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April 10 2024
«La fine del Ramadan è per noi musulmani una festa, religiosa, ma non può essere imposta in università, scuole o luoghi di lavoro». Nel giorno della festa dei musulmani che, a partire dalla decisione della scuole di Pioltello, ha diviso il paese c'è chi è contrario pur essendo islamico, credente e praticante. È il caso di Massimo Cozzolino, segretario nazionale della Confederazione islamica.
La fine del Ramadan, segnata dall'Eid al-Fitr, è una festività di grande importanza e significato, che permette ai musulmani di connettersi con le proprie radici culturali e religiose, oltre a trascorrere del tempo con le loro famiglie. Tuttavia, la richiesta di sospendere le lezioni in occasione dell'Eid al-Fitr ha sollevato delle critiche. Alcuni ritengono che la chiusura delle lezioni per una festività religiosa non prevista dal calendario scolastico possa compromettere il principio di laicità e l'uguaglianza tra tutti gli studenti.
Quindi se da un lato, è fondamentale rispettare e comprendere le esigenze della comunità musulmana e delle altre comunità religiose presenti nelle università italiane. Dall'altro, è importante mantenere un equilibrio tra la libertà di religione e il principio di laicità che caratterizza lo Stato italiano.
«Non sono d’accordo con le richieste avanzate da giovani musulmani in alcune Università; lo dico da musulmano e penso che debbano garantire il principio di laicità per tutelare tutti e promuovere delle attività interreligiose che coinvolgano gli studenti. Così sembra che le Università o la scuola di Pioltello invece abbiano preso posizioni di parte».
È la prima volta che si fa richiesta di chiudere le Università per le celebrazioni della fine del Ramadan, come lo spiega?
«Molto probabilmente, questa richiesta potrebbe essere motivata dalla crescente presenza islamica e forse anche dalla questione del conflitto in Medio Oriente. Per quanto riguarda Pioltello, ritengo che vi sia stata una strumentalizzazione della situazione. Va evidenziato che la decisione di chiudere per festeggiare la fine del Ramadan è stata approvata dal consiglio di istituto, considerando che i festeggiamenti cadevano in un giorno normale di attività scolastica e che la maggioranza degli studenti è di fede islamica. Questo aspetto è stato sottolineato anche dal Presidente della Repubblica in relazione alla diversità culturale degli studenti».
Per quanto riguarda i luoghi di lavoro invece?
«Nei contratti di lavoro è previsto di prendere un giorno di festa per motivi religiosi che può essere recuperato con un giorno di mobilità. È importante rispettare il principio religioso quando questo è possibile. Se ad esempio una fabbrica a maggioranza di operai islamici non può chiudere per la festa del Ramadan, dare la possibilità agli operai di fare una turnazione che consenta loro di festeggiare rispettando cosi i principi di una società di una multietnica».
Cosa ne pensa delle polemiche a riguardo?
«Le polemiche che si sono scatenate rivelano un grande vuoto e una mancanza di intesa con la comunità islamica e lo Stato italiano. Questo è evidente anche dal fatto che solo la moschea di Roma è stata riconosciuta giuridicamente, poiché è necessario seguire una serie di adempimenti e ottenere riconoscimenti giuridici che dipendono dal Ministero dell'Interno per essere considerati luoghi di culto».