Economia
June 23 2022
Un tetto ai prezzi del gas in Europa: il riferimento, sia pure indiretto, è stato inserito nell’ultima versione della bozza di conclusioni del Consiglio europeo. Nel paragrafo dedicato ai temi economici, il testo spiega che il Consiglio, "nel contrasto all'uso come arma del gas da parte della Russia e richiamando le conclusioni del 31 maggio, invita la Commissione a perseguire nei suoi sforzi nell'assicurare le forniture energetiche a prezzi accessibili". Le conclusioni del vertice di maggio invitavano la Commissione ad esplorare le opzioni per calmierare i prezzi, inclusa quella di un price cap temporaneo. E secondo il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, “già il fatto che si ventili questa possibilità” può rappresentare un deterrente per i mercati.
Il price cap europeo, ha spiegato Cingolani, “è stato una proposta dell'Italia in tempi non sospetti e ha incontrato fortissime resistenze, ma forse è l'unica strada percorribile". Per il ministro "il price cap taglia i picchi", ma il secondo passo è "il disaccoppiamento dell'energia elettrica rinnovabile": quello che serve è "una borsa dell'energia elettrica prodotta con tecniche rinnovabili che non deve avere nulla a che fare con quella del gas". Tra i Paesi dell’Unione non c’è però identità di vedute: a favore c’è la Spagna, che come ha fatto sapere il premier Pedro Sanchez a margine della riunione del Consiglio europeo vuole mettere sul tavolo la "riforma del mercato elettrico" e "un tetto ai prezzi del gas". Il price cap, ha aggiunto Sanchez, “lo abbiamo già nella penisola iberica come eccezione, ma crediamo che estenderlo al resto d'Europa sarebbe di beneficio alle imprese e alle famiglie". Sull’altro fronte c’è il premier olandese Mark Rutte, che ha sottolineato: "Non siamo emotivamente o per principio contrari" al price cap "ma dalle evidenze che abbiamo non è detto che funzioni. Nei consigli scorsi abbiamo comunque concordato di analizzarlo, di chiedere anche all'industria e agli esperti in merito. Quindi il price cap è in considerazione". I tempi non sarebbero in ogni caso immediati: secondo alcuni osservatori non se ne parlerebbe prima di settembre-ottobre.
Intanto la Commissione europea ha fatto sapere di aver firmato un’intesa con la Norvegia per "intensificare la cooperazione al fine di garantire ulteriori forniture di gas a breve e lungo termine, per affrontare il problema questione di prezzi elevati dell'energia e di sviluppare una cooperazione a lungo termine in materia di energia rinnovabile offshore, idrogeno, cattura e stoccaggio del carbonio e ricerca e sviluppo energetici”.
Il tutto arriva nel giorno in cui la Germania ha deciso di attivare il livello di “allarme” nel piano di emergenza sul gas. Si tratta del secondo dei tre step previsti: allerta, allarme ed emergenza. Al momento, ha spiegato il ministero dell’Economia e della Protezione climatica, nel Paese “l’approvvigionamento del gas è garantito”: tuttavia lo stesso ministro Habeck ha fatto sapere che “il gas è già da ora in Germania un bene scarso"e che il suo uso va ridotto già nella stagione estiva, perché l'estate è "ingannevole, ma l'inverno arriva e dobbiamo riempire i depositi". Per Habeck “la riduzione delle forniture di gas dalla Russia è un attacco economico contro di noi”: i prezzi, ha aggiunto, “sono già alti e dobbiamo prepararci a ulteriori aumenti", che sono "un peso estremo per molte persone, per molte imprenditrici e imprenditori". Accuse respinte al mittente dal portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, secondo cui la Russia è stata costretta a tagliare le forniture di gas alla Germania e ad altri Paesi come l’Italia a causa dei ritardi accumulati in alcuni lavori di manutenzione. Peskov ha definito "strane" le accuse secondo cui la riduzione delle forniture sarebbero "politicamente motivate" e ha affermato che la Russia rimane un fornitore "affidabile" che sta "rispettando i suoi obblighi”.
Per quanto riguarda l’Italia, a rassicurare sulla situazione è stato ancora una volta il ministro Cingolani, che “al momento” ha escluso l'eventualità di un razionamento del gas nel nostro Paese. “La Germania in questo momento ha più problemi di noi”, ha spiegato, aggiungendo però che “la variabile della guerra è imprevedibile. Al momento riusciamo a tenere sotto controllo la situazione ma c'è una grande imprevedibilità”. Per Cingolani “lo stoccaggio al momento è al 55%. Se non ci sono variabili o incidenti di percorso dovremmo arrivare all'85-90% degli stoccaggi entro fine anno”.