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November 11 2024
Nella Quinta Strada di New York per l’affitto di un negozio ti chiedono una cifra pari a 21 mila euro al metro quadrato all’anno. Invece, per comprare un appartamento, si spendono tranquillamente 40 mila euro al metro quadrato. È il prezzo per essere presenti in una strada amata dai ricchi e famosi, che da anni detiene il primato della più cara ed esclusiva arteria commerciale del mondo. La Fifth Avenue è lunga 10 chilometri e si spinge dalla West 143rd Street, a Harlem, al Washington Square Park nel Greenwich Village, costeggiando il lato est del Central Park, a ridosso del quale si trova l’Upper East Side, una delle zone più ricercate della città. Il tracciato originario risale al 1785: allora si chiamava Middle Road e iniziava a ridosso di Washington Square Park. Ma era poco più di una carreggiata di campagna. È nel 1824, esattamente due secoli fa, che fu realizzato il primo vero tratto di quello che sarebbe divenuto il cuore dello shopping district di Manhattan.
Nella seconda metà dell’Ottocento cominciarono a insediarsi qui alcuni personaggi di rilievo, che fecero da testimonial d’eccezione: tra loro, Isaac Merritt Singer, industriale delle macchine da cucire, George R. Blanchard, magnate delle ferrovie, il generale Daniel E. Sickles, eroe della Guerra civile americana. Come loro, molte famiglie benestanti della città misero gli occhi sulla Fifth Avenue, riservandole una politica di sviluppo edilizio. Tra i più attivi furono i Vanderbilt, ricchissimi imprenditori e mecenati di origine olandese. Nel 1878 William K. Vanderbilt si fece costruire dall’architetto di grido Richard Morris Hunt la sua dimora al civico 660, chiamata Le Petit Château e caratterizzata dalla fusione di gotico francese e stile Beaux Arts. Lì vicino, suo cugino, Cornelius Vanderbilt II, fece erigere una gigantesca residenza, con stalle e giardino privato, dove oggi si trova il centro commerciale di lusso Bergdorf Goodman. Un’altra dimora nelle vicinanze apparteneva a William H. Vanderbilt, cosicché in totale la famiglia possedeva i dieci isolati a sud di Central Park, denominati «Vanderbilt Row». Con il tempo la Quinta strada era divenuta lo scenario privilegiato per la vita quotidiana della società elegante descritta da Edith Wharton nell’Età dell’innocenza e da Henry James in Washington Square, il regno dell’aristocrazia americana, ben rappresentata anche dagli Astor, una famiglia di primissimo piano che legò il proprio nome alla Fifth Avenue, scegliendola come domicilio e contribuendo a decretarne il successo.
Tra il 1870 e il 1900 New York visse un periodo straordinario per la ricchezza delle sue architetture, tantoché si parla di «Gilded Age», di Età dell’oro, e ai primi del XX secolo il tratto tra la 59th e la 96th Street della Quinta Strada era detto «Millionaire’s Row», in virtù delle residenze da sogno. E il processo non si interruppe mai: negli anni Venti del Novecento furono inaugurati i primi grandi esercizi commerciali, come Saks Fifth Avenue, aperto nel 1924, e Bergdorf Goodman, datato 1928. Uno degli edifici iconici è l’One Fifth Avenue, un grattacielo progettato nel 1927 in un originale art déco, dove in seguito abitarono molti inquilini illustri, come Patti Smith, Keith Richards, Tim Burton e Brian De Palma. Altro grattacielo da celebrities lo Sherry-Netherland, dove hanno abitato tra gli altri, Diana Ross, Francis Ford Coppola e Jim Henson, il creatore dei Muppets. Woody Allen è vissuto al 930 Fifth Avenue, dove ha scritto i soggetti di molti suoi film. Invece al Brevoort Hotel alloggiò Mark Twain, Charles Lindbergh vi ricevette un premio di 25 mila dollari per il volo non stop da New York a Parigi. La fama della strada è stata consolidata proprio dai grandi alberghi: nel 1897 qui venne costruito l’Astoria, un monumento all’ospitalità che appare come una cattedrale laica, voluto da Caroline Schermerhorn Astor.
Seguì il Waldorf, un altro caposaldo dell’hotellerie di lusso. E più tardi, nel 1907, avrebbe aperto le porte il Plaza, poi celebrato dal film Appartamento al Plaza, con Walter Matthau, raccontato da Alfred Hitchcock in Intrigo internazionale, oggi ambito da chi soggiorna nella Gatsby Suite, in cerca di atmosfere alla Fitzgerald. Ogni albergo della Quinta ha una storia da raccontare, che sia il Pierre o lo Sherry-Netherland. O il St. Regis: alla fine del Proibizionismo, qui fu inventato il cocktail Bloody Mary e in quell’albergo soggiornò, con Joe Di Maggio, Marilyn Monroe durante le riprese di Quando la moglie è in vacanza. A proposito, la famosa scena dell’aria che esce dalla grata non fu girata sulla Quinta, ma sulla Lexington Avenue, all’incrocio con la 52esima.
È una storia ricchissima di fatti e di aneddoti, quella dell’arteria newyorchese, raccontata nel libro Fifth Avenue: 200 Years of Stories and Legends, pubblicato da Assouline (testi di Jay McInerney e Julie Satow, 288 pagine, 120 euro, assouline.com). Il volume presenta un’ampia raccolta di immagini rare che collegano passato e presente, accompagnando il lettore in un viaggio nel tempo. Alcune, in esclusiva per Panorama, le potete vedere in questo servizio. Si inizia con fotografie storiche in bianco e nero di carrozze trainate da cavalli fino ad arrivare alle scene delle parate organizzate in vari periodi dell’anno e alle istantanee con le celebrities di passaggio. Si compone così un ricco puzzle culturale, sociale e architettonico. L’urbanistica di questa strada iconica, celebrata anche da un profumo, 5th Avenue di Elizabeth Arden, citata da Sting nella canzone Englishman in New York e vista in tanti film ambientati qui, tra cui La ragazza della Quinta strada con Ginger Rogers, fa pensare a un Monopoly all’ennesima potenza, dove nel tempo si sono costruiti grattacieli, grandi magazzini, residenze inarrivabili con la tenda da sole a cappottina e il portiere in livrea sul marciapiede, negozi da far girar la testa. Una strada che sembra pensata per i patiti di Instagram, che hanno a disposizione la Grand Army Plaza, il Rockefeller Center, la St. Patrick’s Cathedral, la Pulitzer Fountain, l’Empire State Building, la Trump Tower, il Flatiron Building (il grattacielo a forma di ferro da stiro), la New York Public Library.
Non solo. Tra la 82nd e la 104th Street ci sono nove musei, che hanno dato a questo tratto l’appellativo di «Museum Mile»: giusto per citarne qualcuno, il Metropolitan, che oltre a essere uno dei centri espositivi più autorevoli del mondo ogni anno ospita il Met Gala, uno degli eventi di moda più glamour che esistano, il Guggenheim, il capolavoro di Frank Lloyd Wright, il Cooper Hewitt, l’unico museo degli Stati Uniti interamente dedicato al design. I più raffinati, poi, fanno una sosta alla Frick Collectiom, un «gioiello» per gli estimatori dell’arte.
Cultura ma anche tanto shopping. Le vetrine sono un pezzo di storia, in particolare nel tratto fra la 49th e la 57th street. Qualche nome? Armani, Bergdorf Goodman, Bulgari, Cartier, Dior, Gucci, Louis Vuitton, Saks, Tiffany & Co. Ma pure F.A.O. Schwartz, il regno dei giocattoli, e Apple Fifth Avenue, con il suo cubo di vetro. Infine, c’è la dimensione mediatica della Fifth Avenue, protagonista dei tour delle location cinematografiche di NY: l’elenco dei film è lungo, popolato di personaggi e creature d’invenzione che fanno ormai parte dell’immaginario: indimenticabile è la stilosa Audrey Hepburn di Colazione da Tiffany, alla cui grazia innata si contrappone la furia di King Kong, che si arrampica sull’Empire State Building, e altrettanto impressi nella memoria sono i Ghostbusters, in cerca di fantasmi nella New York Public Library, come Al Pacino, di scena al Grand Army Plaza in Profumo di donna. Volti e sequenze inscindibili da luoghi dal forte carattere, che sono parte integrante dell’identità di una delle strade più costose e più belle del mondo.