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Moda

La follia del Black Friday

È di nuovo tempo di Black Friday, che per definizione dovrebbe celebrarsi ufficialmente il 24 novembre (l’ultimo venerdì di novembre) ma che negli ultimi anni ha visto estendere la sua durata a tutta la settimana relativa, se non di più.

Quindi da lunedì 20 sono aperte le corse agli acquisti ribassati, alle occasioni e alle promozioni che permetteranno agli italiani di comprare a prezzi “agevolati” con sconti che partono dal 20% in su. Il momento è perfetto, non a caso, appena prima delle festività natalizie che per tradizione comportano spese extra per le strenne e soprattutto per meritate vacanze, per coloro che se le potranno permettere. Il trend economico negativo degli ultimi anni in realtà ha portato gli italiani a dover ottimizzare le spese preferendo investire nei viaggi tra Natale e Capodanno sacrificando qualche regalo a parenti e amici.

Secondo dati ufficiali i risultati economici del 2022 relativi al turismo natalizio sono stati più che soddisfacenti superando i 13 miliardi di euro mentre secondo uno studio di Confcommercio la somma procapite dedicata agli acquisti di regali nel 2022 si era ridotta a 157 euro in confronto ai 169 spesi nell’anno precedente. Ora non ci rimane che aspettare i consuntivi relativi ai consumi di questo 2023 che sicuramente non si prospettano positivi visti i continui rincari del mercato.

Nello specifico vorremmo fare un’analisi sul comparto moda che, malgrado un andamento economico preoccupante, continua ad aumentare i prezzi al pubblico, spesso in nome di una qualità o di un lusso non riscontrabili. Soprattutto accade per le grandi maison di moda, le cui vetrine natalizie espongono prezzi che fanno ridere per l’assurdità. 1.500 euro per un dolcevita (sottogiacca), 2.500 euro per una gonna a tubo, ovviamente in tessuto e non in pelle, più di 1.000 euro per un pantalone, e per non parlare degli accessori. C’è chi ha avuto il coraggio di esporre una piccola borsa in coccodrillo, costo 27.000 euro!

Il fenomeno si estende tuttavia anche ai segmenti più bassi comprese le catene di fast-fashion che nei soliti capi moda hanno cambiato solo il prezzo sul cartellino.

Ed è qui che entra in scena la “magia” del Black Friday, un’opportunità per accedere almeno ad alcuni di quegli oggetti del desiderio che non avremmo potuto altrimenti permetterci.

Nato negli USA, oggi fenomeno globale, il Black Friday originariamente aveva lo scopo di cerimoniare l’inizio delle festività natalizie ma ben presto, negli anni Ottanta, è diventato un espediente dei commercianti per ristabilire bilanci economici sempre più in rosso. Per l’Italia è stato un toccasana, un escamotage per ovviare alle direttive che non permettevano sconti al di fuori delle date prestabilite dalle istituzioni e quindi avvalersi di questo momento per arginare i mancati incassi dovuti al calo delle vendite.

Al netto di tutto ciò viene naturale porgersi delle domande: perché? Perché il sistema continua a produrre più del necessario e perché malgrado tutto continua ad aumentare il costo dei prodotti quando è chiaro che il potere di acquisto delle persone continua a diminuire? È vero che negli anni sono state inventate soluzioni, prima erano gli outlet, poi gli svuotatutto per rinnovo locali, ora impera il Black Friday, che da una giornata si è trasformato in una settimana se non nel mese. Soluzioni che creano nuovi business che a loro volta creano nuovi problemi.

E in tutto ciò la moda continua a parlare di sostenibilità, di eccesso di produzione con continui attacchi alle aziende del fast-fashion. Una vera definizione di nonsense.

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