Famiglie, diritti e doveri ai tempi del Covid-19
Dio solo sa se a breve inizierà l'attesa svolta dell'emergenza Covid -19 verso la normalità come dicono alcuni o, come, sostengono a gran voce talaltri, il picco del contagio è ancora lungi dall'essere raggiunto. Fatto sta che troppe persone brancolano nell'incertezza, non riuscendo a districarsi tra decreti via via più restrittivi e gestione quotidiana del rapporto con il loro partner ed i figli, nell'ambito di famiglie separate, di fatto o legalmente.
Ad alcuni interrogativi ho già risposto in un mio precedente articolo pubblicato da Panorama.it, ma ora vorrei fornire spunti ulteriori alla luce della recrudescenza della situazione, con una premessa: siamo in un periodo eccezionale ed eccezionale dev'essere anche la 'tenuta' delle persone, la loro capacità di usare l'intelligenza, il buon senso, avendo a mente il bene "pubblico" del prossimo e di chi ci è caro.
Ogni comportamento improvvido, ingiustificato, può mettere a repentaglio vite e destini, in una propagazione virale incontenibile, travolgendo tutti quanti ci circondano.
Fin dalla mitologia greca viene narrato il senso di impotenza che si prova davanti ad un male sconosciuto e il disorientamento dei singoli che ritenevano di non dover rispettare gli ordini delle autorità non avendo più nulla da perdere ma noi, oggi, non possiamo pensare di agire nello stesso modo arcaico.
In ordine sparso faccio esempi pratici.
Ci sono genitori che, per una ragione o per l'altra, sono più esposti (perché lavorano in ambito sanitario, alimentare, o in fabbriche attive o esercizi pubblici aperti al pubblico, Poste, banche, uffici per servizi indispensabili): queste persone potrebbero valutare, per il bene dei loro figli e di chi entra in contatto con loro, di sospendere le visite 'fisiche' e di utilizzare strumenti alternativi di videochiamata da computer o device mobili, garantendo così la loro presenza e manifestando il proprio amore a distanza, senza rischi.
Questa soluzione s'impone tanto più se cominciano a manifestarsi i primi sintomi: sarebbe criminale, prima ancora che incosciente, anteporre i propri egoismi personali all'incolumità dei piccoli figli e non solo.
Lo stesso discorso vale anche per le asserite esigenze personali di evadere da un lockdown che viene associato ad una condizione di arresti domiciliari: i bambini cominciano a scalpitare, vedono il sole splendere fuori dalle finestre e sognano una corsa nel parco (non tutti vivono in case con ampli giardini); i genitori stessi cominciano a vacillare per la reclusione forzata e vogliono uscire.
Non fatelo, se non per comprovate esigenze di necessità medica, come ho avuto modo di suggerire in una fattispecie specifica.
Ciò che va tutelata, lo ripeto fino alla nausea, è la salute pubblica, che prevale sulle esigenze del singolo.
Sono forse imminenti misure ancora più restrittive da parte del Governo volte al contenimento di un'epidemia che si nutre anche dei comportamenti leggeri ed improvvidi di chi antepone le proprie individuali necessità al bene della collettività.
In tali casi è verosimile che il suggerimento di un lockdown anche dei rapporti familiari diventi realtà e l'unico imperativo sarà, esercito o meno nelle strade, di #iostoacasa rigorosamente nel luogo in cui si ha residenza o domicilio, senza più eccezioni o aperture, persino per i genitori separati.
Nel mentre, i procedimenti di diritto di famiglia, ufficialmente, vanno avanti perché il decreto di sospensione di termini processuali ed udienze civili si nutre di una formulazione incerta che ammette, fra i procedimenti che non possono essere interrotti, quelli in materia di alimenti di figli minori.
Eppure le udienze vengono quasi tutte rinviate a data da destinarsi e questo può diventare un problema per molti.
Cosa accade, per esempio, a coloro che attendevano un'imminente decisione in materia di affido, collocamento, regolamentazione economica, mancando solo un'udienza alla pronuncia definitiva?
In un caso ho suggerito al Tribunale, con apposita istanza, di emettere il decreto definitivo, senza essere presenti all' udienza, che era stata appunto rinviata a data da destinarsi, potendo il Giudice farlo sulla base di atti e documenti già acquisiti.
Mi è stata data ragione ma non tutti i procedimenti sono in tale stadio: le consulenze familiari disposte dai Giudici nei procedimenti di famiglia, per dirimere la questione sul miglior regime di affido/collocamento/diritti di visita, sono sospese, i provvedimenti economici congelati.
Gli avvocati potranno inoltrare apposite istanze per chiedere al Presidente di riferimento di procedere, fornendo però comprovate ragioni d'urgenza.
Ora però anche i Giudici hanno giustamente paura, vi sono casi di contagio nelle sezioni specializzate, l'attività è, su tutto il territorio nazionale, pressochè paralizzata.
Chi era prossimo ad un accordo di separazione e divorzio sta volturando il ricorso congiunto nella forma della negoziazione assistita, uno strumento extra-processuale più snello che dipende da un visto/nulla osta della Procura Generale, sempre che la stessa sia ancora operativa.
Ma cosa succede a chi aveva preso impegni, magari dopo aver chiuso accordi antecedenti l'emergenza, di uscire di casa, versare liquidazioni una tantum, compiere determinati comportamenti all'esito dell'udienza di separazione o divorzio?
Bella domanda: ancora una volta la parola d'ordine è 'buon senso' e laddove questo non sia sufficiente occorrerà eccepire l' evento eccezionale ed imprevedibile da ritenersi impeditivo, in via temporanea, all'assolvimento dell'obbligazione.
Ad impossibilia nemo tenetur dicevano i latini: in una situazione come quella attuale è difficile, se non impossibile, assolvere determinati obblighi e la giustificazione è intuitiva.
La convivenza forzata, però, può diventare un supplizio di Tantalo con un effetto già in atto: l'aumento delle molestie e violenze domestiche, in genere sulle donne.
In Cina questo dato è già stato verificato ed ora anche le Procure in Italia lo certificano e l'ONU stessa ha lanciato l'allarme.
Fra le cause ammesse alla trattazione urgente anche durante la 'serrata' quasi totale dell'attività giudiziaria vi sono i procedimenti in materia di protezione familiare.
La prossimità con il proprio aguzzino spunta però anche le possibilità di denunciare questi episodi e, quindi, moltissimi casi, la maggioranza delle violenze, verranno a galla ad emergenza terminata, se la vittima potrà raccontarla, ovviamente.
Ma se anche queste donne matureranno il coraggio di reagire, troveranno un avvocato in questo momento?
Molti studi si sono organizzati in smart working ma è difficile, credetemi, seguire i clienti in teleconferenza, redigere o depositare atti, attendere a tutte quelle operazioni che richiedono presenza fisica e contatti diretti con gli assistiti.
E' tutto dannatamente più complicato ed allora l'umanità, intesa come sentimento che sublima l'essere umano e fa da contenitore dei migliori sentimenti, deve trovare il sopravvento, tanto più dove le leggi che, in tempi normali, garantiscono un funzionamento ordinario della Giustizia, ora sono unicamente finalizzate a contenere un'epidemia terribile.
Facciamoci coraggio l'un altro anche con le parole del Mahatma Gandhi: "Un uomo può uccidere un fiore, due fiori, tre... Ma non può contenere la primavera.".
Questo virus passerà su di noi come una falce ma non estirperà ciò che di umano prevale in ciascuno.
Né potrà impedire, giustappunto, alla primavera di sbocciare.
E noi la stiamo aspettando.
Info: Avvocati divorzisti Milano
Per richieste: segreteria@danielamissaglia.com
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