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March 29 2022
La partenza col botto della Ferrari nel Mondiale di Formula Uno ha provocato, come prima conseguenza, una rapida riconsiderazione sulle qualità di Mattia Binotto. L'uomo del "dobbiamo capire" finito anche negli sketch di Maurizio Crozza, l'Harry Potter dei motori per la sua somiglianza con il protagonista della saga della Rowling, ma col sospetto che avesse perso la bacchetta e il tocco magici, non esistono più. Sono bastate un paio di gare con la Rossa a fare la Rossa e la conversione da meteora a fenomeno da studiare si è compiuta, nel miglior stile italiano secondo cui la sconfitta è orfana mentre la vittoria ha mille padri.
E' indubbio che le ultime due stagioni della Ferrari avrebbero fatto sorgere dubbi anche al più fedele dei tifosi di Maranello, tra budget gettati al vento con scelte sbagliate e sconfitte in serie fino a trovarsi a lottare nelle retrovie con scuderie dalle possibilità incomparabili rispetto a quelle messe a disposizione della Rossa. Però è un dato di fatto che l'approccio sereno e analitico di Binotto nel momento più buio, la scelta anche di restare spesso a Maranello a lavorare senza seguire la squadra nelle gare più lontane, non aveva fatto presa. Nella migliore delle ipotesi era considerato un brancolare nel buio, nella peggiore il preannuncio dell'ennesimo ribaltone a Maranello dove l'assenza di risultati era già costata il posto prima al direttore tecnico James Allison e poi addirittura al team principal Maurizio Arrivabene. Il manager cui oggi è stato affidato dagli Elkann il rilancio della Juventus.
Invece aveva ragione lui e la virata sul suo conto è stata rapida e violenta, al passo con lo svelamento delle potenzialità della F1-75 che pare aver interpretato al meglio la nuova stagione di cambi regolamentari. Dunque contrordine compagni: tutti sul carro di Binotto, elevato a genio italico capace di restituire con gli interessi la paga ai tedeschi della Mercedes e di lottare fianco a fianco con quelli della Red Bull, rappresentati in pista dalla strafottenza del campione del mondo Verstappen.
Una salita sul carro del (presunto) vincitore che serve ad allinearsi in fretta con gli umori del popolo ferraristi e italiano in generale. La nuova Ferrari e la nuova Formula Uno piacciono un sacco e sono destinate a piacere ancora di più se l'andazzo delle prime due gare nel deserto sarà confermato anche dal ritorno in Europa. A Sky, ad esempio, si stanno stropicciando gli occhi per gli ascolti record dei GP di inizio anno: la diretta da Jeddah è stata vista sul canale satellitare da 1,937 milioni di spettatori medi (share 9,6%) e la replica in chiaro su TV8 addirittura da 2,4. In Bahrain era andata solo leggermente peggio e comunque meglio di sempre in passato. In attesa di capire come andrà a finire la vicenda Serie A, con il tandem TIM-DAZN in difficoltà a tenere in equilibrio i conti del maxi investimento sul campionato, ecco il Cavallino Rampante a sparigliare le carte.
Uno schema destinato a riprodursi anche altrove. La Ferrari è storicamente considerata una delle nazionali, anche se prodotto privato e per la stragrande maggioranza degli italiani inarrivabile: dopo il 2021 dell'Europeo di Mancini e dell'exploit ai Giochi di Tokyo, potrebbe rappresentare il nuovo booster per lo sport tricolore. Tutto merito di Binotto? No. Ma la favola dell'Harry Potter che ha ritrovato all'improvviso la pozione magica piace così tanto che nessuno se la sente di tirarsi indietro. Anche a costo di dover fare opera di rimozione di dubbi, battutacce e prese in giro di qualche mese fa.