostro pil.
IMPORTAZIONI
Di segno opposto sono invece gli effetti sulle importazioni portati in dote dal super euro. Il nostro paese è un grande compratore di materie prime: soltanto gli acquisti di prodotti energetici, per esempio, pesa per quasi 60 miliardidi euro sulla nostra economia. Più modesta, ma comunque significativa, è invece l'incidenza di altre categorie di prodotti importati come come i metalli preziosi (17 miliardi) o i materiali della siderurgia (11 miliardi). Tutte queste merci sono quotate in dollari sui mercati internazionali e, dunque, in futuro potrebbero costare meno alle aziende italiane.
PETROLIO E BENZINA
In teoria, l'euro forte dovrebbe tenere a bada il prezzo del petrolio (e anche quello della benzina), visto che il greggio è negoziato in dollari sui mercati internazionali e viene dunque pagato dal nostro paese nella divisa americana. Tuttavia, va ricordato che le svalutazioni del biglietto verde americano hanno sempre avuto una correlazione inversa con la quotazione dell'oro nero. Quando ci sono dei ribassi della moneta statunitense, infatti, i paesi esportatori di petrolio (soprattutto quelli del Medio Oriente che importano molti prodotti dall'Europa) cercano sempre di compensare i mancati introiti con un aumento dei prezzi della loro materia prima.
TURISMO
Com'è ovvio, la svalutazione del dollaro è una buona notizia per i turisti italiani che hanno in programma di fare un viaggio negli Stati Uniti, dove troveranno prezzi a buon mercato. Secondo le statistiche della Banca d'Italia, i nostri connazionali che si sono recati Oltreoceano nel corso del 2012 sono stati più di 1,3 milioni, con una crescita del 20% rispetto al 2009, nonostante la crisi economica. La loro spesa complessiva è stata di 2 miliardi di euro. Nello stesso tempo, il calo del dollaro sarà un freno per l'arrivo dei turisti americani in Italia che, sempre nel 2012, hanno raggiunto le 3,6 milioni di unità e hanno speso nel nostro paese circa 5 miliardi di euro.
IL PIANO ANTI-SPREAD DI MARIO DRAGHI