Lifestyle
June 03 2019
da Cesena
Abbiamo dita in forma smagliante, muscoli oculari ipertrofici, abituati a correre in modo compulsivo sullo schermo. Siamo la generazione Instagram, sempre a caccia di stimoli, avida di cose mai viste, tentata in modo irresistibile dalle dissonanze con il passato. «Prendiamo i Millennial: sono le persone meno fedeli della terra. Combattono le abitudini, amano cambiare costantemente. E ciò si riflette anche quando si allenano: se ciò che vivono non li soddisfa, smettono dopo un mese o due. Bisogna stravolgere l’approccio, puntare il più possibile sulla varietà delle esperienze. In palestra, a casa, all’aperto. Dappertutto». A parlare è Nerio Alessandri, il fondatore di Technogym, il leader globale delle soluzioni per il wellness: l’evoluzione del fitness che mette insieme esercizio fisico, un’alimentazione corretta, un’attitudine mentale costruttiva. «Mens sana in corpore sano», lo insegnavano già i latini. Davanti ha 300 operatori del suo settore in arrivo da oltre 40 Paesi, riuniti a Cesena nell’avveniristico campus dell’azienda per il «Technogym forum», evento in cui è stato mostrato in anteprima come saranno la palestra del futuro e tutta l’ampia galassia in movimento che le orbita intorno. Panorama era presente.
«La premessa» spiega Alessandri «è fare leva sui diversi bisogni, obiettivi e passioni degli utenti. Disegnare un viaggio su misura per ognuno di loro». Che inizia a casa, quando scelgono non solo il centro a cui iscriversi ma anche cosa potranno farci, prenotando di volta in volta il corso preferito e ricevendo sullo smartphone il programma personalizzato che dovranno seguire. Technogym ha ideato il «Club 4.0», il cui concept ricorda le diverse aree di una grande boutique d’alta moda: c’è la zona «Biocircuit», un percorso di workout che consente di raggiungere i propri obiettivi in tempi brevi; «Skillrow», classe immersiva su vogatori per remare uno contro l’altro o all’unisono, come un vero equipaggio; «Skillbike», per pedalare al chiuso con le stesse risposte e irregolarità del tragitto che si avrebbero all’aperto. Emozioni differenti, che solleticano qui la competizione, lì lo spirito di squadra o il totale individualismo. A ciascuno secondo le sue inclinazioni.
Il concetto è chiaro: allenarsi sarà come entrare in un ristorante con diverse cucine, assaggiare vari piatti e decidere qual è di maggiore gradimento. Per ordinarlo ancora la volta successiva o sperimentare qualcosa di inedito. Ma c’è di più: grazie agli attrezzi connessi o allo smartwatch imbottito di sensori che abbiamo al polso e piattaforme quali «mywellness» sviluppata dalla stessa Technogym e che vanta oltre 10 milioni di utenti, il personal trainer saprà se abbiamo fatto bene e potrà darci consigli per migliorarci. Inoltre seguirà tutte le attività che svolgiamo lontano dal nostro club: in un’altra palestra, per esempio di un albergo durante un viaggio, in salotto o in un parco. «Vogliamo costruire un canale di comunicazione aperto 24 ore su 24 per dare alle persone quello che vogliono, quando lo vogliono» rileva Alessandri. Unendo universo fisico e virtuale: se non ci bastano i suggerimenti digitali, potremo facilmente fissare un appuntamento in presenza con il coach, anche a domicilio; telefonargli, seguire una sua lezione in diretta sullo schermo del tapis roulant o della cyclette. Sono opzioni che Technogym offre già in tutto il mondo.
Il sistema deve essere inoltre in grado di aggiustare il tiro: «Se sono un anziano o un timido, non voglio avere accanto un Superman quando mi alleno». Ecco che, sempre tramite la app del club, avremo modo di scegliere un compagno di fatiche nella postazione accanto alla nostra o corsi per fasce d’età e livello di preparazione atletica. Tornando alla metafora gastronomica, non capiterà più di ritrovarsi in un fast food pieno di ragazzini urlanti e ipercinetici, quando ci si aspetta il passo moderato di un bistrot chic. La visione di Alessandri scavalca l’ambizione d’incentivare la forma fisica: vuole diffondere un paradigma comportamentale. C’è riuscito in Romagna, dove da oltre 15 anni opera la sua fondazione no profit «Wellness foundation». Che coinvolgendo scuole, università, sistema sanitario e amministrazioni pubbliche, ha contribuito ad abbassare il tasso di popolazione sedentaria nell’area (13,6 per cento contro la media nazionale del 28,1 per cento), far decollare l’uso quotidiano della bicicletta (29 per cento contro l’11 per cento nel Bel Paese), stimolare i medici a prescrivere esercizio (39,6 per cento invece del 30,5 per cento).
Il fondatore di Technogym vede il suo territorio non come un’enclave, un’isola felice, ma come l’apripista di un modello culturale riproducibile in serie: «L’Italia può adottare questa nostra esperienza ed esportare il fitness assieme al food e al fashion, diventando il primo produttore di benessere al mondo». Come Alessandri scrive nel suo libro «Nati per muoverci» (Baldini&Castoldi, 2014), è solo questione di atteggiamento. Dell’entusiasmo che lo accompagna: «Quell’entusiasmo che spinge a continuare a cercare, imparare, inventare. Anche questo è movimento perché la mente, come lo spirito, ha bisogno di allenarsi per affrontare la vita in forma migliore». Non c’è corpo sano senza una testa attiva.