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July 18 2021
A grande sorpresa, sbaragliando ogni pronostico, è Titane della regista francese Julia Ducournau il film vincitore del Festival di Cannes 2021, edizione 74. È una Palma d'oro storica: solo nel 1993 il premio principale del festival fu assegnato a una donna, Jane Campion per Lezioni di piano. La sorpresa però è stata anticipata dal caotico e indomabile presidente di giuria Spike Lee, in completo variopinto, che con una colossale gaffe si è lasciato sfuggire il nome della Palma d'oro, di solito svelato solo sul finale, già a inizio cerimonia.
Julia Ducournau è stata incoronata dalla prima giuria a maggioranza femminile nella storia del Festival di Cannes. Film audace e folle, Titane conferma la «spericolatezza» della giovane regista francese, alla sua opera seconda, 37enne che già con il film d'esordio fece rabbrividire gli spettatori: Raw - Una cruda verità, presentato alla Settimana internazionale della critica al Festival di Cannes 2016, aveva scene cruente di cannibalismo che hanno generato svenimenti al suo passaggio al Toronto International Film Festival.
Titane è un film brutale, inquietante, a volte anche nauseabondo, tra sesso, macchine e violenza, ma anche molto affascinante. Alle tematiche già esplorate, violenza e mutazioni corporee, Ducournau ha aggiunto la fantascienza. C'è una donna dalla mente tormentata (con del titanio in capo in seguito a un incidente d'auto avuto da piccola), c'è uno strano rapporto padre-figlia, c'è un Vincent Lindon che ha fatto un anno di bodybuilding per prepararsi alle riprese.
«Grazie alla giuria per aver lasciato entrare i mostri», ha detto un'emozionatissima Julia Ducournau ritirando la Palma d'oro, consegnatale da Sharon Stone.
Tra le papere di Spike Lee che hanno lasciato senza parole la platea, primo presidente di giuria black, ma anche scheggia impazzita che non sono riusciti a domare i vicini di poltrona e giuria Mélanie Laurent e Tahar Rahim, anche la cerimonia di premiazione è stata speciale.
Cannes 74 è stata suo malgrado speciale. Un'edizione che ha voluto esserci, finalmente, seppur facendo slittare in avanti le date di un paio di mesi a causa della pandemia. Nel 2020 il Festival di Cannes era stato annullato, travolto dal Covid: la Palma d'oro non fu assegnata, ma l'edizione era stata comunque conteggiata, come la numero 73, perché erano stati selezionati e annunciati i film della Sélection officielle.
Tra protocolli sanitari macchinosi, tamponi ogni 48 ore, prenotazioni del posto che non hanno scongiurato file e sedute libere in sala senza distanziamento, è stata inevitabilmente un'edizione particolare. Che ha parlato più di sempre francese: sette i film francesi in concorso, con tanto di chiusura affidata a un film francese, fuori concorso, Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allarme rosso in Africa nera con Jean Dujardin a mo' di parodia di James Bond. La Francia, con il nazionalismo tipico esacerbato dalle necessità, vuole riportare subito il pubblico in sala, senza aspettare l'autunno, e la vetrina prestigiosa di Cannes non poteva che prestarsi all'intento, promuovendo l'industria cinematografica nazionale dopo tutti i lockdown. Anche la Palma d'oro va in questa direzione.
Il Festival di Cannes 74 è stato salutato da molti come l'ennesima ripartenza dell'industria cinematografica internazionale. Ma potrà davvero centrare il nobile fine? Finché non si percepiranno sicurezza e stabilità sanitarie, gli esercenti cinematografici saranno probabilmente costretti a giostrarsi tra dubbi dei distributori, timori del pubblico, spade di Damocle di nuove limitazioni e incassi strizzati.
Intanto, però, come gli Europei di calcio hanno profuso manciate di quasi normalità ed entusiasmo, è giusto e necessario che anche il Festival cinematografico più importante faccia altrettanto. A suon di film d'autore (anche se molti erano quelli già pronti per il 2020 e tenuti in letargo per un anno), di star e di premi. Sull'ultimo red carpet e sul palco della cerimonia di premiazione si sono succeduti Sharon Stone, Paolo Sorrentino, Oliver Stone, Valeria Golino, Rosamund Pike…
Se l'Italia ne è uscita a mani vuote (nessun riconoscimento per Tre piani di Nanni Moretti, unico italiano in concorso), ha però potuto unirsi ai lunghi applausi e alla standing ovation del Grand Théâtre Lumière che ha celebrato la Palma d'Onore a Marco Bellocchio (premio raramente assegnato dal Festival), presentato e omaggiato da Sorrentino. «Sono abbastanza emozionato, nonostante la mia età (81 anni, ndr)», ha detto Bellocchio. «Nel riguardare alle cose buone che ho fatto, mi accorgo che sono accomunate da due concetti, l'immaginazione e il coraggio, obbligatori nel nostro mestiere».
Bellocchio il 16 luglio ha commosso Cannes con il suo nuovo film, il personalissimo documentario Marx può aspettare (evento speciale fuori concorso), che rielabora e cerca di comprendere il suicidio di suo fratello gemello Camillo nel 1968 (in Italia è al cinema dal 15 luglio con 01 Distribution).
Ecco tutti i premi.
Palma d'oro: Titane di Julia Ducournau
Gran premio della Giuria ex aequo: Qahremān (Un héros) di Asghar Farhad; Hytti nro 6 di Juho Kuosmanen
Premio della giuria ex aequo: Hadereḵ (Le Genou d'Ahed) di Nadav Lapid; Memoria di Apichatpong Weerasethakul
Miglior regia: Leos Carax per Annette
Migliore sceneggiatura: Ryusuke Hamaguchi per Doraibu mai kā (Drive my car) di Ryūsuke Hamaguchi
Migliore interpretazione femminile: Renate Reinsve per Verdens verste menneske (Julie en 12 chapitres) di Joachim Trier.
Migliore interpretazione maschile: Caleb Landry Jones per Nitram di Justin Kurzel
Palma d'oro d'onore: Marco Bellocchio
Caméra d'or alla migliore opera prima: Murina di Antoneta Alamat Kusijanovic
Cortometraggi - Palma d'oro: Tian xia wu ya (Tous les corbeaux du monde) di Tang Yi
Cortometraggi - Menzione speciale: Céu de Agosto (Le ciel du mois d'août) di Jasmin Tenucci
Premio Un Certain Regard: Razžimaja kulaki di Kira Kovalenko
Premio della giuria: Große Freiheit di Sebastian Meise
Miglior cast d'insieme: Bonne Mère di Hafsia Herzi
Premio per il coraggio: La civil di Teodora Ana Mihai
Premio per l'originalità: Dýrið di Valdimar Jóhansson
Menzione speciale della giuria: Noche de fuego di Tatiana Huezo Sánchez