Flat tax, ecco a chi conviene e a chi no

Prima alla Camera, lo scorso 12 giugno, e ora, nei prossimi giorni, anche al Senato: il progetto di una flat tax esce dai cassetti e diventa una vera e propria proposta di legge presentata dalla Lega in Parlamento. D’altronde negli ultimi tempi è stato proprio il leader del Carroccio Matteo Salvini a rilanciare l’idea di una aliquota unica al 15% da applicare a tutti redditi, siano essi familiari o d’impresa. Non a caso il segretario della Lega in questi giorni ha presentato il suo programma fiscale anche in Confindustria, alla ricerca di appoggi nel mondo delle aziende. Il piatto forte in ogni caso riguarderà le famiglie, e in questo senso risulta interessante verificare fin d’ora quali nuclei potrebbero avvantaggiarsi da questo nuovo modello di imposizione fiscale e quali invece potrebbero rimetterci.

Flat tax: perché può essere una tassa equa


Innanzitutto i parlamentari della Lega, presentando il progetto di legge, hanno dovuto superare uno scoglio costituzionale, visto che la nostra Carta stabilisce all’art. 53 il principio della progressività del carico fiscale sui cittadini. Prevedere dunque solo un’unica aliquota per tutti avrebbe potuto provocare la bocciatura del provvedimento da parte della Corte Costituzionale. La proposta è stata quindi integrata introducendo tre scaglioni diversi di reddito, con deduzioni specifiche per ciascuno di essi. Per coloro che superano i 50mila euro di reddito non sono previste deduzioni: in questo caso i contribuenti dovranno calcolare il 15% direttamente sul reddito denunciato, ossia ad esempio 80mila euro. Per la categoria che va dai 35mila ai 50mila euro si stabilisce invece una deduzione di 3mila euro per ogni familiare a carico. Quindi, un nucleo che dichiara 45mila euro e ha due figli a carico calcolerà la flat tax del 15% su un totale di 39mila euro. Per l’ultima fascia, ossia quella che va da 0 e 35mila euro, è prevista infine una deduzione di 3mila euro per il titolare del reddito e altrettanti per ogni familiare a carico.

Tasse più basse, meno evasione: siamo sicuri che basti?


In questo caso dunque, una famiglia monoreddito con due figli a carico che dichiara 30mila euro, applicherebbe l’aliquota del 15% su un totale di 21mila euro. In realtà i dubbi riguardanti un tale sistema di imposizione non sono pochi. Innanzitutto tutta l’impalcatura si regge sulla convinzione che un’aliquota unica e così bassa possa convincere numerosi evasori a uscire allo scoperto dichiarando i propri redditi a nero. In questo senso infatti, solo in termini di Irpef, il modello Salvini prevederebbe un gettito di circa 120 miliardi di euro a fronte degli attuali 160 miliardi. Un gap che potrebbe essere colmato solo a fronte, appunto, di un aumento della base imponibile con un’ampia emersione dal nero. Per quanto concerne invece i singoli nuclei familiari, alcune simulazioni compiute sulla base dei riferimenti contenuti nei progetti di legge, lasciano intravvedere che ad avvantaggiarsi del nuovo modello sarebbe soprattutto la fascia intermedia dei contribuenti, il cosiddetto ceto medio. Per le categorie più povere invece in realtà non ci sarebbero cambiamenti apprezzabili rispetto al presente. Tutto da definire invece l’impatto che potrà esserci sulle imprese, visto che in questo caso i parametri da considerare saranno molto più numerosi.  

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