Il prezzo e i tempi degli F-16 all’Ucraina
La possibilità di ricevere gli F-16 è stata salutata dagli ucraini come una grande conquista. Ma oltre ai tempi tecnici, non certo immediati e neppure tali da cambiare il corso della guerra, e oltre alla necessità correlata di dover poi mantenere efficiente un sistema d’arma comunque molto costoso, c’è un fattore che pare essere del tutto ignorato: gli F-16, per quanto aggiornabili, sono aeroplani vecchi che dovranno essere sostituiti entro un decennio qualora le capacità dei velivoli russi (o in futuro cinesi) rimarrà quello attuale. Dunque, è necessario un ragionamento su come potrebbe essere ricostituita la forza aerea ucraina dalla fase finale del conflitto fino a un possibile – ma non scontato - ingresso nella Nato.
Se nel breve termine alcune nazioni in aria di sostituzione dei jet acquisiti negli anni Ottanta possono consegnarli a Kiev prelevandoli dai loro arsenali, quindi già aggiornati e dotati dei sistemi che li rendono competitivi, come gli apparati di comunicazione che consentono di condividere con i centri di comando e controllo e con altri velivoli i dati dei bersagli (noto come Link 16), non dispongono tuttavia dei più recenti tipi di sensori e di protezioni elettroniche che invece sono presenti sui jet più moderni. Bisogna infatti considerare che la maggioranza dei paesi cha hanno offerto gli F-16 a Zelensky ha già ordinato dagli Usa gli F-35, che però hanno ratei di consegna molto lenti. E fu proprio la lentezza di una consegna, in quel caso dell’Eurofighter, che spinse l’Italia a prendere gli F-16 in leasing tra il 2003 e il 2012.
Un’altra considerazione riguarda il numero di ore di volo fatte dagli F-16 destinati all’Ucraina. Ogni tipo di aeroplano ha una vita operativa finita, al termine della quale è possibile prolungarne il servizio ma spendendo molti soldi. Raramente ne vale pena, e anche in questo caso l’Italia ha grande esperienza al riguardo, avendo tenuto in servizio il mitico F-104 dal 1969 al 2004. Ebbene: la vita utile dello F-16 è di circa 8.000 ore e nei Paesi Nato normalmente e in tempo di pace, un tale aeroplano militare vola dalle 180 alle 350 ore l’anno. Considerando quindi l’età di quelli in servizio in nazioni come l’Olanda, è facile calcolare che potrebbero avere davanti ancora un migliaio di ore utili, e che quindi in meno di tre anni (in caso di prosecuzione del conflitto), ed entro quattro o cinque, andrebbero radiati.
Per evitare un investimento poco utile Kiev dovrebbe quindi mirare alle serie più recenti del caccia, il cosiddetto Block-70, ovvero quelli dotati dei software più moderni, di radar in grado di identificare bersagli contemporanei e soprattutto dei sistemi di protezione elettronica che non li trasformerebbero in facili bersagli dei velivoli di quinta generazione costruiti in Russia. Ma questi F-16 Block 70 sono pochissimi, costano molto, quasi duecento milioni per esemplare, e la loro consegna non potrebbe avvenire prima di tre anni. Non a caso è quanto sta avvenendo con Bulgaria e Slovacchia, che li hanno scelti.
Se l'Ucraina continua a sostenere di volersi dotare di un numero variabile di jet compreso tra un minimo di 40 e un massimo di oltre 100 aerei, il conto arriverà intorno a 8-9 miliardi di dollari, ai quali bisogna aggiungere il denaro necessario per mantenerli, circa 4,5 milioni di dollari l’anno per aeroplano, ovvero almeno 184 milioni per il numero minimo di 40. Per fare un paragone, prima della guerra Kiev spendeva per l’aviazione, cioè per tenere in volo una settantina di velivoli di costruzione sovietica, poco più di un miliardo di dollari l’anno.
Quanto ai tempi, Bratislava ha ordinato gli F-16 nel 2018, ma la prima consegna avverrà non prima del 2024, ovvero tra l’aggiudicazione del contratto all’atterraggio nelle basi militari trascorrono da cinque a sei anni. L’opzione F-16 per Kiev sarà comunque estremamente costosa ma resta possibile soltanto se le consegne dei caccia avverranno seguendo quelle degli F-35, almeno per un decennio, suddividendo quindi i grandi oneri su più parti. In alternativa, ma Kiev non sarebbe altrettanto felice, alcune nazioni Nato potrebbero cedere velivoli come i Saab Gripen (Svezia), il Dassault Rafale (Francia) e l'Eurofighter Typhoon (regno Unito, Italia, Spagna, Germania). Ma difficilmente gli americani apprezzerebbero che altri stati aprano canali di forniture che non porterebbero loro alcun vantaggio economico. Tecnicamente parlando, Parigi negli ultimi anni hanno venduto più Rafale di quanti F-16 abbiano piazzato gli Usa sul mercato internazionale, specialmente in Medioriente, mentre i Gripen sono molto più costosi da acquistare ma più economici da usare rispetto all'aeroplano americano.
Infine, l'Eurofighter offre capacità più avanzate rispetto ai concorrenti e potrebbero essere disponibili prima degli F-16 Block 70 ma richiedono tempi più lunghi per l’addestramento di piloti e tecnici. Pensare che Paesi Nato europei possano cedere Eurofighter non più nuovi è plausibile, ma che oltre a quanto stanno inviando in Ucraina in termini di valore di armi possano anche finanziare l’acquisto di caccia è poco probabile. E certo a Kiev non converrebbe avere una flotta fatta di aeroplani diversi, con catene di approvvigionamento di parti differenti e abilitazioni al pilotaggio difformi. Ma è altrettanto vero che, a guerra finita, comunque il fronte russo-ucraino resterà caldo a lungo per il permanere della minaccia, e quindi l’Ucraina dovrà avere un’aviazione in grado di garantire la sicurezza dello spazio aereo.
- F-16 all’Ucraina, al via l’addestramento, ma in Europa - Panorama ›
- F16 all'Ucraina, tra finto entusiasmo e ritardi reali - Panorama ›
- Gen. Tricarico: «Come cambia la guerra con gli F16 a Kiev» - Panorama ›
- Su-57 e Su-35S, i nuovi caccia dell'aeronautica russa - Panorama ›
- F-16alla Turchia? Per gli Usa non è il momento - Panorama ›
- Vola il caccia turco Kaan, ma i conti industriali non tornano - Panorama ›
- Oltre agli F-16 Kiev punta ai Mirage francesi - Panorama ›
- Gli F16 promessi all'Ucraina che non arrivano mai - Panorama ›
OUR NEWSLETTER