La maledizione della Fiorentina

Atene come Praga. E, prima ancora, come Madrid, Glasgow e Avellino: tappe di una via crucis pagana di una società storica che in Europa ha quasi sempre mancato l'appuntamento con la storia. Sei finali, un solo successo che affonda ormai nei meravigliosi anni Sessanta. La Fiorentina ha visto rimateralizzarsi gli incubi di sempre ad Atene, in una finale di Conference League in cui sognava di prendersi la rivincita dopo la delusione di un anno fa a Budapest.

Allora era stato Bowen e un centimetro dai supplementari a gelare il popolo della Viola. Questa volta è toccato ad El Kaabi dopo 115 minuti di battaglia di nervi mandare in paradiso l'Olympiakos e condannare la Fiorentina a un altro ritorno mesto a casa. Una vera e propria maledizione che non va via ed è doppiamente dolorosa perché vincere avrebbe significato chiudere il cerchio di un ciclo che a modo suo è stato positivo ma che non si è compiuto. Vincenzo Italiano lascerà il club. In due anni ha fatto tre finali (compresa la Coppa Italia 2023) perdendo sempre. E tre semifinali.

Sarebbe stata la coppa da dedicare alla memoria di Joe Barone, anche. Altro motivo per faticare ad accettare la sconfitta per come è maturata, tra rimpianti e occasioni perse. La verità è che si fa fatica a comprendere e accettare il modo in cui la Viola è stata battuta da West Ham e Olympiakos, avversarie forti ma non impossibili. Rocco Commisso, che a Firenze sta dedicando tempo, salute e una montagna di denaro, rilancerà avviando un nuovo ciclo e andando oltre i mugugni di una tifoseria che ogni tanto gli rinfaccia di non essere quello che non può.

Con i suoi modi bruschi ma diretti, il patron viola sta facendo alla Fiorentina il regalo più bello che potesse ricevere. Non solo un progetto sportivo che lo ha portato fino alla soglia della vittoria, ma l'investimento strutturale sul Viola Park e la battaglia per il Franchi. Persa, questa, solo perché la burocrazia e la politica italiana sono un muro troppo alto per tutti gli imprenditori che pensano al calcio come a una normale attività industriale.

Commisso, però, con tutti i pregi e i difetti rimane la garanzia migliore per Firenze e per pensare che dopo Budapest e Atene ci possa essere un'altra volta. Il drammatico inverno che ha strappato Barone alla società, oltre che all'affetto di chi lo conosceva, costringerà tutto il mondo viola a ripensarsi. Sta già accadendo perché la transizione viene gestita in modo da non rallentare il percorso di crescita. Anche per questo ieri sera tutta Italia tifava Fiorentina. E' andata male. Una maledizione.

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