Lifestyle
February 09 2018
Un popolo di santi, navigatori e critici televisivi. Più che un programma tv, il Festival di Sanremo è un catalizzatore di polemiche, ovazioni trionfali e commenti al vetriolo. Da show musicale si è trasformato in vero e propriofenomeno mediatico, divisivo e crossmediale, senza dubbioil più nazional-popolare con la sua capacità (a tratti estrema) di mescolare alto e basso.
Visto daSanremo- che sia in sala stampa, per strada o davanti all'Ariston, dove s'incrociano i personaggi più surreali, uncirco Barnumdi reduci dei reality e cacciatori di selfie- ilFestivalha le fattezze dell'isteria collettiva. Da qui, l'unica risposta alla domanda "perchéSanremopiace?" è "piace perché piace". E, probabilmente, quando si capirà perché dopo sessantotto edizioni ancora continui a catalizzare così tanta attenzione, a quel punto avrà smesso di piacere.
Giochi di parole a parte, è incredibile come per una settimana sembra quasi che tutto si fermi per concentrarsi sulle canzoni (Claudio Baglioni, direttore artistico diSanremo 2018, ripete spesso la formula "canzone popolare") e sulcarrozzone festivaliero. Per molti è una sciagura, per altri un'irrinunciabile delizia televisiva, per altri ancoraun tic ormai irrimediabilmente connaturato al dna italiano.
La parte più bella delFestival?La possibilità di dare libero sfogo all'Aldo Grasso che è in noi.Tutti raffinatissimi critici tv, almeno per una notte, pronti a dire ai conduttori come condurre, ai cantanti come vestirsi (poi, solo in un secondo momento, come cantare), agli scenografi comedisegnare la scenografia di quel teatroin miniatura che è l'Ariston, e via dicendo.
Una volta si organizzavano i gruppi d'ascolto - che per la verità resistono granitici ancora oggi, nonostante paiano un vezzo da preistoria televisiva- mai social sono diventati il mezzo predilettoper diffondere il proprio verbo sulle gesta sanremesi. E ooco importa se poi persino i parenti più prossimi si rifiutano di leggere che cosa ne pensiamo di quel look o di quella canzone: l'importante è twittare, condividere, vomitare impressioni e/o banalità spinte, elargire likes perché quello che conta, per molti, è sentirsi protagonisti di una visione collettiva.
@SanremoRai batte se stesso anche sui social.
— Ufficio Stampa Rai (@Raiofficialnews) 9 febbraio 2018
Dopo le prime 3 serate di #Sanremo2018 con @ClaudioBaglioni, @m_hunziker e @pfavino si sono registrate 13 milioni di interazioni con una crescita rispetto alla precedente edizione del +7%. @RaiUno, @RaiRadio2, @RaiPlaypic.twitter.com/1bHo8lLPh6
Ma quanti sono gli italiani che guardano per davvero Sanremo? Qualche dato per capire quale sia la portata complessiva del Festival, ce lo dicono i dati Auditel: quelli più freschi, relativi al Sanremo 2018 targato Baglioni - che ha registrato un inatteso boom di ascolti - ci dicono ad esempio che nella serata di giovedì 8 febbraio 25.620.000 di italiani sono rimasti collegati a Rai 1 per almeno un minuto.
Insomma, la generalista non se la passa poi così male, nonostante un'iperframmentazione della tv che appena dieci anni fa nessuno si sarebbe mai immaginato. È il potere del nazional-popolare bellezza (o del popolar-nazionale, come dice sornione Baglioni), capace di scatenare attenzione mediatica e qualcosa come 13 milioni di interazioni sui social.
Tra tutti i profili rilevati, la vetta si raggiunge sui giovani.
— Ufficio Stampa Rai (@Raiofficialnews) 9 febbraio 2018
Lo share della 3ª puntata sulle ragazze 15-24 anni tocca quota 62.7%, e segna il valore più alto degli ultimi 23 anni (dal 1995).
Picchi di oltre il 70% su questo profilo.#Sanremo2018pic.twitter.com/jotnOA00Gm
Una cosa certa è il trend degli ascolti in crescita da quattro anni, ma la vera sorpresa è che i giovani sono tornati a guardare Sanremo. "Si dice che il Festival sia poco seguito dal pubblico anagraficamente giovane, invece nel 2018 il pubblico è ringiovanito", racconta a Panorama.it il direttore di Rai 1 Angelo Teodoli.
In controtendenza sui cliché, Teodoli rivela che i millennials sono attratti dal Sanremo baglioniano. "Sfruttano i media che hanno a disposizione, sono alla ricerca di punti di ancoraggio: corrono molto, ma inseguono il grado di stima e la capacità dei personaggi di entrare nei loro bisogni", analizza il direttore, che ha studiato i gusti del pubblico young negli anni al vertice di Rai Gold.
Giusto per fare un esempio, lo share della terza puntata sulle ragazze 15-24 anni ha toccato quota 62.7%, e segna il valore più alto degli ultimi 23 anni (dal 1995). "Non è un caso che il top delle internazioni lo abbia fatto Pippo Baudo, un punto di riferimento anche per i giovani, cosi come Baglioni. Questo risponde a un bisogno chiaro, quello di trovare dei punti di ancoraggio". Insomma, il Festival gode di buona salute e continuerà ad essere amato, criticato o detestato. Ancora per un po'.