Musica
December 16 2020
Un film che è la fotografia di un epoca, che celebra la disco music e la sua scena newyorkese negli anni Settanta, accompagnato da una colonna sonora che ha come protagonisti principali i Bee Gees e che nel corso dei decenni ha venduto oltre 40 milioni di copie. Il film, uscito a metà dicembre nel 1977, è naturalmente uno degli argomenti trattati dal libro La storia della Disco Music (Hoepli) a cura di Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano.
«Saturday Night Fever, diretto da John Badham e prodotto da Robert Stigwood, ha debuttato nelle sale cinematografiche statunitensi il 16 dicembre 1977» racconta a Panorama.it Andrea Angeli Bufalini. «Dopo la premiere londinese del febbraio 1978, il film arriva in Italia il 13 marzo dello stesso anno. Costato solamente, tra realizzazione e promozione, 6 milioni di dollari, il film, secondo la rivista Variety, aveva già incassato in soli sette mesi, a luglio del 1978, ben 35 milioni, uscendo nelle sale americane in versione R-rated, con esplicite scene di violenza anche sessuale, però prontamente ritirata e sostituita da una edizione più adatta ad essere fruita anche dagli adolescenti. Fu quest'ultima ad essere distribuita in Italia dove comunque rimarrà in vigore il divieto ai minori di 14 anni».
A proposito dell'ispirazione per la pellicola Angeli Bufalini, citando il libro, racconta: «Per il plot del film Stigwood si è ispirato ad un articolo letto sul New York Magazine intitolato "Tribal Rites Of The New Saturday Night" (scritto da Nik Kohn), concernente le nuove tendenze del sabato sera della gioventù italo-americana a Brooklyn. Per la colonna sonora del film Stigwood si rivolse ai Bee Gees andando direttamente in Francia dove i tre fratelli stavano ultimando il missaggio del loro album dal vivo e mettendo a punto alcuni nuovi brani per il loro prossimo disco in studio. Ecco come riporta il libro, quel che dichiarò Robin Gibb dei Bee Gees: "Stigwood ci ha chiamato e ci ha detto: sentite ragazzi sto girando un film e mi manca la musica: non ne ho neanche una nota!"».
Quel disco in studio a cui il trio stava lavorando non vedrà mai la luce, come sottolinea Angeli Bufalini: «I demo di quell'album andranno a far parte della soundtrack di Saturday Night Fever senza che i tre fratelli Gibb abbiano visto una sola scena del film in anteprima o sappiano nulla della sceneggiatura. Pertanto le fantastiche scene in cui Travolta-Manero si scatena sulla pista da ballo della discoteca 2001 Odyssey di Brooklyn (ad eccezione di You Should Be Dancing, già hit dei Bee Gees dell'anno precedente) non sono state girate al ritmo dei brani inclusi nella colonna sonora, bensì sulle note di pezzi di Stevie Wonder e Boz Scaggz che nulla hanno a che vedere con la "Febbre"».
A proposito della genesi dei pezzi della colonna sonora: «Tra i brani già pronti, il primo che i Bee Gees registrano nel marzo del 1977 ai Criteria Studios di Miami fu If I Can't Have You, ceduto però nella colonna sonora a Yvonne Elliman che ricambiò il favore restituendo al trio How Deep Is Your Love che in origine era stata scritta dai Gibb per il suo nuovo album. Tra tutti il brano che cattura l'attenzione di Stigwood è Night Fever, da cui il produttore "ruba" parte del titolo del fortunatissimo film. Siamo stati noi ad inventare il titolo del movie, sentenzierà qualche anno più tardi Robin Gibb a Rolling Stone».
Quanto all'accoglienza del film in Italia Angeli Bufalini racconta che «nonostante film e colonna sonora avessero spopolato l'intellighenzia dell'epoca, soprattutto quella di sinistra, tutta dedita a rock e cantautori, "bollò" il fenomeno della Febbre come frivolo e privo di contenuto, proprio come il genere musicale che esso celebra: la disco music. Venne addirittura coniato un neologismo, "travoltino", per indicare (e sbeffeggiare) un (ipotetico) figlio di papà, benestante, di destra e senza cervello, che non fa altro che ballare in discoteca e ascoltare musica di serie B. Davvero una miopia di valutazione critica senza eguali: Tony Manero era tutt'altro che "travoltino", era un sottoproletario!». E aggiunge: «Anche negli Stati Uniti dopo il boom mondiale dei Bee Gees e della disco music, con Donna Summer, Chic , Barry White, Gloria Gaynor, tra gli altri, nel luglio del 1979 va in scena la Disco Demolition Night, un rogo(al grido di "morte ai Bee Gees" e "la disco fa schifo") di vinili di artisti "Disco" per la maggior parte afroamericani, donne e omossessuali, avvenuto nello stadio di Chicago ad opera di presunti facinorosi del rock nel tentativo, fallito, di "uccidere" la disco music. Un assurdo e ingustificato gesto di odio che celava razzismo, omofobia e misoginia nei confronti di un genere musicale simbolo per antonomasia di libertà ed uguaglianza tra razze, ceti e sessi.