Figc, la resa dei conti tra Serie A e Gravina

Un muro contro muro destinato ad arrivare fino alla resa dei conti. Il calcio italiano si avvicina a passi veloci al momento della verità: l’appuntamento è per lunedì 4 novembre a Roma, giorno dell’assemblea che deve scrivere le nuove regole dello statuto della federcalcio. Come? Sulla risposta si sono divisi gli opposti schieramenti cristallizzando una guerra ormai da tempo non più sotto traccia. Nel mirino il presidente federale Gabriele Gravina che arriva all’ora della verità indebolito anche dalle vicende personali. Il confronto, però, è di natura politica e in premio c’è il controllo del calcio italiano nei prossimi anni.

L’emendamento Mulè, che ha imposto la ridefinizione dei pesi elettorali all’interno del prossimo consiglio federale, non ha ancora partorito una riforma condivisa e difficilmente lo farà entro il giorno dell’assemblea straordinaria. Da una parte la Figc con la proposta depositata dopo due mesi di lavoro diplomatico, evidentemente senza esito. Dall’altra la Lega Serie A che rifiuta la mano tesa da Gravina, preannuncia ricorso al tribunale federale in caso di mancato accoglimento delle proprie istanze e ha scelto in extremis di inviare una controproposta.

L’elemento nuovo è che, arrivati al momento della conta, i presidenti del massimo campionato si sono compattati intorno ai leader dell’ala dura. Lunedì 4 novembre i club andranno a Roma portando avanti le stesse istanze, poi si vedrà anche se le big (Inter, Milan e Juventus in testa) in queste settimane hanno spinto per un atteggiamento più morbido nei confronti del presidente.

In gioco c’è l’autonomia del calcio professionistico, la sua rappresentanza all’interno del prossimo consiglio federale (l’offerta di guadagnare un consigliere non viene considerata congrua) e più in generale il ruolo che deve avere la Figc nel processo di gestione del calcio italiano.

Gravina, che ha superato indenne il fallimento dell’Europeo in Germania dimostrando di essere capace di fare la scelta giusta confermando Spalletti, ora è alla prova decisiva. A inizio 2025 si terranno le elezioni e non ha ancora sciolto la riserva sulla sua eventuale ricandidatura: non va esclusa, anzi, ma ad oggi non è sul tavolo. Certamente non è amato da una delle correnti che attraversa la Serie A e dalla politica italiana, ma conserva il favore delle altre componenti.

Ci riproverà? Dipende anche dal contesto in cui si troverà ad adoperare dopo la riforma dello statuto, da chi avrà vinto e chi perso e da quale sarà il livello di conflittualità di tutto il sistema. E poi c’è la sua vicenda personale non ancora pienamente chiarita. il Tribunale del Riesame di Roma dovrà nuovamente analizzare le carte dell’inchiesta che lo riguardano dopo che i pubblici ministeri hanno avanzato un’altra richiesta di sequestro preventivo di circa 200.000 euro dei suoi conti correnti per la vicenda della fattura che, secondo i magistrati romani, sarebbe a copertura di un giro poco chiaro legato alla cessione dei diritti tv della Lega Pro .

Gravina ha più volte affermato la correttezza del proprio operato in una storia di cui origini affondano nella vicenda dei dossieraggi a Perugia. Il Gip gli aveva dato ragione, ora la procura ha riaperto il caso e tutto avviene nel momento più difficile dell’autunno: quanto peseranno le storie di palazzo di giustizia lo si comincerà a scoprire ad assemblea aperta il 4 novembre.

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