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Flop Ferrari, paga Binotto

Il conto finale lo paga Mattia Binotto e lo paga per tutti, essendo stato a capo del progetto Ferrari di questa e delle tre precedenti stagioni. Fine della storia. Non un licenziamento, ma qualcosa che gli assomiglia perché comincia ad isolare le responsabilità di un'annata iniziata con grandi speranze e via via sfiorata con il passare dei mesi e delle gare, fino al malinconico week end brasiliano corso da terza forza del Mondiale e con quello che dovrebbe essere la prima guida impegnato a chiedere strada al compagno, non corrisposto dal muretto, per garantirsi un piccolo vantaggio almeno nella corsa al secondo posto.

Un 2022 calvario che ha cancellato, prima agli occhi dei tifosi e poi a quelli della proprietà, i meriti dell'ingegnere scelto personalmente da Sergio MarchionneFrederic

Frederic Vasseur Epa

Al suo posto Frederic Vasseur, francese 54enne, gestore della Sauber-Alfa Romeo, non lontano dal mondo Stellantis perché in rapporti già da tempo. Si sussurra che John Elkann lo avesse già valutato la scorsa estate nel momento di tensione massima, con il muretto a sbagliare con esasperante ripetitività e il sogno iridato di Charles Leclerc progressivamente scolorito fino a svanire. L'immagine simbolo: il colloquio sotto il podio del GP d'Inghilterra a Silverstone lo scorso 3 luglio, il capolavoro tafazziano del Cavallino Rosso con Leclerc azzoppato a un passo da una vittoria quasi certa e lui a intimargli di "calmarsi".

Può essere che Binotto abbia pagato anche l'incapacità - o mancata volontà - di imporre una gerarchia chiara dentro la scuderia: Leclerc prima guida e Sainz a fargli da spalla,. Qualcosa di comune a tutte le aziende che corrono in Formula Uno per vincere il titolo mondiale. E che, di conseguenza, abbia pagato i rapporti progressivamente sempre più freddi con il monegasco che si avvicina allo scadere del contratto e ha fatto chiaramente capire di volersi poter battere con Verstappen ad armi pari almeno una volta.

Fosse così, la responsabilità su Leclerc sarà enorme e anche Vasseur dovrà adattarsi in fretta: la macchina per il 2023 è già stata disegnata e sviluppata nella seconda parte del 2022, sacrificando la possibilità di fare risultati da agosto in poi alla speranza di essere in prima fila dopo la sosta invernale. Di sicuro a Binotto, ormai considerato il capro espiatorio perfetto da milioni di tifosi ferraristi, non è stato perdonato di non aver mai guidato la Ferrari a giocarsi i titoli fino alla fine prima con la Mercedes e poi con la Red Bull. Senza dimenticare il pasticcio power unit del 2019 e il conseguente accordo (rimasto segreto) con la FIA estremamente penalizzante nelle due stagioni successive.

Anche dal punto di vista politico la Ferrari sembra aver perso la sua centralità. La vicenda dello sforamento del budget cap da parte della Red Bull, cui è seguito un patteggiamento morbido nonostante gli strepiti di Maranello e della Mercedes, indica la tendenza. Ora si tira una riga e si volta pagina. Il 2023 sarà l'ennesimo anno senza ritorno.

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