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December 31 2021
Tra un nuovo capolavoro diBong Joon-ho, sorprese che scandagliano l’animo umano made in Finlandia e la certezza inossidabile di registi come Jane Campion, ecco la nostra selezione di film migliori dell’anno, tra quelli usciti al cinema in Italia nel 2021. Tanti titoli europei, due italiani, l’immancabile compagine statunitense, ma anche una spruzzata di Oriente e Centro America.
Ecco i film più belli del 2021 secondo noi.
Madre è il vero capolavoro di Bong Joon-ho, il regista sudcoreano premio Oscar per Parasite. Uscito in patria nel 2009, in Italia è arrivato al cinema solo quest’anno. Crudele e splendente, con una scena d’apertura di poesia struggente che da sola vale molto di più del prezzo del biglietto, è un giallo e un dramma che indaga il rapporto primordiale all’origine di tutto, quello materno. E intanto, nella lotta feroce di una madre (la stupenda Kim Hye-ja) per salvare suo figlio dal carcere, vengono esplorati temi paralleli come povertà, disabilità, adolescenze perdute, la superficialità della polizia coreana. Da non perdere.
Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes – che assegnò la Palma d’oro chissà perché al folle Titane -, Scompartimento n.6 - In viaggio col destino è la sorpresa dell’anno. Il regista finlandese che nel 2016 si era fatto notare sempre a Cannes vincendo la sezione Un Certain Regard con La vera storia di Olli Mäki, ci porta in Russia. Qui una ragazza finlandese (Jurij Borisov), che vive una storia d’amore enigmatica, sale a bordo di un treno, direzione Murmansk, per vedere il sito dei petroglifi. È costretta a dividere il vagone letto con un minatore russo (Seidi Haarla) scomposto e fastidioso. Con ritmi docili francesi e sfumature sulla condizione umana da romanzo russo, un viaggio di scoperte, sul filo della casualità.
Oh come sa essere crudele Jane Campion, in una stoccata velenosa che si palesa lenta.
Benedict Cumberbatch sfodera il suo carisma torreggiante, come cowboy rude e brutale, più asciutto delle sue pelli che lascia asciugare al sole, l’emblema del machismo. Kodi Smit-McPhee invece è smunto, pallido e dagli occhi scavati, il contrario della virilità.
Ecco servito un western thriller sul desiderio, anzi, su dove può portare la sua repressione. Il finale è magnificamente spiazzante.
Leone d'argento - Premio per la migliore regia all'ultima Mostra del cinema di Venezia.
Un film forte e dolorosissimo, inquadra la meschinità e l’orrore di cui l’uomo può essere capace. Il massacro di Srebrenica e le colpe dell’Onu sono narrati dal punto di vista di una delle donne di Srebrenica, incarnata dalla granitica Jasna Đuričić. Lei è un'interprete che lavora alle Nazioni Unite nella cittadina bosniaca; ha addosso tutta la forza della disperazione, di una leonessa che vuole difendere i suoi cari.
Un film intimo, misterioso ed essenziale, che è come una carezza sul viso. Quella che ogni figlio vorrebbe ricevere dalla mamma. Quella che ogni mamma vorrebbe avere. La regista francese di Tomboy e Ritratto della giovane in fiamme, conferma il suo tocco sensibile che fruga nei sentimenti non detti e crea connessioni ancestrali. L'idea alla base è semplice e luminosa: e se da bambini incontrassimo nostra madre, anche lei bambina e coetanea, che rapporto si costruirebbe? Sciamma immagina e ordisce.
È stato il miglior film della sezione Alice nella Città della Festa del cinema di Roma 2021.
Se i miseri e i sottomessi del mondo si ribellassero allo stato delle cose e avessero le armi per farlo, cosa accadrebbe? La risposta è Nuevo orden di Michel Franco, lotta di classe brutale che è un monito per il futuro. Dramma trascinante e spietato, ambientato in un Messico che sembra così contemporaneo, più che una distopia sembra la visione di un'esplosione imminente. Un film politico, pur non avendo colori politici.
Leone d'argento - Gran premio della giuria alla Mostra del cinema di Venezia 2020.
Ariaferma si muove quattamente, tra silenzi, parole mozze, sguardi traversi, in una tensione che sobbolle. Da una parte i secondini di un carcere del Sud Italia, in via di dismissione, con Toni Servillo in prima linea; dall’altra i carcerati, sul bilico di uno sciopero della fame, guidati da Silvio Orlando. In mezzo, l’essere tutti essere umani, sotto lo stesso cielo. Un balletto di avvicinamenti e allontanamenti, come una partita di scacchi divisa dalle sbarre. Una tenzone a un passo dall’esplodere o dal toccarsi, come le dita di Michelangelo.
Thriller di vendette e riscatto, Il collezionista di carte è un racconto oscuro e ipnotico, su un ex aguzzino di Abu Ghraib diventato giocatore d’azzardo. Oscar Isaac si mette addosso una maschera di apparente impassibilità, misterioso e attraente nella sua immobilità, in un minimalismo coinvolgente.
Retto da una performance vibrante di Bartosz Bielenia, che ha in sé una combinazione affascinante di natura selvaggia e purezza, Corpus Christi indaga in modo avvincente le questioni della fede e della redenzione.
A un ex detenuto dopo il suo rilascio viene impedito di fare domanda in seminario. Poco male: lui si veste da prete e si mette a amministrare una piccola parrocchia. Con i suoi modi viscerali e poco ortodossi, saprà scatenare veri cambiamenti interiori.
Ai Polskie Nagrody Filmowe, gli Oscar polacchi, ha vinto 11 statuette.
Annette è un musical oscuro, audace, commovente. La prima parte forse lascia confusi, alla ricerca di una bussola. Ma il regista francese, sull’onda burrascosa della sue visioni, saprà ammaliare. Grazie a un Adam Driver tenebroso e letale, e grazie alla trovata così poetica e toccante della piccola Annette, bambina/bambola che vorremmo stringere con affetto e cura a noi.
Prix de la mise en scène al Festival di Cannes 2021.
Dal regista giapponese de Il gioco del destino e della fantasia, Orso d’argento a Berlino 2021, un film complesso, nella sua linearità temporale, su amore, arte e perdita. La lotta interiore di un artista per trasformare dolore e tradimento in ispirazione.
Due anni dopo la morte inaspettata della moglie, un famoso attore e regista teatrale (Hidetoshi Nishijima) riceve l'offerta di dirigere una produzione dello Zio Vanja in un festival di Hiroshima. Lì incontra una giovane donna taciturna (Toko Miura), assegnatagli come autista della sua amata Saab 900 rossa.
Prix du scénario al Festival di Cannes 2021.
Javier Bardem si mette addosso un’incredibile faccia da schiaffi, ora paciosa e melliflua, ora ambigua e pericolosa, comunque sempre da superuomo, faro di una commedia felpata e corrosiva. È il titolare di una ridente azienda di bilance che dirige con fare comprensivo, come padre e non come padrone, o almeno così racconta agli altri e a se stesso.
In Spagna Il capo perfetto ha ottenuto 20 candidature ai Premi Goya 2022, numero record.
L’Apocalisse sembra così vicina a noi ne La terra dei figli. Cupellini, il regista italiano di Alaska, traspone il romanzo grafico di Gipi e, nel delta del Po, nel Polesine e nella laguna di Chioggia rappresenta un mondo sfinito, dopo l’avvento dei veleni. Senza più speranze, senza risorse, senza figli. Tranne il quindicenne impetuoso interpretato dall’ottimo Leon de la Vallée. In un niente di acqua, cadaveri, violenza e melma, lui va alla ricerca di qualcuno che sappia ancora leggere… Una distopia affascinante e raffinata, pur nella sua essenzialità cruda. E ci sono pure Valerio Mastandrea e Valeria Golino.
Seguiamo l’odissea dolente e malinconica di Frances McDormand, nei panni di una donna di mezza età che ha perso marito e lavoro durante la Grande Recessione e sale a bordo di un van scassato, verso una nuova vita fatta di chilometri e incertezze. E intanto, insieme a lei, conosciamo la comunità dei nomadi dell’America del West, tra il Badlands National Park del South Dakota e le sequoie giganti della Mendocino Coast in California settentrionale. Con il realismo del documentario, senza sentimentalismi, incrociando tante storie vere che si intrecciano al saluto di «Ci vediamo lungo la strada».
Oscar 2021 a miglior film, regista, attrice protagonista.
Pur senza disturbare i superlativi assoluti, il regista canadese è riuscito laddove il maestro David Lynch fallì: trovare la giusta rotta per trasporre sul grande schermo il venerato romanzo fantascientifico Dune di Frank Herbert.
Timothée Chalamet, l’attore d’oro del momento, con charme calibrato è il giovane Paul Atreides, l’eletto, in viaggio in un pianeta arido e pericoloso che ha un fascino sottile fatto di sabbia sconfinata e spezia che rende gli occhi blu fosforescente.