Flat-Tax
ANSA / MATTEO BAZZI
Economia

Flat tax, ecco per chi in Italia è già una realtà

Non c’è dubbio che il tema della flat tax sia, al momento, uno dei più controversi nel dibattito politico del nostro Paese. Non è un caso infatti, che proprio la possibile introduzione di questo modello di tassazione rappresenti, al momento, uno degli elementi ostativi ad una possibile alleanza di governo tra il M5S, che la contesta, e la Lega, che invece la sostiene.

Eppure, per qualcuno in Italia, questo regime fiscale è già una realtà. Stiamo parlando delle circa 665mila piccole partite Iva che nel 2016, secondo i dati dell’amministrazione fiscale, hanno optato per il cosiddetto regime forfettario, che prevede appunto a livello tributario un’aliquota unica pari al 15%.

Requisiti

Per poter accedere a questo regime fiscale agevolato, le piccole partite Iva devono rispettare alcuni requisiti fondamentali, il principale dei quali è sicuramente quello dei ricavi annuali.

Attualmente, la disciplina sulla flat tax degli autonomi prevede per ciascuna categoria lavorativa uno specifico limite, superato il quale non si ha più diritto all’aliquota Irpef agevolata al 15%. Ad esempio, per la categoria dei professionisti, che è sicuramente una delle più numerose, il reddito massimo annuale consentito è pari a 30mila euro.

Un valore che scende a 25mila euro per gli operatori del settore immobiliare, ma che sale a quota 50mila per attività come il commercio all’ingrosso o al dettaglio e per quelle legate alla ristorazione.

Agevolazioni

Come già ampiamente sottolineato, l’adesione al regime agevolato della flat tax, comporta per le piccole partite Iva l’applicazione di un’aliquota Irpef pari al 15%.

Stiamo parlando di una vera e propria imposta sostitutiva unica nella quale è ricompresa non solo l’Irpef, ma anche le voci riguardanti Iva, Irap e tributi comunali e regionali. Ma i vantaggi di questo modello di flat tax non finiscono qua.

Non bisogna infatti dimenticare le importanti semplificazioni burocratiche ad esso connesse: non c’è infatti l’obbligo di trasmettere all’Agenzia delle entrate i dati delle fatture per lo spesometro, è prevista la deroga dall’applicazione degli studi di settore, per non parlare dell’esonero dall’invio della fattura elettronica tra privati che diventerà invece obbligatorio per tutti gli altri dal primo gennaio del prossimo anno.

Rischi e limiti di questo modello

È ovvio che non ci sarebbe discussione intorno alla flat tax se, la sua applicazione, oltre ai tanti vantaggi sopra elencati, non presentasse anche alcuni rischi ben precisi. Nel caso specifico, secondo alcune analisi condotte confrontando altri regimi fiscali europei, sono stati evidenziati due tipi di limiti.

Il primo mette in gioco le competenze professionali degli stessi contribuenti. In tanti infatti, hanno deciso di lanciarsi in determinate attività lavorative, solo perché esse prevedono l’opzione della flat tax, ma senza opportune competenze e innescando tra l’altro una corsa al ribasso dei prezzi. Un fenomeno questo che potrebbe portare, sul lungo periodo, a un preoccupante abbassamento della qualità dei servizi offerti.

Il secondo rischio invece, chiama in causa il famigerato limite di introiti, superato il quale, scatta la normale tassazione, che spesso rappresenta un aggravio economico molto pesante.

Una circostanza questa che potrebbe spingere molte piccole partite Iva a limitare volontariamente la propria attività, con danni evidenti per la crescita complessiva dell’economia nazionale. Problemi questi che bisognerà affrontare con attenzione, se si dovesse decidere di estendere la flat tax a tutti i contribuenti italiani.

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