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November 12 2014
Nel dicembre 2004 il canale satellitare Rai Doc trasmise un programma di inedito spessore musicale e culturale, genialmente provocatorio fin dal titolo: Bitte, Keine Réclame (Per favore, niente pubblicità). Ideato e condotto da Franco Battiato, all'epoca fresco reduce dall'esordio nelle sale cinematografiche con Perduto amor, è rimasto a distanza di un decennio una sorta di abbagliante parentesi nel mondo della Tv nazionale (non fu mai replicato su alcuna delle tre reti Rai né commercializzato su supporti audio-video).
Ora un breve saggio curato dal giornalista e poeta Giuseppe Pollicelli, coregista con Mario Tani del film Temporary Road. (Una) Vita di Franco Battiato, raccoglie quattro delle interviste che Battiato condusse in prima persona nei lati "est" e "ovest" dello studio televisivo, i punti cardinali idealmente dedicati alla spiritualità e all'incontro fra le culture. Il silenzio e l'ascolto sintetizza fin dal titolo l'approccio dell'artista siciliano verso le straordinarie personalità cui si trovò di fronte, così come verso le grandi questioni dell'esistenza.
Raimon Panikkar, Alejandro Jodorowsky, Gabriele Mandel e Claudio Rocchi sono ricercatori spirituali antidogmatici, trasversali agli schieramenti. Il sincretismo, l'alchimia psicomagica, l'ebbrezza sufi, la meditazione tantrica rappresentano esperienze di rottura dei poli entro cui è ingabbiata l'umana visione delle cose. Un vicolo cieco intellettuale, come scrive Zygmunt Bauman nelle sue Conversazioni su Dio e sull'uomo, in cui si annida il germe della non autosufficienza del genere umano. Ma proprio nel "prestare ascolto" trova posto anche il germe della speranza.
La sacralità è una categoria della vita umana, dice il teologo cattolico di origine indospagnola Raimon Panikkar, uno dei maestri del nostro tempo: "Ma forse oggi essere religiosi significa soprattutto non essere settari". Con la benedizione di Manlio Sgalambro, seduto al lato sud dello studio televisivo e responsabile del settore "filosofia", Battiato portò per la prima volta in televisione questa rivoluzionaria simbiosi del pensiero, la via mistica alla liberazione dell'uomo attraverso la tolleranza, il dialogo e la pacifica coesistenza tra le civiltà.
Dietro le parole del sacerdote Panikkar pare di sentire infatti l'insegnamento del grande saggio indiano Jiddu Krishnamurti. Nessuna singola religione, tradizione o cultura può arrogarsi il diritto di rappresentare la gamma dell'esperienza umana: la verità è una terra senza sentieri. "Viva la vagina!" conclude allora Alejandro Jodorowsky, strappando una risata perfino al compitissimo intervistatore. "Per poter arrivare all'uomo spirituale dobbiamo conoscere ambedue i lati: la notte e il giorno." Il nulla e l'infinito, il materialismo e la trascendenza, l'estasi e la stasi, il paradiso e l'inferno, l'amore fisico e l'ascesi non sono che parti di una totalità da raggiungere attraverso la pratica quotidiana individuale.
Alla ricerca del terzo polo in grado di spezzare la coscienza dualistica ha dedicato parte della sua "seconda vita" Claudio Rocchi, ex musicista e cantautore recentemente scomparso, amico e collaboratore di Battiato fin dagli anni Settanta. Affascinante e intensa è la testimonianza dei suoi 15 anni di ortodossia induista-braminica, che impose una vita di castità in senso piuttosto estensivo. Il nostro sentimento predominante è la paura, spiega Rocchi. Ma quello che si teme è determinato dalla nostra dipendenza dal concetto di identità. Si teme sempre una separazione da qualcosa (io, gli altri non esisteremo più...). Attraverso la meditazione ci sono invece momenti che, per qualche benedetta circostanza, "ci aiutano a uscire dall'idea dello spazio e del tempo, che finalmente possiamo concepire uniti, indivisi".
"Se la coscienza è larga abbastanza, si è qui e adesso, punto e basta". Messaggi universali di speranza e pace che mi sento profondamente di condividere.
Franco Battiato
Il silenzio e l'ascolto
Castelvecchi
60 pp., 7,50 euro