Economia
December 10 2019
In Europa sono 16 su 28 le nazioni nelle quali i nomi di coloro che evadono il Fisco sono resi pubblici, dati in pasto ai media, al web e quindi all'opinione pubblica senza la minima tutela della privacy.
Si tratta di un modo piuttosto diffuso ed efficace di combattere l'evasione fiscale nel mondo (nel vecchio continente i Paesi sono 16, ma in giro per i 5 continenti dal Messico all'Uganda passando da buona parte degli Stati Uniti per arrivare alle Filippine l'habitus è lo stesso) basato sul principio anglosassone del name and shame dove la reputazione è legata al buon nome e rendere pubblico il nome di una persona connessa a qualche forma di crimine (in questo caso quello fiscale) determina la perdita della reputazione stessa.
Ogni anno, come svela Il Sole 24Ore in un'inchiesta dal titolo "Fiume di denaro" "Decine, centinaia di migliaia di nomi galleggiano nel mare magnum di internet all’interno di liste pubblicate nei siti delle Agenzie delle Entrate e dei ministeri del Tesoro di almeno 26 Paesi nel mondo, di 23 Stati degli Usa, di decine di contee disseminate dalla costa atlantica a quella del Pacifico degli Stati Uniti. Messi insieme, uno dopo l’altro, questi nomi formano un elenco chilometrico a disposizione di tutti, curiosi e criminali inclusi".
Lo studio condotto in collaborazione con Led Taxand, uno studio internazionale di fiscalisti, ha scandagliato migliaia di dati effettuando una sorta di censimento degli evasori in giro per il mondo.
Lo stigma della pubblica disapprovazione pare essere un ottimo dissuasore in decine di Stati. L'Irlanda è tra le prime e più agguerrite nazioni in questo senso e dal 1997 rende pubblici i nomi di chi ha il vizietto di non pagare le tasse e anche in Inghilterra l'elenco è pubblico e disponibile online.
Da questa parte della Manica e restando nell'Europa continentale seguono il modello anglosassone molti Paesi dell'est: Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Romania, Croazia e Slovenia oltre a Estonia, Lettonia e Lituania.
Fino a 5 anni fa (in periodo pre crisi) faceva lo stesso anche la Grecia mentre a Malta a tutt'oggi la trasparenza fiscale ha la meglio sulla privacy.
In Spagna a essere resi pubblici sono solo i nomi dei grandi evasori, ovvero quelli che frodano il Fisco per cifre superiori a 150.000 euro. In Portogallo la cifra oltre cui scatta la gogna fiscale è 7.500 euro, mentre in Francia il nome viene reso pubblico solo in caso di condanna giuridica.
Gli elenchi restano online per 12 mesi e l'evasore viene semplicemente informato di quanto accadrà senza potersi appellare a nessun tipo di privacy.
Diverso il caso del Canada dove il Governo mette online ogni singola sentenza lega ai processi per evasione fiscale.
Quando nel 2008 era stato fatto un tentativo simile in Italia era successo il finimondo. L'allora viceministro dell’Economia Vincenzo Visco e ildirettore dell’Agenzia delle Entrate, Massimo Romano, avevano pubblicato in rete l'elenco degli evasori fiscali italiani, ma la lista resistette online solo poche ore prima di venir censurata dal tempestivo intervento del Garante della privacy.
E dire che, ad esempio, in Lettonia basta avere un debito con lo Stato di 150 euro per finire nella lista della vergogna e in Estonia 1.000 euro.
Negli Stati Uniti esistono addirittura carceri dove sono detenuti esclusivamente gli evasori fiscali. In 23 Stati su 50 degli USA la lista è pubblica e costantemente in aggiornamento e il principio del name and shame è tatuato nel dna dei cittadini.
Un americano che evade il Fisco è culturalmente considerato un delinquente a differenza di quanto accade alle nostre latitudini dove la (non) cultura del furbetto delle tasse ha causato nel triennio 2014-16 (sono questi i dati più recenti) un buco da 109,7 miliardi di euro di mancate entrate per via dell’evasione tributaria e contributiva con Iva e Irpef che portano la medaglia nera delle imposte più evase.
Il name and shame nel mondo, però, non si ferma agli Usa. La lista della vergogna esiste in Messico così come Canada mentre in Asia ci sono il Pakistan, la Cina e la Corea del Sud.
Anche l'Australia non protegge l'anomimato degli evasori e persino nella africane Nigeria e Uganda vige la legge del name and shame. Il giro del mondo finisce nelle Filippine dove, dal 2007, il Governo mette alla pubblica gogna i profili di chi froda il Fisco.
Privati cittadini sì, ma anche società, aziende, ristoranti, negozi e centri commerciali. Ogni cittadino ha il diritto di sapere se il proprio vicino di casa non paga le tasse o se i soldi con cui si comprano frutta e verdura finiscano direttamente nelle tasche del commerciante senza passare dallo Stato.