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January 07 2020
Parte tutto dall’evoluzione del concetto di minaccia, o meglio dal suo raddoppio. In passato, i pericoli erano un’esclusiva del mondo fisico, si declinavano in un incidente qualsiasi, un terremoto, altre disgrazie sgradite al pensiero ma comunque possibili. Oggi, questa spiacevole prerogativa si è estesa, ingloba e comprende l’universo digitale. Che per quanto invisibile per definizione, è in grado di fare danni concreti: tramite oggetti d’uso comune quali telefonini, tablet e computer, vengono commessi furti d’identità o delle credenziali delle carte di credito; sugli schermi transitano virus così furbi da saper chiedere il riscatto. Si chiamano «ransomware», bloccano l’accesso alle foto, ai video, ai documenti, fino a quando non versiamo la somma richiesta. E non è detto che il pagamento sia davvero risolutivo: la nostra memoria di bit potrebbe essere andata perduta per sempre.
Non è solo colpa della nostra ingenuità o inesperienza, il web è l’antitesi di un territorio tranquillo: secondo i dati diffusi dalla società di sicurezza informatica Trend Micro, nel primo semestre del 2019 sono stati intercettati in Italia oltre 9 milioni di software nocivi, i cosiddetti malware. Mine vaganti in ogni angolo di internet. Siamo il quarto Paese più bersagliato del pianeta dopo Stati Uniti, Giappone e Francia. E se navigando in rete ci siamo imbattuti in quasi 4 milioni di indirizzi maligni, nella posta elettronica ci sono arrivate più di 225 milioni di mail di malintenzionati che, fingendosi la nostra banca o altre società di cui ci fidiamo, hanno tentato d’ingannarci. È stato, anzi continua a essere, un assedio in piena regola.
Proteggersi diventa un bisogno, una cautela logica, come d’altronde già lo si fa per l’auto, la casa, gli infortuni sul lavoro, i beni e le persone a cui teniamo di più. Non è dunque un caso che stiano nascendo prodotti assicurativi pensati «per ripristinare le condizioni di partenza dopo un evento negativo, anche nell’ambito virtuale»; «per aiutare le persone a vivere una vita tranquilla, in quanto il peso del rischio viene trasferito a qualcun altro». A spiegarlo è Francesco Minelli, direttore marketing del Gruppo Cattolica Assicurazioni. Uno dei nuovi prodotti della società è «Active Casa&Persona»: più che una semplice polizza, un rimedio a 360 gradi che consente non solo di difendersi dalle minacce cyber, ma di affrontarle con un supporto competente e, persino, di evitarle. Di stroncarle sul nascere.
Per prima cosa, sottoscrivendo il pacchetto, si ha accesso a una piattaforma attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per verificare in tempo reale eventuali vulnerabilità alle quali potrebbero essere esposti i dispositivi di tutta la famiglia. Se ne possono tenere sotto controllo fino a dieci, abbastanza perché nessuno rimanga escluso, da quelli di proprietà dei genitori fino a quelli in dotazione ai figli. È la prima base per far suonare un campanello d’allarme. L’analisi va oltre, è estendibile a indirizzi mail e numeri di cellulare, per verificare se sono stati compromessi, se sono finiti in qualche elenco in mostra sul mercato nero di internet, dove le informazioni appetibili di perfetti sconosciuti vengono venduti in grappoli di elenchi alla mercé di chiunque, nemmeno fossero casse di frutta.
L’ombrello non si chiude con la prevenzione: sono previsti contributi economici per tentare il recupero dei dati rubati o come rimborso se sono andati perduti; una protezione in caso di sottrazione di denaro per transazioni online non autorizzate, se le cifre della carta di credito sono cadute nelle mani dei pirati informatici. «Se le assicurazioni sono arrivate a proporre questo tipo di scudi» ragiona Minelli «vuol dire che il rischio è frequente, che si è creata una robusta serie storica. Resta da sollevare un punto: i soggetti privati non possono agire da soli, abbiamo bisogno del sostegno e della collaborazione del settore pubblico per sensibilizzare i cittadini su questi temi». Soprattutto, per far capire loro, a tutti noi, che l’identità digitale, i dati di cui è composta, sono tra le risorse più importanti e fragili che abbiamo. E vanno gestiti con la massima cautela, a prescindere dal fatto che vengano assicurati o meno. Non maltrattiamo certo il nostro corpo solo perché sappiamo che verremo compensati dopo un infortunio.
C’è di più: strumenti inediti stanno amplificando la portata di vecchie violenze, facendo assumere loro un peso e un vigore impossibili in passato. È il caso del cyberbullismo, che si alimenta tramite i social network, si diffonde sulle chat, consente di perseguitare le vittime in ogni momento, su una pluralità di piattaforme, non solo durante l’orario e negli spazi scolastici. Quando succede, i ragazzi si sentono sconfitti, smarriscono la fiducia in sé stessi e la voglia di relazionarsi con i loro coetanei. Si chiudono a riccio. «In quei momenti» rileva Minelli «anche i genitori, sconvolti, tendono a perdere la bussola. Cercano aiuti a casaccio sul web, trovano persone non preparate a dovere per supportarli».
La polizza di Cattolica Assicurazioni ha pensato anche a questa eventualità: mette a disposizione un numero verde al quale chiedere aiuto per un’assistenza legale e psicologica da parte di esperti che hanno confidenza con questi temi. Sanno scegliere le parole giuste e offrire gli strumenti adatti per affrontare tali delicate situazioni.
«Active Casa&Persona» non si pone come una risposta definitiva, una panacea di tutti i mali di internet e i suoi derivati. Al contrario, avverte Minelli, «rappresenta un primo passo in un mondo di ancora difficile definizione. Abbiamo varie novità all’orizzonte, cercheremo di migliorarla sempre di più». Intanto, trasferisce al digitale un principio chiave delle assicurazioni tradizionali: la sostenibilità di un imprevisto. «La possibilità del ripristino delle condizioni di partenza dopo aver subito un danno». Specie uno fumoso, ingarbugliato ma poderoso, come quello che giunge dal web. Significa vaccinarsi da un pericolo invisibile per garantirsi un altro bene intangibile: la serenità personale e dei propri cari.