Televisione
January 18 2018
Che i reality show siano una fabbrica di meteore, è un dato di fatto. Pochi sono riusciti a intercettare il successo – vedi Luca Argentero, Eleonora Daniele e Ilenia Pastorelli, appena consacrata dall’ultimo film di Carlo Verdone – quasi tutti hanno solo accarezzato la fama. Poi ci sono i casi strani, come quello di Filippo Nardi, capaci di lasciare un segno nella memoria degli appassionati di tv. «Dove sono le sigarette? Noi qui abbiamo emozioni ‘veri’», sbraitò nel confessionale del Grande Fratello nell’autunno del 2001. Uno sfogo diventato cult, complice la Gialappa’s Band, che si è trasformato in un’etichetta che non riesce a staccarsi di dosso, nonostante gli anni come inviato delle Iene e altre esperienze televisive. Sedici anni dopo si rimette in gioco con l’Isola dei Famosi, al via il 22 gennaio su Canale 5, dove incarna la quota imprevedibilità. Panorama.it l’ha intercettato poche ore prima della partenza.
Filippo, il convitato di pietra di ogni tua intervista è il Grande Fratello. Sedici anni dopo è ancora il tuo fardello?
(ride) No, ormai c’ho fatto l’abitudine. Ho fatto solo tredici giorni di Gf, ma ne hanno parlato così tanto che sembrano secoli. È stata una piccola parentesi nella mia vita: andai al provino, a 32 anni, perché ero e sono appassionato di comunicazione, avevo visto la prima edizione, quella inglese, poi la prima italiana.
Chi è Filippo Nardi oggi, quello che sta preparando lo zaino per l'Honduras?
Un papà a tempo pieno di un figlio adolescente e un produttore di musica elettronica e dj, professione che faccio da trentuno anni. La musica è la passione eterna, la tv è un’esperienza.
Ti avevano già chiesto di partecipare all’Isola dei famosi?
Me lo chiese Giorgio Gori, molti anni fa, quando era a capo di Magnolia. Dissi no. Per altri reality invece non sono mai stato contattato. Forse perché mi hanno sempre considerato poco gestibile: se vogliono una vita tranquilla, evitano Nardi.
Sarai l’anarchico di questa edizione dell'Isola dei famosi?
Non lo so. Non porto un personaggio, porto me stesso e questo per i miei amici è il vero rischio. Però sono meno impulsivo di una volta: all’inizio mi metto da parte e osservo. Ho il brutto presentimento che starò sulle palle a molti.
Perché hai accettato? Per una questione economica?
Anche per quello. I soldi ti danno la possibilità di scegliere e credo che quello sia un grande lusso. Poi forse arriverà la visibilità e con essa anche un po’ di lavoro in più. M’immagino l’Isola come un’esperienza per mettermi alla prova, come ha fatto Rocco Siffredi.
Ovvero?
Fui molto colpito dal percorso di Rocco, dalla sua crisi della mezza età. Io sono alla soglia dei 49 anni e devo ancora metabolizzare questa cosa che sono a metà della vita. Vado all’Isola non per prendere ma per lasciare: mi voglio liberare di qualche bagaglio emotivo, scrollarmi di dosso dei fantasmi. Non posso lasciarli a Riccione col rischio di tornarci l’anno dopo, meglio farlo in Honduras.
Pensi di riuscirci mentre Francesca Cipriani urlerà per l’apertura di un cocco o per la sua porzione di riso?
(ride) La convivenza è la vera incognita. Tu pensi di goderti una camminata sulla spiaggia e invece scoppia un litigio. Però me ne starò lontano dalla campagna toscana per i tre mesi più noiosi.
Cosa ti spaventa della convivenza?
La convivenza nel suo complesso (dice ridendo). Io sono abituato ad alzarmi da una cena e andarmene se trovo la conversazione poco stimolante. Sono molto diretto e onesto, dote poco apprezzata in Italia. Di bello c’è che saremo all’aria aperta e i miei amici mi hanno detto: “Quando sarai nervoso, respira e nuota”.
Chi conosci degli altri concorrenti?
Alessia Mancini, pur avendola frequentata poco. Di nome e di fama Jonathan Kashanian e Francesca Cipriani. Ovviamente Alessia Marcuzzi, che conduceva le Iene quando io facevo l’inviato: mi piace perché è schietta e diretta.
Non ti spaventano i morsi della fame?
Ho conosciuto qualche inverno difficile, in cui il cibo ha scarseggiato. Ho sempre mangiato poco e spesso e in questo esce la mia educazione britannica. Mi adatterò, non ho strategie.
Neanche nel gioco?
No, anche se so che è un reality e metto in conto le strategie da parte degli altri concorrenti.
Non temi la generazione influencer? Chiara Nasti, ad esempio, si porta in dote un milione di followers.
Ho uno smartphone da cinque mesi, ti basta come risposta? Mio figlio sa chi è Chiara Nasti, io non la conoscevo nemmeno. Ben vengano se saranno le star di domani. Non li temo e non competo con loro: ho visto un po’ di Grande Fratello Vip e mi pare che nonostante l’enorme seguito sui social Giulia De Lellis abbia perso.
A proposito di tuo figlio: cosa dice di quest’avventura?
È contentissimo. Ha tenuto il segreto con i suoi compagni di classe fino al 16 gennaio, come gli avevo chiesto di fare seguendo il contratto. È stato bravo.
I tuoi antenati nobili (Nardi è figlio di un conte, ndr), come avrebbero commentato la tua partecipazione?
Sarebbero inorriditi, probabilmente, così come quelli ancora in vita. Ma io sono cresciuto a Londra e sono sempre stato un anti conformista. Gli avi di mia mamma, che erano dei contadini ebrei polacchi invece mi direbbero: “Gioca e prendi i soldi”.
Dopo l’Isola ti piacerebbe tornare a fare l’inviato delle Iene?
Di porte chiuse nella mia vita non ce ne sono mai state. Quello che mi piacerebbe fare però è un’altra cosa: vorrei diventare il coach dei testi e l’insegnante di inglese dei ragazzi di Amici. È giusto che capiscano ciò che stanno cantando. Mi piacerebbe bussare alla porta di Maria De Filippi.
Ultima curiosità: ti mancheranno le sigarette?
Saranno l’ultimo dei miei pensieri. Per fortuna sono un ex tabagista.