Campioni con il mal di pancia

Campioni con il mal di pancia e con la valigia pronta sotto il letto. A gennaio, perché la finestra del calciomercato rappresenta l’ultima occasione di uscire da storie che si considerano chiuse, cercare alternative, rompere catene che trattengono. Storie che stanno animando le cronache invernali con un finale tutto da scrivere, perché non è scontato che ad ogni mal di pancia possa corrispondere alla fine un cambio di maglia.

È quello che faticosamente stanno spiegando i dirigenti dell’Inter al ribelle Davide Frattesi e al suo entourage. La storia è semplice da spiegare: il centrocampista gioca meno di quanto si aspettava, per Inzaghi è la riserva dell’intoccabile Barella, e quindi spinge per andare altrove. Piace alla Roma e anche a qualche altra big italiana, circostanza che non lascia indifferente Marotta la cui teoria è che se uno vuole andare va accompagnato alla porta, ma senza farsi un autogol. Tradotto: mai a una concorrente diretta per lo scudetto, mentre se fosse per la Roma o per una destinazione straniera Frattesi parte se porta un bel pacco di milioni da reinvestire immediatamente.

Anche perché il campione con il mal di pancia solitamente è anche un campione che in campo rende poco. Da oltre un mese, Frattesi gioca poco e male e all’Inter questa situazione non è sfuggita.

Altro giro e altra storia. Quella tra Kvitcha Kvaratskhelia e il Napoli è finita da tempo e si tratta soltanto di trovare il modo di sancire il divorzio. Parigi lo tenta con un contratto che De Laurentiis non può pareggiare ed è normale che rilanci fissando il prezzo a 90 milioni di euro (poco) trattabili. La certezza è che anche il georgiano da tempo non è più così centrale nel progetto tecnico partenopeo, circostanza che ha certamente spinto Antonio Conte a non fare le barricate come in estate per evitarne la partenza. Poi potrebbe arrivare Federico Chiesa, che a sua volta è lo scontento per eccellenza del Liverpool dopo esserlo stato alla Juventus. Mal di pancia che si intrecciano.

A Torino è ormai conclamato il malcontento di Dušan Vlahović, il cui contratto scade nel 2026 ed è fuori dalla portata delle nuove strategie del club bianconero. Di rinnovo non si parla più, Giuntoli lo piazzerebbe volentieri già a gennaio per puntare su un’alternativa e anticipare l’investimento estivo. La questione però è un’altra: avendo il coltello dalla parte del manico, cosa vorrà fare il serbo insieme al suo entourage? Sempre alla Continassa, lavori in corso per separarsi definitivamente da capitan Danilo, uno che ha rotto con Thiago Motta (e viceversa) e vorrebbe andare al Napoli dove però i bianconeri non lo vogliono spedire gratis.

Mal di pancia lo ha anche Marcus Rashford che viene offerto a tutte le big italiane ed europee. Non si vede più al Manchester United e piace enormemente al Milan che non può, però, coprire il suo stipendio da oltre 15 milioni di euro lordi a stagione. Lo schema è sempre lo stesso: il campione non vuole restare, il club cerca di venderlo, non si trova una soluzione e l’unica è che la società da cui parte metta mano al portafogli per pagare parte dello stipendio del campione depresso, sminandoci un sacco di soldi. Può non piacere, ma è così. Una delle leggi non scritte del calcio degli anni Duemila in cui i calciatori hanno tutto il potere e i dirigenti l’onere di pagare il conto alla fine.

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