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July 17 2017
Per Roger Federer sono finiti anche gli aggettivi. Chi come lui? Nessuno mai e non solo nella storia del tennis, dove con l'ottavo trionfo a Wimbledon lo svizzero ha staccato Sampras e Renshaw ritagliandosi uno spazio nella leggenda ed è difficile immaginare qualcuno che abbia fatto cose migliori con una racchetta in mano.
Federer si è candidato a un posto di primissimo piano nella storia della sport. Quanti come lui? Nessuno. Nemmeno le icone che hanno attraversato due secoli e che, però, non hanno la sua stessa completezza: talento, classe, stile, ferocia agonistica, longevità e correttezza riconosciuta anche dagli avversari, in campo e fuori. Insomma, Federer è il Re assoluto e non solo nel suo regno tennistico.
La grandezza di Federer va oltre i numeri: 19 tornei dello Slam (record) con almeno una vittoria su ciascuna delle superfici elette, ben 8 Wimbledon (record) e l'ultimo vinto a 35 anni e 11 mesi quando solo Roosevalt era stato capace di fare meglio negli anni Settanta conquistando l'Australian Open a 37 anni. Tra l'altro l'ultimo successo sull'erba londinese è arrivato senza perdere nemmeno un set, segno di un dominio che è ancora saldo.
Mettere in fila tutti i tornei conquistati dallo svizzero è esercizio quasi inutile: si avvicina a quota cento, ma non fotografano la sua grandezza che si estende ormai per oltre tre lustri, lasciando a terra chi mano mano ha cercato di togliergli la corona. E non è stata una stagione banale per il tennis, nel senso che Nadal, Djokovic e prima ancora Sampras hanno rappresentato avversari veri, che nobilitano le sue imprese.
Fare classifiche è difficile e forse sbagliato. Impossibile paragonare ere e sport diversi, ma Federer ha certamente avuto l'impatto maggiore di tutti quelli che lo hanno preceduto e accompagnato. Come talento e numero di vittorie divide il podio con cannibali alla Merckx o Valentino Rossi, per popolarità è pari a Usain Bolt (che sta per salutare le scene dell'atletica).
Nel passato si può citare Muhammad Alì, che è stato più importante come simbolo rispetto allo svizzero ma a livello di dominio della sua disciplina ha meno titoli da esibire. O spostandosi sul nuoto c'è Michael Phelps, lo squalo che ha stabilito l'incredibile record di 23 ori alle Olimpiadi andando avanti per quattro edizioni dei Giochi.
Tutti straordinari. Inimitabili. Ma tutti con qualche punto debole. Chi non ha vinto abbastanza, chi ha smesso prima (come Rossi che l'ultimo Mondiale lo ha conquistato ormei quasi un decennio fa), chi ha avuto la carriera macchiata da qualche scelta spericolata e chi si è fatto molto notare anche e soprattutto fuori dal terreno di gioco.
Roger Federer no. Lui è il campione della porta accanto, capace di alternare le meraviglie sul campo all'immagine di padre e marito perfetto, con la moglie Mirka che lo guida e lui che le riconosce un ruolo fondamentale nell'equilibrio della famiglia tanto da ammettere che solo lei, oggi, potrebbe farlo smettere in un attimo e senza rimpianti.
Lo svizzero è il prototipo del campione perfetto. Altri ne arriveranno e sicuramente non tutti saranno d'accordo con questa classifica. Alzi la mano, però, chi lo avrebbe immaginato ancora re a Wimbledon nelle stagioni buie degli infortuni e della mancanza di vittorie. Il suo 2017 è stato seplicemente favoloso: vittorie in Australia e a Wimbledon più qualche Master 1000 di contorno. Inarrivabile per tutti. E non solo con una racchetta in mano.