Economia
October 17 2019
Commercio all'ingrosso e al dettaglio, ristorazione, servizi alla persona, lavoro in nero o clandestino. Sono queste le categorie azioniste di maggioranza di quei 211 miliardi di euro di evasione fiscale in Italia: il 12% del PIL nazionale.
I dati arrivano dall'Istat e sono contenuti nel rapporto sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva, che accompagna la Nadef (Nota di aggiornamento al Def).
L'economia italiana non osservata - vale a dire l'indotto derivato da attività clandestine, illegali o informali - è in crescita dell'1,5%.
I lavoratori autonomi (e le imprese autonome) sono i maggiori evasori: solo nel 2017 sono riusciti a non versare il 69,6% dell'Irpef, pari a 32,1 miliardi di euro, raggiungendo il record degli ultimi sei anni.
Su 46,1 miliardi di euro d'imposta, spiega Adnkronos, nelle casse dello Stato ne sono entrati soltanto 14.
Del resto, come emerso dalla relazione della Commissione UE sui pagamenti dell'imposta sul valore aggiunto, l'Italia è il paese dove si paga di meno l'IVA e, da solo in nostro Paese, copre il 25% dell'intero evaso comunitario con un buco di 33,5 miliardi di euro.
Secondo quanto riposta l'Istituto nazionale di statistica, inoltre, il 41,7% del sommerso economico si concentra nel settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio, trasporti e magazzinaggio, attività di alloggio e ristorazione, dove si genera il 21,4% del valore aggiunto totale.
Il vero problema in Italia, però, resta il lavoro in nero. Nel 2017 - riporta Istat - 3,7 milioni di persone hanno lavorato senza avere un contratto regolare con una crescita dello 0,7% rispetto all'anno precedente.
Secondo il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo in audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato: "La persistenza di elevati livelli di evasione fiscale e contributiva rappresenta un problema peril rafforzamento della capacità competitiva e di crescita del nostro Paese".
Le maggiori criticità evidenziate da Istat riguardano le donne e il mezzogiorno.
"In dieci anni - commenta Istat - la quota di donne tra gli occupati è passata dal 40,1 al 42,1%. Le donne occupate sono aumentate di circa mezzo milione (+5,4%), valore che sintetizza una dinamica stagnante negli anni della crisi (6 mila; +0,1% tra il 2008 e il 2013) e un deciso aumento tra il 2013 e il 2018 (492 mila; +5,3%).
Ciononostante, nel nostro Paese, ancora solo il 56,2% delle donne partecipa al mercato del lavoro e il tasso di occupazione non supera il 50%. Si tratta dei valori tra i più bassi, insieme a quelli della Grecia, tra i paesi dell’Unione europea dove il tasso di attività è pari al 68,3% e quello di occupazione al 63,4%".
Non solo, dalla relazione emerge anche che: "Il rapporto tra iltasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 49 senza figli e quello delle donne nella stessa fascia di età con figli non supera il 74%, valore tra l’altro in discesa negli ultimi 3 anni dopo il picco di quasi il 78% raggiunto nel 2015.
Inoltre, tra il 2013 e il 2018 per le donne con figli tra 0 e 2 anni si è stimato un sostanziale arretramento nel tasso di occupazione (-5,1 punti per le donne in un nucleo monogenitore e -1,3 per le madri in coppia)".
Il Governo Conte bis ha giurato lotta senza quartiere all'evasione fiscale tramite la lotteria degli scontrini e gli incentivi a chi usa il bancomat. Euro su euro l'esecutivo scommette di riuscire, con le sue trovate, a rientrare nei 211 miliardi di euro di sommerso.