Follie della privacy

Da Panorama del 25 ottobre 2005


C'è qualcosa di folle nel meccanismo della privacy. Se io sto male e vengo improvvisamente ricoverato, mia moglie telefona disperata in diversi ospedali per sapere dove sono, ma nessuno glielo può dire. Altro caso: se ho urgentissimo bisogno di conoscere i risultati delle mie analisi, ma sono lontano dall ospedale dove le ho fatte, anche se lascio detto che li chiederò per telefono dando loro il numero del mio cellulare e indicando il giorno e l ora, non possono darmeli. Però, se io o mia moglie andiamo in quello stesso ospedale per fare delle analisi, ci fanno sedere in uno stanzone pieno di gente e una impiegata ci domanda ad alta voce, in modo che tutti sentano: «Come si chiama? Quando è stata operata? Quanti anni ha? Dove abita? Numero di telefono?». Inoltre mettono i risultati delle analisi in una busta su cui è scritto il mio nome e la data di nascita in modo che, uscendo, tutti possano vederli. Un professore d università che vuol avere il cognome degli allievi che frequentano il suo corso per conoscerli, per chiamarli per nome, per fare loro domande personalizzate, può sentirsi rispondere dai funzionari che hanno in mano l elenco che non può farlo: privacy. Tutti i pedagogisti sostengono che il migliore insegnamento si ottiene quando si instaura un dialogo approfondito fra maestro e allievo. Ma non tengono conto della privacy.

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