April 19 2013
Fabri Fibra e l’esclusione dal concerto del 1° maggio
laurabarsottini
FLORENCE E LE ALTRE – Gli eventi incalzano e non riesco ad esimermi dal prendere una posizione sulla questione dell’esclusione di Fabri Fibra dal concertone del 1° maggio dopo le rimostranze dell’associazione contro la violenza sulle donne Di.Re che ha accusato il rapper di omofobia, sessismo e misoginia per alcune frasi contenute nelle sue canzoni.
Io ho 49 anni e tre figli (la grande, quattordicenne, ha avuto – o forse ha ancora, non mi è dato di sapere con certezza – una passione smisurata per Fabri, per la rabbia che esprime, per il modo disperato di raccontare la realtà che lo circonda). E la cultura (e musica) hip hop mi è sempre piaciuta, nonostante qualche perplessità sulla violenza che a volte esprime, anche se vorrei conoscerla meglio e di più (il che mi costa non pochi sfottò da parte del padre dei miei figli che mi accusa di “essere rimasta all’adolescenza”).
Ma sono anche una donna con una certa dose di femminismo innato per cui ricordo ancora una discussione da studentessa nella palestra del liceo dove, con l’insegnante di educazione fisica, commentavamo la notizia di uno stupro e tutte, dico tutte, urlavamo a gran voce con l’idealismo dei sedici anni che saremmo anche potute girare per strada nude e gli uomini, tutti gli uomini, avrebbero dovuto rispettarci. Insomma: non ci possono essere comportamenti femminili a rischio. Se una donna dice no, è NO. Se una donna si vuole divertire, dovrebbe essere libera di poterlo fare senza essere giudicata. E dovrebbe venir RISPETTATA, in casa come fuori.
La penso tutto sommato ancora così, fatti i dovuti conti con i tempi che sembrano essere trascorsi al contrario e con le patologie che sempre di più colpiscono il nostro “vivere civile”.
Tornando all’esclusione di FF dal concertone, non credo siano valide le motivazioni sollevate. FF altro non è che figlio dei nostri tempi, quelli che quelli della mia età e i nostri genitori hanno creato (magari un “figlio” che si ferma un po’ alla superficie delle cose, ma tant’è… meglio del silenzio) . E altro non esprime che la desolazione, le contraddizioni in cui siamo immersi e di cui forse noi “grandi” quasi non riusciamo più ad accorgerci. Con rabbia, certo. Con le parolacce e le immagini crude. Che però, come sostengo con i miei figli quando mi scappa un c… o un vaffa (e i due piccoli subito mi redarguiscono: “Mamma, non si dice…”), a volte esprimono più di un discorso. Che, certo, non deve mancare. Magari dopo…
Rimane la questione dell’esempio. Non si può negare che, per certe teste calde, certi malati, basta molto meno di qualche verso di FF per creare e indurre comportamenti inacettabili. E che l’immagine della donna che ci viene somministrata oggi, da parte di ambienti conformisti e non, è ben lontana dalla parità. Ma questa è un’altra storia.
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